"Il mio amore segreto: il Friuli…" intervista a Peppe Zarbo, popolare attore di “un posto al sole”
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- Pubblicato Venerdì, 08 Marzo 2013 09:43
- Scritto da Angela Caputo
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Pordenone - A Piancavallo, ridente località ai piedi delle dolomiti friulane, si possono fare incontri di tutti i tipi: a contatto diretto con la natura, con uno splendido paesaggio, che fa riflettere il cielo sulle spesse coltri di neve bianca e soffice, con i piccoli elementi della fauna, i loro timidi segni lasciati sul suolo tramite le zampine, e con Peppe Zarbo…
Eh sì, proprio lui: il popolare attore della soap opera televisiva “Un posto al sole”, una delle serie tv più longeve e amate dai telespettatori italiani, giunta alla sua 17ª stagione, il cui primo ciak risale al lontano 1996.
Entrato nel cast nel 1998, Peppe Zarbo ha riscosso, grazie al ruolo di Franco Boschi, un grande successo di pubblico al punto da essere nominato nel 2000 come l’attore più gradito nella "fiction" italiana secondo un Sondaggio Abacus.
E il successo di Peppe è stato più che meritato, oltre che frutto di un lavoro e studio sempre costante e di una gavetta non facile: siciliano d’origini (per la precisione agrigentino), lascia l’Isola per diplomarsi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e per iniziare una carriera suggellata di successi, dalle interpretazioni teatrali di Pirandello e Miller, recitando accanto a Michele Placido, al cinema diretto da Alessandro D’Alatri, Ugo Fabrizio Giordani e Giuseppe Tornatore, al piccolo schermo con ruoli in serie tv quali “Dio vede e provvede”, “La Piovra 9”, “Una donna per amico 2”, ecc., fino alla consacrazione con l’Oscar dei Giovani giunta nel 1999.
Un successo dopo l’altro, quindi, per Peppe, che per le sue vacanze invernali ha scelto il Friuli, precisamente Pordenone e Piancavallo, dove ha regalato autografi e foto ai fans che l’hanno riconosciuto. A noi ha concesso pure un’intervista “a sorpresa” che riportiamo di seguito.
Intanto sei Peppe o Franco?
“Sono Peppe, anche se ormai sono riconosciuto come Franco di ‘Un posto al sole’!”
Vieni spesso a trascorrere in Friuli le tue vacanze o i momenti di relax tra un set e l'altro? Da siciliano, sicuramente amante del mare, come spieghi la tua passione per la montagna?
Amo il mare ma non solo…. In genere amo la natura, il verde e la montagna. Mi piace molto venire in Friuli anche perché qui abitano alcuni parenti, che vado a trovare spesso per trascorrere qualche week-end insieme in montagna. Nonostante il mio impegno sul set di "Un posto al sole", quando posso, cerco di ritagliarmi qualche fuga dal caos cittadino per cercare un po’ di relax.
Cosa ti colpisce di più delle bellezze paesaggistiche del Friuli? E dal punto di vista culturale e artistico, quali sono le peculiarità di questa regione che ti hanno maggiormente incuriosito?
Non sembrerebbe ma il Friuli ha molte cose in comune con la Sicilia: è una terra di confine, a statuto speciale, una terra che incontra e accoglie i popoli. Ricca sia dal punto di vista paesaggistico che storico-culturale, ha degli ottimi vini e qui (posso confermare) si mangia benissimo! Mi sembra già un ottimo biglietto da visita, non ti pare?
Tra l’altro, la mia compagna Eva è per metà croata: da qui ci regaliamo in poche ore un viaggetto extra al mare da quelle parti. Inoltre, Trieste, Udine, Pordenone, Gorizia sono città ricche di storia e di bellezze architettoniche da visitare, come per esempio la Carnia, con una ricca cultura data da una terra abitata nei secoli da tanti popoli. Vale la pena di scappare dalla città per cercare in questa splendida terra un po’ di relax in compagnia delle persone che amo.
