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Gio11212024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Star bene

"Ti amo, ma mi annoio a letto", ed ecco che scatta il tradimento. I "fuoripista" corrono anche sul web

Una scappatella ogni tanto fa bene alla coppia? Difficile dirlo con certezza, certo che i tradimenti nei matrimoni sono sempre più frequenti. Ormai l’infedeltà dilaga ovunque, soprattutto grazie a molte distrazioni possibili e in particolare, grazie all’aiuto dei social network e fra questi,  Facebook è al primo posto.
Secondo i dati degli avvocati matrimonialisti italiani, il 55% dei mariti ha tradito almeno una volta, contro il 45% delle mogli. Il luogo con il più alto tasso di tradimento è rappresentato dal posto di lavoro, dove avviene il 60% dei tradimenti, fra queste il 70% sono scappatelle e il 30% relazioni sentimentali stabili.

Nel 50% dei casi le corna sono tollerate dal coniuge mentre l’età del traditore medio tra uomini e donne è di 44 anni. I più propensi a tradire sono i maschi di mezza età, catturati dalla sindrome di “Peter Pan”.  In molti casi, i social network come Facebook permettono agli utenti di inventarsi un personaggio o un ruolo diverso da quello reale, di giocare in definitiva,  diventando tutti abili seduttori e secondo le ultime statistiche,crescono anche le donne di una certa età a caccia di uomini più giovani.

Sul web sono numerosi i siti, dove darsi appuntamento anche fra chi è regolarmente coniugato ma cerca un partner per la scappatella. Su Facebook è possibile trovare un sito per i cosiddetti  traditori www.gleeden.com che già in Italia conta più di 90mila iscritti e uno su tre è rappresentato da donne. Nel sito possono registrarsi solo persone sposate che desiderano tradire il loro o la loro compagna e nel sito è disponibile un pulsante speciale che si chiama “stop” grazie al quale è possibile staccare la connessione con rapidità in caso di controlli familiari. Rimane l’imbarazzo della scelta fra le pagine dei social network  a disposizione dei   “navigatori fedifraghi ” fra queste ad esempio,  “Incontri extraconiugali”  ( che registra oltre 25 mila “mi piace”), “Tradisci” e “Scappatella”.

Spulciando le informazioni pubblicate si viene a scoprire che nel 50% dei casi, l’infedeltà viene scoperta  spiando il cellulare del partner, nel 20% curiosando nella posta elettronica e le amicizie  nei social network , più raramente anche se in rapido aumento, grazie alcuni strumenti elettronici che registrano le telefonate, telecamere microscopiche e cimici. Nel 10% la scoperta del tradimento avviene attraverso lettere anonime, spesso grazie all’aiuto di un investigatore o con l’ammissione della colpa da parte del traditore. Non mancano di questi tempi i tradimenti a sfondo omosessuale: il 7% per gli uomini che tradiscono con gli uomini e il 4% delle donne che tradiscono con le donne.

Di solito le donne tradiscono con i colleghi di lavoro, il maestro di ballo o di sci e il personal trainer, gli uomini invece preferiscono i “fuoripista” con conoscenti e le amiche delle proprie mogli. Secondo Incontri-ExtraConiugali.com, il sito specializzato in incontri extraconiugali, in Italia ogni tre minuti e mezzo finisce un matrimonio. Un record che porta l’Italia al primo posto in Europa per numero di separazioni e divorzi, seguita a ruota dalla Spagna con una rottura matrimoniale ogni quattro minuti e mezzo. "La durata media del matrimonio in Italia è di 15 anni, ma circa un divorzio su cinque si verifica proprio nelle coppie sposate da meno di 5 anni", sostengono gli analisti  di Incontri-ExtraConiugali.com.

La tendenza per l’Italia mette in evidenza una crescita costante del numero di divorzi e una diminuzione del numero dei matrimoni: secondo l’Istat tra il 1998 e il 2008 il numero dei divorzi e delle separazioni è aumentato di una volta e mezzo (+50%), passando da 96.247 a 138.516. “Amore mio, ti amo ma mi annoio a letto …” , secondo il parere di coloro che gestiscono i portali specializzati, la monotonia rappresenta la prima causa che porta all’evasione sentimentale. Infatti, secondo i dati statistici raccolti da Incontri-ExtraConiugali.com, il 58% delle persone sposate dice di annoiarsi a letto, ma il 98% dichiara anche di provare amore per sua moglie o per suo marito. Sembra un controsenso, ma la soluzione anti separazione sembra proprio una relazione extraconiugale in cui si vive – a sentire il commento degli utenti – una sessualità più trasgressiva e vivace a favore della stabilità della vita coniugale.  

