Consiglio di Stato accoglie il ricorso di Beppino Englaro: "i cittadini possono cambiare le cose"
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- Categoria: Uomini e diritti
- Pubblicato Lunedì, 08 Settembre 2014 15:44
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Udine - Il 3 settembre scorso il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Beppino Englaro, padre di Eluana Englaro, dichiarando illeggittimo il provvedimento con cui la Regione Lombardia aveva proibito a tutto il personale sanitario di interrompere l’alimentazione e l’idratazione artificiali che tenevano in vita Eluana.
Eluana Englaro, in seguito a un incidente stradale avvenuto il 18 gennaio 1992, aveva vissuto in stato vegetativo per 17 anni; moriva il 9 febbraio 2009, a Udine, presso la città di cura "La Quiete", dove era stata trasportata in seguito al divieto della Regione Lombardia.
La cessazione dell'alimentazione artificiale era stata autorizzata nel luglio 2008 dalla Corte d'Appello Civile di Milano.
"La vicenda di Eluana porta avanti delle libertà fondamentali del cittadino di fronte alle istituzioni. E questa sentenza chiarisce ulteriormente il senso della decisione della Cassazione, che viene chiarita dentro l’organizzazione sanitaria" ha detto Beppino Englaro all'indomani della sentenza.
"A dimostrazione del potere che ha il cittadino di portare avanti le proprie libertà fondamentali, allineate alla Costituzione, sostenuto da una magistratura che dimostra di non essere serva di alcun potere".
"Questa sentenza dimostra ancora una volta che c’è un prima e un dopo Eluana, e che sono i cittadini qualunque, come siamo tutti noi, ad avere la possibilità di cambiare veramente le cose dal basso, nel concreto".
“È una sentenza molto importante sul piano del diritto”, ha detto da parte sua l’avvocato Vittorio Angiolini, legale degli Englaro. “I magistrati stabiliscono che la Regione era tenuta a fornire le cure alla paziente Englaro e che il diritto di avere una cura comprende, in se stesso, il diritto di interromperla".
"Questo significa che Eluana avrebbe dovuto trovare questo tipo di assistenza, che poi trovò a Udine, anche in Lombardia, come anche il Tar aveva stabilito”.
Ora la Regione Lombardia potrebbe trovarsi a dover risarcire i danni alla famiglia Englaro.