Teatro, cinema e fiction televisive: quali di queste tre esperienze ti ha dato maggiori soddisfazioni come attore?
Cerco da sempre di dare il massimo in tutto ciò che faccio. Nel lavoro questa mia caratteristica si accentua ancora di più: ho ancora tanto da dare come attore e mi piacerebbe poter pensare che le soddisfazioni maggiori me le prenderò più avanti, anche se, sinceramente, mi ritengo piuttosto soddisfatto del risultato raggiunto in questi anni in "Un Posto al Sole"...
Sei sul set della soap opera "Un posto al sole" dal 1998, hai mai pensato di "mollare" il personaggio che interpreti?
Si, c’è stato un momento in cui ero un po’ confuso riguardo il fatto di restare o meno ad "Un Posto al Sole", ma credo che sia fisiologico per un attore che interpreta da tanto tempo un personaggio avere un momento di stanchezza. In realtà, poi, mi sono reso conto che avevo solo voglia di costruire qualcos’altro di bello e personale per me. Questo mi ha fatto ritrovare la voglia di lavorare bene e di concentrarmi su ciò che facevo e che faccio ogni giorno sul set di "Un posto al sole"…
Hai infine qualche sogno nel cassetto che ancora non sei riuscito a realizzare per coronare definitivamente la tua carriera di attore?
Sì, ho voglia di interpretare ancora dei personaggi capaci di stimolarmi e sedurmi. Ci sono dei progetti a cui sto lavorando... Vedremo… E vedrete!".
Angela Caputo
Distrutta la Città della Scienza di Napoli. La solidarietà dei colleghi della Sissa di Trieste
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- Pubblicato Martedì, 05 Marzo 2013 11:02
- Scritto da Redazione fvgnotizie
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Trieste - "Svegliarsi con la rabbia, e il cuore un po’ a pezzi. Città della Scienza, il science centre napoletano (il più grande nel nostro Paese) non esiste più (non vi posto nemmeno il link al loro sito, il server è giù, probabilmente bruciato anch’esso). Raso al suolo, bruciato in una notte".
Così scrive oggi 5 marzo Federica Sgorbissa, direttrice di OggiScienza, magazine dedicato alla ricerca scientifica italiana e internazionale pubblicato dalla Sissa Medialab di Trieste.
"La città di Napoli - prosegue l'editoriale - ha perso un organo vitale delle sua vita culturale, per non parlare dei posti di lavoro andati in fumo. Noi di OggiScienza siamo sgomenti. CdS la conosciamo bene, conosciamo le persone che ci lavorano, con loro abbiamo collaborato, abbiamo ammirato la tenacia nel portare avanti un progetto comune importante, anche nei momenti di difficoltà, sono amici, colleghi".
Tre squadre di vigili del fuoco sono ancora al lavoro per ultimare le operazioni di spegnimento dell'incendio, che ha distrutto quattro dei sei padiglioni di Città della Scienza a Napoli, danneggiando in parte anche un quinto.
L'allarme era stato dato da un custode alle 21,40. La struttura, che ospita incubatori di imprese e un Museo della Scienza sul modello di quello di Parigi, era chiusa, come tutti i lunedì.
A bruciare sono stati gli ex capannoni industriali della Perfosfati-Fertilgest, risalenti ai primi del '900, e della vetreria LeFevre, del primo '800, monumenti di archeologia industriale recuperati e restaurati lasciando le alte capriate di legno e i vetri. A salvarsi solo il teatro delle nuvole e il complesso per i convegni sorto dall'altro lato della strada. Ad alimentare le fiamme, molto violente, soprattutto il legno, materiale impiegato per un restauro di ex capannoni industriali del primo Novecento.
La Procura ha aperto un fascicolo e la polizia scientifica sta eseguendo i primi rilievi. Al momento non si esclude nulla, né la pista dolosa né l'incendio accidentale. I 160 dipendenti della "Citta' della Scienza" erano in attesa di stipendio da 11 mesi.