 

 

Viene da Trieste il nuovo Elemosiniere di Sua Santità Benedetto XVI. Nostra intervista

Viene da Trieste il nuovo Elemosiniere di Sua Santità Benedetto XVI. Nostra intervista

Trieste - Mons. Guido Pozzo, triestino - 61 anni il 26 dicembre scorso - è stato recentemente ordinato arcivescovo, il 17 novembre 2012. Il prelato giuliano vanta un “cursus honorum” di tutto rispetto e ben rappresenta il Friuli Venezia Giulia nella Chiesa cattolica romana: da viceparroco della Chiesa di Santa Teresa in Trieste a membro della Congregazione per la Dottrina della Fede a Roma - guidata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger -, prelato d’onore di Sua Santità, docente alla Pontificia Università Lateranense, Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei e incaricato del dialogo dottrinale con la comunità fondata dall’arcivescovo Marcel Lefebvre.

Dal 17 novembre 2012 ricopre la carica di arcivescovo titolare di Bagnoregio e di Elemosiniere di Sua Santità, entrando così a fare parte dei quattordici membri della Famiglia Pontificia, ossia coloro che sono a diretto e costante contatto con il Pontefice.
Raggiunto in Vaticano, Mons. Guido Pozzo ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.

Come è iniziato il suo rapporto di collaborazione con Benedetto XVI?

Il rapporto di collaborazione è iniziato nel 1987, quando fui assunto come Officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui Prefetto era appunto l’allora Cardinale J. Ratzinger, salito nel 2005 al Soglio Pontificio.

Quale tappa del suo curriculum ricorda con maggior soddisfazione?

Un particolare e profondo rilievo ha certo avuto il periodo di lavoro e di servizio ministeriale presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. Sono stati venticinque anni intensi, laboriosi e di immenso arricchimento spirituale, dottrinale e pastorale, soprattutto per la guida sapiente e dotta del Cardinale Ratzinger.

Come ha vissuto il passaggio da incarichi di natura teologica e dottrinale a una missione più “sociale” e diretta alla popolazione come quella di Elemosiniere Apostolico?

Dio è Amore eterno e Verità assoluta. Verità e Amore sono indissociabili nella visione cristiana. Una Verità senza Amore è arida; Amore senza Verità è cieco e diventa soltanto una caricatura dell’Amore vero. Sotto questo profilo fondamentale il passaggio tra un incarico di natura dottrinale ad uno di natura più operativa e caritativa è un passaggio all’interno di una unità più profonda, che arricchisce entrambi gli aspetti in atto. Si tratta di una complementarietà che favorisce l’integrità del servizio ministeriale del sacerdote e del Vescovo.

Forse non tutti sanno che l’elemosina del Papa può giungere direttamente ai cittadini. Come pensa di affrontare questo compito in un momento in cui un italiano su quattro è a rischio povertà?

L’attività principale dell’Elemosineria Apostolica è esercitare l’elemosina, o meglio, la carità a nome e per conto del Santo Padre. L’incombenza primaria è quindi quella di compiere quotidianamente e con discrezione tale esercizio.

Le domande disegnano un quadro abbastanza complesso e variegato delle povertà che purtroppo in questi ultimi tempi cominciano ad affliggere anche zone e categorie di persone che finora godevano di un certo benessere economico. Le indigenze e miserie raccontate riguardano però la persona nella sua totalità, e non solo sotto il profilo strettamente finanziario.

Le richieste di aiuto devono essere accompagnate da una attestazione dei Parroci e a loro, in quanto garanti, viene trasmesso l’aiuto economico da devolvere alle persone interessate. È importante infatti che il gesto generoso del Papa sia inserito e integrato nella solidarietà della Chiesa locale e della comunità cristiana parrocchiale. Le elargizioni sono di entità modesta, proprio perché si vuole estendere al maggior numero di persone il sostegno di aiuto.

I rapporti della Banca d’Italia dicono che la metà della ricchezza è posseduta dal 10% delle famiglie. Cosa pensa di questa distribuzione delle risorse?

