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Gio11212024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Oltre la crisi, creatività, bici, orto e aiuto tra familiari: ritratto degli italiani alla fine del 2012

Oltre la crisi, creatività e aiuto tra familiari: ritratto degli italiani alla fine del 2012

Roma - La crisi fa cambiare rapidamente le abitudini, e magari in meglio: è quanto rivela il 46esimo rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato a Roma il 7 dicembre.

In due anni 2,5 milioni di famiglie hanno venduto oro o preziosi, l'85% ha eliminato sprechi ed eccessi, il 73% va a caccia di offerte, il 62,8% ha ridotto gli spostamenti per risparmiare benzina, si vendono meno auto e c'è un boom delle biciclette: ne sono state vendute 3,5 milioni. Infine 2,7 milioni di italiani coltivano ortaggi sul terrazzo o nel giardinetto di casa per il consumo privato.

Di fronte all'assottigliamento dei servizi pubblici viene in soccorso la solidarietà familiare, con una spesa annua complessiva intorno ai 20 miliardi di euro nelle famiglie a favore di un proprio componente.

Secondo l'indagine, per gli italiani le cause principali della crisi economica sono politica e corruzione. Nella graduatoria delle cause della crisi più citate - si legge nel dossier -, il 43,1% degli italiani indica la crisi morale della politica e la corruzione, il 26,6% il debito pubblico legato a sprechi e clientele, il 26,4% l'evasione fiscale.

Solo al quinto posto di questa graduatoria del peggio, dal 18% circa, viene messa al bando la politica europea e l'euro, mentre i problemi delle banche italiane sono più citati anche rispetto alle speculazioni della famigerata finanza internazionale.

"La divaricazione si è fatta chiara - si legge nella sintesi del Rapporto annuale - le strategie istituzionali di rigore dei conti pubblici, di riduzione delle spese, di riforme settoriali, di razionalizzazione dell'apparato pubblico sempre meno trovano saldatura con le affannose strategie di sopravvivenza dei vari soggetti sociali. Si potrebbe dire due strategie da separati in casa".

Nell'ultimo anno i partecipanti a iniziative di protesta contro la politica hanno raggiunto il 4,1% della popolazione e fra i giovani la quota raggiunge il 13 per cento.

"Siamo sopravvissuti a dieci anni di crisi, dal 2001 ad oggi, con nessun intervento di governo che l'abbia significativamente contrastata - ha detto lo storico presidente del Censis, Giuseppe De Rita - Sopravvivremo verosimilmente anche ai probabili e/o improbabili governi del prossimo futuro. Viene spontanea la domanda: ma perchè dobbiamo sopportare governi in cui tutti vogliono governare, ma nessuno è d'aiuto al nostro stress di sopravvivenza? Forse è ora di trovare un modo di governare che si connetta ai processi reali, in una nuova sperimentazione di unità di governo e popolo".

Quelle scarpe vuote, simbolo delle tante violenze subite dalle donne

Quelle scarpe vuote, simbolo dei tanti tradimenti e delle violenze subite dalle donne

Un’installazione simbolica fatta con un centinaio di scarpe femminili appoggiate sul marciapiede.  Ognuna  simbolo di una storia finita male. Un segnale forte che Trieste, in via San Nicolò, attraverso l’iniziativa della Commissione Pari Opportunità del Comune, ha lanciato per dire basta alla violenza sulle donne.  

Quelle scarpe vuote, simbolo di una femminilità tradita, adagiate sul pavimento, circondate dal silenzio dei passanti, erano un monito, un invito a non dimenticare, un incoraggiamento a non cadere nella paura per chi oggi è vittima di soprusi “in nome dell’essere donna”. Una dramma fuori dal tempo che sa di medioevo più che di terzo millennio.

Una strage delle innocenti che presenta numeri da olocausto, in Italia, dove 3 milioni di donne hanno subito violenza, 120 sono le donne uccise nel 2011, 101 le donne uccise nel 2012 fino al 31 ottobre. 13.137 le donne che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza in Italia nel 2011; il 68% sono donne italiane (Di.re- Associazione Nazionale dei Centri Antiviolenza, 2011).

La soluzione? Parità, condanne severe per i colpevoli ma anche nuove leggi, rapide e adeguate a tutela del mondo femminile contro questa forma di violenza che presenta mille sfumature e non solo fisiche. La violenza cammina su sentieri oscuri e inimmaginabili difficili da capire ma va fermata senza aspettare altre vittime.

Ieri, domenica 25 novembre, si celebrava la giornata mondiale contro la violenza sulle donne e oggi cosa resta? Quante donne ancora dovranno morire, quante saranno solo carne da macello in nome di quello che un uomo chiama amore? L’emergenza di questo dramma non va dimenticato fuori dalle celebrazioni. Questo martirio che ieri riempiva le pagine dei social network, domani con il suo bagaglio di vigliaccheria si anniderà di nuovo nelle case, nelle famiglie, lungo le strade. Fino ad allora, per molte donne, l’uomo nero esisterà ancora. 

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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