"Noi qui a SISSA Medialab - scrive ancora Sgorbissa - il progetto CdS l’abbiamo seguito fin dalla nascita. Mentre il quartiere di Bagnoli moriva a causa della crisi degli stabilimenti siderurgici dell’Ilva (ex-italsider) la fondazione IDIS promuoveva il progetto fino a riuscire nell’impresa, restaurando i vecchi edifici (gioielli di archelolgia industriale) e dando loro nuova vita".
"Il contributo di CdS alla vitalità di una città afflitta da infiniti problemi era prezioso. Delle esposizioni storiche ricordiamo Futuro Remoto, la mostra intorno a cui CdS era nata. E poi l’Officina dei piccoli, grande spazio dedicato ai bambini, il Planetario e i tanti progetti dedicati per esempio al teatro. CdS era un luogo attivo, che si dava da fare con molti progetti a livello europeo e nonostante le difficoltà riusciva a sopravvivere, dando lavoro e svolgendo la propria opera culturale".
(l'editoriale di Federica Sgorbissa si può leggere in versione integrale su OggiScienza)
Le parole pensano: oggi più che mai. Lasciamole libere di pensare e di pesare
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- Pubblicato Mercoledì, 13 Febbraio 2013 17:08
- Scritto da Maria Zaffira Secchi
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Udine - Scorri on line i titoli dei giornali, dai un occhio ai blog più frequentati o a quelli che ritieni più credibili... con grande sforzo non prepari il passaporto e un progetto di vita all’estero.
14 milioni di persone vedono il festival di San Remo. Un comico – che potrebbe sostituire molti opinion leader ospiti qua e là - viene fischiato da quella che sembra essere stata una claque lì apposta per farlo.
L’amministratore delegato di Finmeccanica è stato arrestato: si osserva ora la borsa come reagirà, mentre l’India minaccia di cancellare l’ordine. Le banche in barba alla privacy renderanno noto al Fisco il valore dei nostri risparmi. Nel 2012 hanno chiuso 104.000 aziende. Un commercialista si nasconde 160.000 euro nella biancheria e cercare di varcare il confine.
Il Papa si è dimesso, dilagano quesiti politici, di salute, forse che il pensiero illuminista relativista sta intaccando la fede? Gli Uffizi chiudono perché il poco personale è tutto influenzato.
Il siparietto continua, tra ammonizioni che hanno il sapore dell’avvertimento violento "a San Remo non mi si tocchi il Papa" mentre solo qualche giorno prima, forse preparato copione da avanspettacolo, forse spontaneo geriatrico sussulto, ad una dipendente si fanno domande sul numero dei suoi orgasmi e le si guarda il deretano di fronte ad un pubblico divertito e ammiccante. La donna ride e forse cerca di sottrarsi. Alla ex ministra in una nota trasmissione arriva la battuta sessista di un attore nei panni di un politico e alla richiesta di scuse da parte della signora anche il conduttore nicchia per un po’ prima di fargliele.
Certo non è facile sottrarsi al desiderio di “prova un po’ anche tu a vedere come si sta da quella parte” tutto considerato ciò che riguarda la signora, ma la cosa è francamente triste, degradante, mortificante. E vergognosa.
Vergogna è parola, come tutte, che apre corridoi nella mente. In questo caso collegati alla struttura morale, all’etica dell’ambiente in cui viviamo, persino nel nostro pensarci genitori, figli, fratelli e sorelle, nei ruoli familiari e affettivi prima ancora che in quelli sociali.
La vergogna è un sentimento importante, presuppone la coscienza di avere infranto regole e codici appartenenti a tutta la comunità, di avere rotto un patto condiviso.
Non sappiamo ancora se è troppo tardi e se ci stiamo solo illudendo, ma ugalmente varrebbe la pena di ricominciare a riflettere sul valore delle parole e sull’uso che ne facciamo.
Può darsi che i corridoi si sgomberino, riportino chiari i passaggi impliciti che l’apprendimento del linguaggio ha concesso ad ognuno di noi.
Le parole pensano: lasciamole parlare.
Maria Zaffira Secchi - Udine
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