La distribuzione delle risorse deve essere certamente ridisegnata, secondo criteri di equità e giustizia. Credo sia oggi particolarmente importante che lo Stato operi perché a tutti siano offerte le medesime opportunità di partenza, e nel medesimo tempo siano garantite le condizioni perché la libertà dei singoli possa sviluppare i propri talenti a vantaggio e a beneficio della società intera.

E della politica economica del governo Monti di quest’ultimo anno?

Nella mia veste di Elemosiniere non mi compete esprimere giudizi sulla politica economica concreta dei governi. Mi preme però richiamare la necessità che i principi di solidarietà, di sussidiarietà e della ricerca del bene comune siano sempre alla base normativa dei provvedimenti economici di un governo. Certo ci possono essere situazioni di emergenza, ma occorre comunque avere un disegno e un quadro complessivo strategico entro il quale inserire singoli provvedimenti. Etica ed economia debbono essere distinte, ma non possono separarsi e ignorarsi l’un l’altra. Come ha ricordato recentemente il Santo Padre, oggi c’è un capitalismo finanziario aggressivo e sregolato, che non può essere accettato in una strategia complessiva di progetto economico nazionale, europeo e financo mondiale.

Qual è l’iter per ottenere l’elemosina? Chi ha diritto a riceverla? Può fornirci qualche cifra al riguardo?

Le domande giungono sia da parte di singole persone che da nuclei familiari. La sollecitudine del Santo Padre verso i bisognosi tramite l’Elemosineria Apostolica ha raggiunto anche una cinquantina di associazioni e istituzioni caritative, che si occupano di alleviare le indigenze di diverse categorie di persone in difficoltà, come ad esempio rifugiati politici, carcerati, persone senza fissa dimora, studenti universitari stranieri, infermi ricoverati in ospedale, madri nubili, bimbi orfani o abbandonati.

Non si trascura inoltre una particolare attenzione per le comunità religiose claustrali femminili che si trovino prive di mezzi sufficienti di sostentamento. Nel 2011 le domande di aiuto sono state circa 7.000 e le elargizioni hanno raggiunto la cifra di circa 900.000 euri. Sempre l’anno scorso in Ufficio abbiamo concesso circa 120.000 diplomi su carta pergamena con la benedizione apostolica, mentre circa 108.000 sono stati i diplomi degli enti convenzionati sottoposti alla firma dell’Elemosiniere.

Dopo il caso del maggiordomo del Papa, è cambiato qualcosa nella vita quotidiana e nei rapporti personali in Vaticano?

Un caso, per quanto grave e doloroso, non può e non deve coinvolgere l’intera realtà e l’articolata vita che si svolge nella Città del Vaticano.

Da qualche tempo anche il Santo Padre è on line con un profilo su twitter. Esiste anche il sito rigorista “Pontifex” che si definisce “cattolico” e si ispira ai lefebvriani. Al proposito, cosa pensa del rapporto tra internet e religione?

Penso che nei nostri tempi, internet deve essere considerato uno strumento utile e opportuno per diffondere il messaggio religioso. Come tutti gli strumenti, essi possono essere orientati e utilizzati per il bene o per il male. Ciò non dipende dallo strumento in sé, ma dall’intelligenza e dalla volontà di chi lo usa. Perciò diventa ancora più urgente ed essenziale nel mondo dei mass media odierni l’opera di educazione e di formazione della coscienza morale e religiosa, per operare un sano discernimento critico di ciò che viene propagandato su internet e anche sugli altri mezzi della comunicazione sociale.

Nell’omelia tenuta recentemente a Trieste lei ha citato Giacomo Leopardi. Che importanza ha avuto la sua formazione scolastica e la cultura umanistica nella scelta che l’ha portata al sacerdozio? Ci sono discipline che sono state più congeniali alla sua vocazione?

Ha avuto un’importanza fondamentale. È proprio grazie alla cultura umanistica e filosofica che si è accesa in me la luce e l’aspirazione al sacerdozio. In filosofia Aristotele, san Tommaso e in genere la filosofia scolastica sono stati i riferimenti culturali per la mia formazione. Quanto all’arte e alla letteratura, i miei riferimenti sono stati, oltre alla Grecia classica (Omero) e a Roma (Cicerone), il nostro bellissimo Medioevo (Dante, san Tommaso, san Bonaventura) e il recupero cristiano dell’Ottocento (Manzoni) e Leopardi, per il senso dolcemente tragico dell’esistenza, contro ogni falsa ideologia progressista-illuminista della modernità agnostica e antireligiosa. Le discipline a me più consone sono state la filosofia, la storia, il greco e il latino e in genere le materie letterarie.

