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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Disegno di legge sulla diffamazione: a rischio il diritto di cronaca e quello all'informazione

Disegno di legge sulla diffamazione: a rischio il diritto di cronaca e quello all'informazione

Trieste - Ancora una trappola per i giornalisti, in particolare per le testate web e la piccola editoria indipendente. Lo denuncia il collega giornalista Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, presente il 16 ottobre a Trieste per partecipare alla conferenza "Newsroom, la stanza delle notizie", alle 11, presso il Consiglio Regionale in piazza Oberdan.

Scrive Giulietti su BlitzQuotidiano: "Che fine hanno fatto molti di coloro che, regnante Berlusconi, non perdevano occasione (peraltro l’ex cavaliere ne produceva quantità industriali), per urlare contro editti, censure, minacce di leggi bavaglio? Non si sono forse accorti che al Senato rischia di essere approvata una legge sulla diffamazione che potrebbe persino peggiorare il testo, per altro gravemente insufficiente, già approvato dalla Camera dei deputati?"

Il portavoce di Articolo 21 denuncia il fatto che pochi sono intervenuti per denunciare il provvedimento: "Eppure gli emendamenti, già presentati al testo base, e che hanno buone possibilità di essere approvati, sono tutti peggiorativi. Le multe restano tali da colpire a morte gli editori, soprattutto i più piccoli, e i cronisti. Le modalità di rettifica previste per blog e siti sono impraticabili".

"Nessuno sarà mai in grado di vigilare su commenti e forum - sottolinea Giulietti sul quotidiano online -  comunque sarebbe una modalità di controllo incompatibile con questa forma di comunicazione. Ancora più astrusa la previsione di far celebrare il processo non laddove è domiciliato  il sito “incriminato”, ma nel luogo di residenza del querelante, in modo tale da creare ulteriori complicazioni e costi, sempre a carico di chi cerca di fare informazione".

Beppe Giulietti rimarca inoltre che la norma non prevede deterrenti per le cosiddette “Querele temerarie”, ovvero querele che difficilmente potranno avere seguito penale ma che vengono utilizzate come "quotidiano strumento di intimidazione preventiva, teso a scoraggiare qualsiasi inchiesta non addomesticata su malaffare, corruzione, mafie di ogni natura e colore".

"L’insieme di queste e altre norme rende trasparente il disegno di comprimere ulteriormente il diritto di cronaca ed quello dei cittadini ad essere informati" commenta il giornalista.

Anche a Pordenone le "Sentinelle in piedi" per la libertà d'opinione sulle unioni gay

Anche a Pordenone le

Pordenone – Sabato 11 Ottobre a piazza Cavour circa 150 persone, legate al movimento delle “Sentinelle in piedi”, hanno protestato contro il ddl Scalfarotto. Una protesta composta, dove i partecipanti dalle ore 18 alle ore 19 hanno letto silenziosamente un libro.

Il ddl Scalfarotto vuole estendere la legge Mancino-Reale sulle discriminazioni etniche, razziali e religiose ad atti motivati da omofobia e transfobia.

Secondo le “sentinelle” se questa legge entrasse in vigore rischierebbe di punire i reati d’opinione, colpendo ogni persona che manifesterebbe la propria contrarietà ai matrimoni omosessuali.

“La nostra è un’iniziativa dai modi pacati in difesa della famiglia naturale, cellula insostituibile e essenziale per ogni essere umano" - ha detto Matteo Fantuz, portavoce delle sentinelle - “Non ce l’abbiamo con i gay e l’Arcigay con cui anzi mi piacerebbe avere un confronto sereno. Ciò che non ci piace è il disegno di legge Scalfarotto (che introduce il reato di omofobia, ndr) perché è un di più ideologico, la nostra Costituzione, infatti, copre già i reati contro gli omossessuali visto che sancisce la pari dignità dei cittadini, senza alcuna distinzione”. 

La protesta ha avuto momenti di tensione a causa di una contro-manifestazione non autorizzata, un gruppo di persone apparentemente non legate a nessuna sigla politica ha disturbato l’iniziativa delle sentinelle. I contestatori hanno esibito alcuni cartelli con scritto: “La maggior parte di queste persone non sa perché sta manifestando”; “Omofobi”; “Questi qua non capiscono nulla”.

La situazione non è degenerata grazie all’intervento della polizia che ha diviso con un cordone le due manifestazioni.  
La paura iniziale era che potesse capitare qualcosa di simile a Bologna, dove le sentinelle in piedi qualche giorno fa furono aggredite da decine di persone legate ai collettivi della sinistra radicale.

Promossa dalle categorie economiche di Pordenone fiaccolata a difesa della libertà religiosa

Promossa dalle categorie economiche di Pordenone fiaccolata a difesa della libertà religiosa

Pordenone - “Non siamo contro nessuno. Vogliamo solo il rispetto della vita umana. Le guerre devono finire perché uccidono esseri umani, soprattutto i cristiani”.

Questo il messaggio di Alberto Marchiori, presidente provinciale dell’Ascom Confcommercio, alla conferenza stampa svoltasi in Camera di commercio sulla fiaccolata silenziosa “A difesa della libertà religiosa” che si tiene venerdì 3 ottobre, alle 20, con il raduno del corteo in largo San Giorgio per poi raggiungere la loggia del municipio per gli interventi.
 
Un evento promosso dalle Categorie economiche provinciali (Confindustria, Coldiretti, Confartigianato, Confcooperative e Confcommercio) che unitariamente hanno chiesto il rispetto delle tradizioni, della cultura, delle libertà religiose e civili.

I rappresentanti delle categorie, presenti anche Silvano Pascolo, Virgilio Maiorano, Renato Puiatti, Cesare Bertoia) hanno ribadito come oggi il vivere civile si basi soprattutto sui rapporti umani e sulle relazioni di lavoro.

"Non possiamo restare indifferenti a quanto ci accade intorno - è stato detto - per questo la nostra fiaccolta, oltre ad essere silenziosa, intende coinvolgere tutta la società civile, quella società che condivide culture e valori etici".

Un appello è stato poi rivolto ai sindaci della provincia affinchè partecipino alla fiaccolata quali rappresentanti non solo delle istituzioni ma di tutti i cittadini.

Dal canto suo mons. Otello Quaia, arciprete concattedrale di San Marco, nel compiacersi dell’iniziativa che parte dalle categorie e quindi dalla società civile, ha ricordato come “la tolleranza non vuol dire sopportazione, ma rispetto della dignità delle persone. Se Pordenone oggi fa questa fiaccolata silenziosa, pienamente condivisa, lo fa a difesa dell’uomo”.

Per Bruno Zille, assessore alle attività produttive del comune capoluogo, la fiaccolata rappresenta una giusta riflessione in un momento in cui la libertà religiosa, il rispetto della vita umana e il dialogo fra etnie e civiltà diverse sono fortemente a rischio.

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