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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Viene da Trieste il nuovo Elemosiniere di Sua Santità Benedetto XVI. Nostra intervista

Viene da Trieste il nuovo Elemosiniere di Sua Santità Benedetto XVI. Nostra intervista

Trieste - Mons. Guido Pozzo, triestino - 61 anni il 26 dicembre scorso - è stato recentemente ordinato arcivescovo, il 17 novembre 2012. Il prelato giuliano vanta un “cursus honorum” di tutto rispetto e ben rappresenta il Friuli Venezia Giulia nella Chiesa cattolica romana: da viceparroco della Chiesa di Santa Teresa in Trieste a membro della Congregazione per la Dottrina della Fede a Roma - guidata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger -, prelato d’onore di Sua Santità, docente alla Pontificia Università Lateranense, Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei e incaricato del dialogo dottrinale con la comunità fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre.

Dal 17 novembre 2012 ricopre la carica di arcivescovo titolare di Bagnoregio e di Elemosiniere di Sua Santità, entrando così a fare parte dei quattordici membri della Famiglia Pontificia, ossia coloro che sono a diretto e costante contatto con il Pontefice.
Raggiunto in Vaticano, Mons. Guido Pozzo ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.

Come è iniziato il suo rapporto di collaborazione con Benedetto XVI?

Il rapporto di collaborazione è iniziato nel 1987, quando fui assunto come Officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui Prefetto era appunto l’allora Cardinale J. Ratzinger, salito nel 2005 al Soglio Pontificio.

Quale tappa del suo curriculum ricorda con maggior soddisfazione?

Un particolare e profondo rilievo ha certo avuto il periodo di lavoro e di servizio ministeriale presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. Sono stati venticinque anni intensi, laboriosi e di immenso arricchimento spirituale, dottrinale e pastorale, soprattutto per la guida sapiente e dotta del Cardinale Ratzinger.

Come ha vissuto il passaggio da incarichi di natura teologica e dottrinale a una missione più “sociale” e diretta alla popolazione come quella di Elemosiniere Apostolico?

Dio è Amore eterno e Verità assoluta. Verità e Amore sono indissociabili nella visione cristiana. Una Verità senza Amore è arida; Amore senza Verità è cieco e diventa soltanto una caricatura dell’Amore vero. Sotto questo profilo fondamentale il passaggio tra un incarico di natura dottrinale ad uno di natura più operativa e caritativa è un passaggio all’interno di una unità più profonda, che arricchisce entrambi gli aspetti in atto. Si tratta di una complementarietà che favorisce l’integrità del servizio ministeriale del sacerdote e del Vescovo.

Forse non tutti sanno che l’elemosina del Papa può giungere direttamente ai cittadini. Come pensa di affrontare questo compito in un momento in cui un italiano su quattro è a rischio povertà?

L’attività principale dell’Elemosineria Apostolica è esercitare l’elemosina, o meglio, la carità a nome e per conto del Santo Padre. L’incombenza primaria è quindi quella di compiere quotidianamente e con discrezione tale esercizio.

Le domande disegnano un quadro abbastanza complesso e variegato delle povertà che purtroppo in questi ultimi tempi cominciano ad affliggere anche zone e categorie di persone che finora godevano di un certo benessere economico. Le indigenze e miserie raccontate riguardano però la persona nella sua totalità, e non solo sotto il profilo strettamente finanziario.

Le richieste di aiuto devono essere accompagnate da una attestazione dei Parroci e a loro, in quanto garanti, viene trasmesso l’aiuto economico da devolvere alle persone interessate. È importante infatti che il gesto generoso del Papa sia inserito e integrato nella solidarietà della Chiesa locale e della comunità cristiana parrocchiale. Le elargizioni sono di entità modesta, proprio perché si vuole estendere al maggior numero di persone il sostegno di aiuto.

I rapporti della Banca d’Italia dicono che la metà della ricchezza è posseduta dal 10% delle famiglie. Cosa pensa di questa distribuzione delle risorse?

La distribuzione delle risorse deve essere certamente ridisegnata, secondo criteri di equità e giustizia. Credo sia oggi particolarmente importante che lo Stato operi perché a tutti siano offerte le medesime opportunità di partenza, e nel medesimo tempo siano garantite le condizioni perché la libertà dei singoli possa sviluppare i propri talenti a vantaggio e a beneficio della società intera.

E della politica economica del governo Monti di quest’ultimo anno?

Nella mia veste di Elemosiniere non mi compete esprimere giudizi sulla politica economica concreta dei governi. Mi preme però richiamare la necessità che i principi di solidarietà, di sussidiarietà e della ricerca del bene comune siano sempre alla base normativa dei provvedimenti economici di un governo. Certo ci possono essere situazioni di emergenza, ma occorre comunque avere un disegno e un quadro complessivo strategico entro il quale inserire singoli provvedimenti. Etica ed economia debbono essere distinte, ma non possono separarsi e ignorarsi l’un l’altra. Come ha ricordato recentemente il Santo Padre, oggi c’è un capitalismo finanziario aggressivo e sregolato, che non può essere accettato in una strategia complessiva di progetto economico nazionale, europeo e financo mondiale.

Qual è l’iter per ottenere l’elemosina? Chi ha diritto a riceverla? Può fornirci qualche cifra al riguardo?