Il liceo classico che ha frequentato da allievo, il “Petrarca” di Trieste, compie cent’anni. In un momento critico per la scuola, per il lavoro e per il futuro della gioventù, che messaggio si sente di dare agli studenti?

Semplicemente l’invito e l’augurio di mantenere e vivificare la passione per la verità, per lo studio rigoroso, che richiede disciplina mentale e apertura della mente alla realtà nella sua integrità e totalità, evitando unilateralità e parzialità ideologiche.

L’esperienza liceale ha avuto riflessi sulla sua attività didattica nei licei triestini e nella Pontificia Università Gregoriana e Lateranense?

Come ho menzionato poc’anzi, l’esperienza e la educazione classica e umanistica liceale hanno costituito la base e la piattaforma essenziale per la successiva formazione universitaria nella Facoltà di Filosofia e di Teologia e, in particolare, per la mia attività di docente di religione al Liceo Oberdan di Trieste, negli otto anni trascorsi in Diocesi, dove non è mancato il confronto culturale e dialettico di alta qualità in un contesto pluralistico di posizioni intellettuali e teoretiche diverse.

Ha nostalgia di Trieste o di qualcosa in particolare di Trieste?

Trieste è la mia città natale e il luogo dove rimangono i miei ricordi degli affetti familiari e dove è fiorita la mia vocazione al sacerdozio. Trieste sono le mie radici, e le radici non sono qualcosa che appartiene soltanto al passato, ma, come per le piante, esse continuano a svolgere la loro funzione anche nella continuità degli anni, nel presente e nel futuro. Le radici non si possono staccare o cancellare, altrimenti tutta la pianta muore.

Così anche per me, non parlerei di nostalgia, ma nemmeno di mero ricordo sentimentale, bensì di radici tergestine che anche nella mia vita romana attuale (nel senso del servizio diretto alla Santa Sede), conservano il loro influsso e il loro significato, al di là della lontananza geografica e territoriale. Nel mio appartamento in Vaticano si trovano quadretti e immagini antiche della città di Trieste e così, anche in questo modo, la città continua a vivere con me e ad accompagnarmi nel mio cammino.

[Roberto Calogiuri]




 

Una storia di ginnastica multietnica a Udine: intervista ad Alexandra Agiurgiuculese

Una storia di ginnastica multietnica a Udine: intervista ad Alexandra Agiurgiuculese

Udine - Ruotando su se stessa con tre passi lunghissimi di un “coupé” Alexandra fende in uno slancio rapidissimo lo spazio della pedana. Poi il suo corpo esile si staglia in una figura straordinaria, forse quella che meglio di ogni altro esprime lo spirito della ginnastica ritmica: una spaccata in volo dall’ampiezza impossibile con il busto flesso all’indietro, un corpo che si raccoglie in se stesso nel momento stesso in cui libera nello spazio un’energia che sembra senza fine. Il gran jeté en tournant con flessione del busto all’indietro, specialità di una ragazzina “udinese” molto speciale.

Voglia di essere se stessa e di aprirsi alla scoperta del mondo: questa è Alexandra Agiurgiuculese, 12 anni a gennaio, campionessa italiana allieve 2012 di ginnastica ritmica e nuova promessa dello sport giovanile in un paese che trova una delle sue risorse più importanti nella sua sempre più forte identità multietnica. Identità di cui il Friuli, storico crocevia di culture, sembra essere un laboratorio d’elezione.

È un vero scampolo di mitteleuropa quello che si ritaglia nella palestra di via Lodi a Udine, dove Alexandra si allena ogni giorno:  un’allenatrice slovena, Spela Dragas, instancabile viaggiatrice fra le pedane della ritmica europea e mondiale dove opera come quotatissima giudice internazionale, e una friulana, Magda Pigano (erede, a sua volta, della tradizione triestina della ritmica inaugurata da Mara Poso e Sabrina Martellos) sono al fianco della giovane grazia ottomana, capelli neri e pelle d’ambra, arrivata neppure due anni fa in Italia dalla Romania.

Insieme, in soli ventitré mesi hanno raccolto importanti successi: nelle gare internazionali per club come il Torneo FIG MTM Lubiana (2° posto),  il Torneo Vienna Schoenbrun (1° posto) e il prestigioso Torneo FIG Challenge Lubiana (3° posto) ma soprattutto in quelle nazionali dell’anno che sta volgendo al termine, in cui la piccola romena ha ottenuto la piena cittadinanza nella ginnastica italiana vincendo il titolo di categoria e trascinando le compagne di squadra dell’Associazione Sportiva Udinese nella promozione in serie A.

Dedizione, vitalità e coraggio: questi sono gli ingredienti del successo di Alexandra, una bambina che, come molte altre, sogna di arrivare un giorno sulle pedane delle Olimpiadi. Una ginnasta dotata non solo di potenzialità fisiche straordinarie, ma anche di un carattere solare che le permette di essere fiduciosa in se stessa e negli altri. Una bambina vitale che ha saputo, fino ad ora, trasformare quelli che potevano essere i limiti alla sua felicità (un piccolo difetto della schiena, l’abbandono del suo paese, la lontananza dalla sua famiglia) in occasioni di realizzazione personale e fare della ginnastica ritmica l’espressione di un’incontenibile energia.

Una ragazzina dalla volontà di ferro ma anche buona e generosa, che ha cercato e trovato l’affetto nelle persone che la vita le ha messo accanto, come le compagne di squadra ma soprattutto l’allenatrice Spela e la sua famiglia, che la ospitano nella loro casa durante la settimana in cui si allena lontano dai genitori, operai a Cordignano in provincia di Treviso. E senza volerlo, una piccola maestra di vita non solo per molti coetanei, ma anche per molti adulti spesso bloccati dalle incertezze del futuro sempre più insinuanti in questo periodo di crisi.

Della riuscita di questa “ricetta” esistenziale e sportiva ne abbiamo parlato con Alexandra al termine della festa di Natale con cui si è chiusa venerdì scorso la prima parte dell’anno sportivo della sezione ginnastica dell’A.S.U. 1875. Per niente intimidita né dalla circostanza inusuale dell’intervista né dal suo italiano non ancora perfetto, parla come un fiume in piena che travolge con la sua allegria e sua voglia di divertirsi.

Per l’Associazione Sportiva Udinese si presenti in pedana Alexandra Agiurgiuculese!
Per la precisione mi chiamo Agiurgiuculese Alexandra Ana Maria e sono nata a Iaşi, Romania, il 15 gennaio 2001. Ho due fratelli, Sebastian Costantin di otto anni e Andrea Magdalena di dieci. Ma…sono l’unica sportiva della mia famiglia! Ai miei fratelli piace cambiare hobby…

Sembra l’inizio di un’avventura…
Sono in Italia da appena due anni. Tutto è iniziato quando mio padre decise di provare a trasferirsi in Italia e cercare un lavoro qui. Io ero molto piccola, è successo circa otto anni fa. Poi tre anni fa è venuta in Italia anche mia madre. Per un anno io e i miei fratelli abbiamo visto e parlato con i miei genitori solo in chat al computer. Loro sentivano molto la nostra mancanza, così abbiamo deciso di raggiungerli in Italia. Siamo arrivati qui due anni fa.

Alexandra, quando hai conosciuto la ginnastica ritmica?
Avevo sei anni quando un medico mi disse che dovevo assolutamente praticare uno sport per mettere a posto la mia schiena, che non era propriamente… diritta. Allora la mia mamma si recò in una società sportiva della nostra città, Iasi, si fece dare un modulo di iscrizione ai corsi. Lì c’era un elenco di tutto gli sport che si potevano praticare, compresa la ginnastica ritmica. La mamma scelse proprio il corso di ritmica, anche se non conosceva questo sport.

Ed è stata una mamma fortunata!
Sì, perchè a me è piaciuto subito molto e dopo due settimane ero già…bravissima! E sono stata inserita subito nella squadra agonistica. E anche il dottore poco tempo dopo disse che la mia schiena era già migliorata. E quindi ho continuato…quando sono arrivata in Italia ho avuto la possibilità di continuare con la ritmica a Sacile, dove vivevano allora i miei genitori. Poi, per caso, presi parte a uno stage di qualche giorno a Udine. Qui ho conosciuto Spela e Magda, che sono adesso le mie allenatrici. Mi notarono subito, e mi dissero che a Udine potevo trovare le condizioni per allenarmi ad alto livello.
 