Le domande giungono sia da parte di singole persone che da nuclei familiari. La sollecitudine del Santo Padre verso i bisognosi tramite l’Elemosineria Apostolica ha raggiunto anche una cinquantina di associazioni e istituzioni caritative, che si occupano di alleviare le indigenze di diverse categorie di persone in difficoltà, come ad esempio rifugiati politici, carcerati, persone senza fissa dimora, studenti universitari stranieri, infermi ricoverati in ospedale, madri nubili, bimbi orfani o abbandonati.

Non si trascura inoltre una particolare attenzione per le comunità religiose claustrali femminili che si trovino prive di mezzi sufficienti di sostentamento. Nel 2011 le domande di aiuto sono state circa 7.000 e le elargizioni hanno raggiunto la cifra di circa 900.000 euri. Sempre l’anno scorso in Ufficio abbiamo concesso circa 120.000 diplomi su carta pergamena con la benedizione apostolica, mentre circa 108.000 sono stati i diplomi degli enti convenzionati sottoposti alla firma dell’Elemosiniere.

Dopo il caso del maggiordomo del Papa, è cambiato qualcosa nella vita quotidiana e nei rapporti personali in Vaticano?

Un caso, per quanto grave e doloroso, non può e non deve coinvolgere l’intera realtà e l’articolata vita che si svolge nella Città del Vaticano.

Da qualche tempo anche il Santo Padre è on line con un profilo su twitter. Esiste anche il sito rigorista “Pontifex” che si definisce “cattolico” e si ispira ai lefebvriani. Al proposito, cosa pensa del rapporto tra internet e religione?

Penso che nei nostri tempi, internet deve essere considerato uno strumento utile e opportuno per diffondere il messaggio religioso. Come tutti gli strumenti, essi possono essere orientati e utilizzati per il bene o per il male. Ciò non dipende dallo strumento in sé, ma dall’intelligenza e dalla volontà di chi lo usa. Perciò diventa ancora più urgente ed essenziale nel mondo dei mass media odierni l’opera di educazione e di formazione della coscienza morale e religiosa, per operare un sano discernimento critico di ciò che viene propagandato su internet e anche sugli altri mezzi della comunicazione sociale.

Nell’omelia tenuta recentemente a Trieste lei ha citato Giacomo Leopardi. Che importanza ha avuto la sua formazione scolastica e la cultura umanistica nella scelta che l’ha portata al sacerdozio? Ci sono discipline che sono state più congeniali alla sua vocazione?

Ha avuto un’importanza fondamentale. È proprio grazie alla cultura umanistica e filosofica che si è accesa in me la luce e l’aspirazione al sacerdozio. In filosofia Aristotele, san Tommaso e in genere la filosofia scolastica sono stati i riferimenti culturali per la mia formazione. Quanto all’arte e alla letteratura, i miei riferimenti sono stati, oltre alla Grecia classica (Omero) e a Roma (Cicerone), il nostro bellissimo Medioevo (Dante, san Tommaso, san Bonaventura) e il recupero cristiano dell’Ottocento (Manzoni) e Leopardi, per il senso dolcemente tragico dell’esistenza, contro ogni falsa ideologia progressista-illuminista della modernità agnostica e antireligiosa. Le discipline a me più consone sono state la filosofia, la storia, il greco e il latino e in genere le materie letterarie.

Il liceo classico che ha frequentato da allievo, il “Petrarca” di Trieste, compie cent’anni. In un momento critico per la scuola, per il lavoro e per il futuro della gioventù, che messaggio si sente di dare agli studenti?

Semplicemente l’invito e l’augurio di mantenere e vivificare la passione per la verità, per lo studio rigoroso, che richiede disciplina mentale e apertura della mente alla realtà nella sua integrità e totalità, evitando unilateralità e parzialità ideologiche.

L’esperienza liceale ha avuto riflessi sulla sua attività didattica nei licei triestini e nella Pontificia Università Gregoriana e Lateranense?

Come ho menzionato poc’anzi, l’esperienza e la educazione classica e umanistica liceale hanno costituito la base e la piattaforma essenziale per la successiva formazione universitaria nella Facoltà di Filosofia e di Teologia e, in particolare, per la mia attività di docente di religione al Liceo Oberdan di Trieste, negli otto anni trascorsi in Diocesi, dove non è mancato il confronto culturale e dialettico di alta qualità in un contesto pluralistico di posizioni intellettuali e teoretiche diverse.

Ha nostalgia di Trieste o di qualcosa in particolare di Trieste?

Trieste è la mia città natale e il luogo dove rimangono i miei ricordi degli affetti familiari e dove è fiorita la mia vocazione al sacerdozio. Trieste sono le mie radici, e le radici non sono qualcosa che appartiene soltanto al passato, ma, come per le piante, esse continuano a svolgere la loro funzione anche nella continuità degli anni, nel presente e nel futuro. Le radici non si possono staccare o cancellare, altrimenti tutta la pianta muore.

Così anche per me, non parlerei di nostalgia, ma nemmeno di mero ricordo sentimentale, bensì di radici tergestine che anche nella mia vita romana attuale (nel senso del servizio diretto alla Santa Sede), conservano il loro influsso e il loro significato, al di là della lontananza geografica e territoriale. Nel mio appartamento in Vaticano si trovano quadretti e immagini antiche della città di Trieste e così, anche in questo modo, la città continua a vivere con me e ad accompagnarmi nel mio cammino.

[Roberto Calogiuri]




 

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