Oggi vedi delle differenze fra come ti allenavi in Romania e il lavoro che fai in Italia?
Sì, ma non è come pensa la gente, che crede che in Italia si lavori a ritmi più blandi. Le mie allenatrici in Romania non erano affatto più esigenti. Qui in Italia oltre all’aspetto tecnico c’è più attenzione per la cura dell’espressività e degli elementi artistici della ginnastica.

Ma la ritmica in Romania è più seguita che in Italia?
Non direi. Posso dire invece che nel club dove mi alleno adesso sono più in compagnia, la mia squadra infatti è numerosa. In Romania avevo meno compagne di squadra…

Cosa ti piace di questo sport?
Mi piace che si fa con la musica che ti permette di esprimere qualsiasi sentimento, anzi: qualsiasi desiderio. Poi mi piace molto il lavoro con gli attrezzi, specialmente con il nastro che permette con la sua lunghezza di creare molti disegni e di esprimere il carattere della musica. Mi piace anche il fatto che è un attrezzo difficile, perché a me piace realizzare cose difficili. E se non mi riescono subito, io provo e riprovo. Lo notano anche i miei amici, me lo dicono sempre. Io sono una che non molla mai. E alla fine… ci arrivo!

Quindi della ginnastica ti piace più l’aspetto musicale e artistico rispetto a quello che riguarda la scioltezza articolare. La gente associa spesso le ginnaste di ritmica alle contorsioniste…
La scioltezza articolare è la prima cosa che vedi di una ginnasta. È una bella cosa, ma il lavoro con la musica mi attrae di più.

Ascolti la musica anche quando non ti alleni?
Sì, ascolto qualsiasi genere di musica. Mi piace anche ascoltare quella che mi propongono le mie amiche. È un bel modo per stare insieme.

E Udine? È una bella città per fare ginnastica?
Sì, a Udine la ritmica è molto seguita, lo si vede anche quando la mia società organizza gare o manifestazioni: c’è sempre molta gente, è davvero bello.

Descrivi la giornata di Alexandra Agiurgiuculese quando non è in gara.
Da lunedì a sabato sveglia alle 7.15, a scuola dalle 8 alle 13, poi a casa per un boccone. Il pomeriggio allenamento dalle 14.30 alle 20-20.30. Mi alleno qualche ora in più delle mie compagne perché il prossimo anno dovrò affrontare gare molto importanti, come un nuovo campionato italiano di categoria.

È una vita molto impegnativa. Ti stanca?
Beh, alla sera vado a letto proprio volentieri. Talvolta mi sento stanca anche a scuola, e mi fa un po’ di invidia vedere che i miei compagni lo sono di meno.

Vorresti fare bene tutto…
Sì. Ma in palestra sto bene, ho sempre molte energie.

E a scuola? Qual è la tua materia preferita?
La geografia! Io sono così curiosa… mi piace conoscere sui libri gli spettacoli della natura e i paesi che non ho ancora visto… ma che magari visiterò viaggiando con la ginnastica!

Come passi il tuo tempo libero con gli amici?
Sempre in movimento! Con i ragazzi mi piace giocare a calcio… (ride) e con le ragazze a pallavolo. Qualche volta si sta a giocare al computer o con il cellulare… come fanno tutti.

Ma gran parte della giornata la passi con Spela, la tua allenatrice. Prima in palestra, poi a casa. Com’è vivere tanto tempo con una famiglia che non è la tua?
Voglio bene ai miei genitori, li sento vicini perché sono sempre stati dalla mia parte nelle scelte sulla ginnastica. Ma a casa di Spela sto bene, i suoi figli Marko e Tara sono miei amici, mi diverto a giocare con loro! Dopo il pranzo prima di andare ad allenamento giochiamo … a tennis! (ride ancora).

Mai stanca, eh? Ti riposerai almeno durante le vacanze di Natale?
Poco. Passerò il Natale con i miei genitori, subito dopo tornerò a Udine perché in gennaio ci sono le prime gare regionali. Ma sono contenta di passare almeno una parte delle feste con mamma e papà. Andremo a fare spese, spero anche che andremo a fare delle belle passeggiate. In movimento… sempre!

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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