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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Rai regionale a rischio chiusura. Incontro del Comitato di redazione con i parlamentari del FVG

Rai regionale a rischio chiusura. Incontro del Comitato di redazione con i parlamentari del FVG

Trieste - Il Comitato di redazione del Tgr Rai del Friuli Venezia Giulia riferisce sull'incontro avuto il 26 maggio con una folta rappresentanza di parlamentari eletti in FVG sul rischio di chiusura delle Sedi regionali Rai.

Per il Comitato di redazione esiste la minaccia concreta della "cancellazione dei nostri presidi informativi e culturali sui territori".

"Deputati e senatori, su invito del Comitato di redazione, sono stati accolti dai vertici della Sede e dai dirigenti dei diversi settori produttivi, dell'informazione e dei programmi, in lingua italiana e slovena".

Nel corso dell'incontro è stato spiegato che "Il decreto-legge numero 66 emanato dal Governo Renzi elimina l'obbligatorietà della presenza delle Sedi nelle regioni, una presenza nell'interesse delle comunità, com'è nella natura e nella missione del Servizio Pubblico".

"Se le nostre Sedi Rai venissero chiuse, è stato esposto ai parlamentari, verrebbe meno la puntuale informazione e la rappresentazione della realtà delle nostre città e dei nostri paesi. Parallelamente il Governo, col medesimo decreto-legge, chiede alla RAI il versamento di 150 milioni e "suggerisce" la vendita di quote di RAIWAY, la società controllata che gestisce la preziosa rete di trasmissione".

All'incontro hanno partecipato i parlamentari Blazina, Brandolin, Coppola, Fedriga, Gigli, Malisani, Pegorer, Pellegrino, Prodani, Rizzetto, Russo, Savino e Sonego. Tutti i parlamentari, appartenenti a tutti gli schieramenti, hanno manifestato disponibilità e attenzione al futuro del Servizio Pubblico in Italia.

Omicidio Alpi e Hrovatin: i servizi segreti sospettarono fin dall'inizio i trafficanti d'armi

Omicidio Alpi e Hrovatin: i servizi segreti sospettarono fin dall'inizio i trafficanti d'armi

Trieste - Il 20 marzo 1994 un commando somalo uccide a Mogadiscio la giornalista Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai in Somalia, e l’operatore televisivo triestino Miran Hrovatin. Erano nel corno d’Africa per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e la missione Onu “Restor Hope” lanciata dagli Usa con l’appoggio di numerose nazioni alleate compresa l’Italia, per porre fine alla guerra interna e ristabilire la legalità nello scenario somalo.

A 20 anni dall'omicidio, l'associazione Articolo 21 aveva chiesto, con una petizione, che fossero desecretati tutti i documenti sul duplice omicidio e comunque riguardanti i traffici di armi e rifiuti, raccogliendo in pochi giorni quasi 70mila firme.

L'appello è stato raccolto dal presidente della Camera Laura Boldrini e dal 21 maggio gli atti sono a disposizione del pubblico. L'agenzia Ansa in un ampio articolo racconta come dai documenti emerga che alla base del duplice omicidio ci sia l'inchiesta sul traffico di armi che i due giornalisti stavano seguendo sul posto.

"A mettere l'ipotesi nero su bianco è il Sisde, il servizio segreto interno - si legge sul sito dell'Agenzia Ansa. - Che in un'informativa riservata del maggio 1994 suggerisce anche i nomi di quattro possibili mandanti. Tutti somali. Non solo. Le fonti del Sisde puntano subito il dito contro la cooperativa italo-somala Somalfish, sui cui pescherecci sarebbero transitate le armi".

Rivela ancora l'Ansa: "Fatale, per i due reporter, sarebbe stato il viaggio al porto di Bossaso, dove sarebbero saliti a bordo della motonave "21 ottobre", vascello della Somalfish, e avrebbero documentato una partita d'armi marchiata CCCP".

"Ma non è tutto. Tra gli incartamenti desecretati cè' anche la nota del Sisde, sempre del 1994 e la cui esistenza è già emersa nel corso dei processi, in cui si indicavano come "mandanti o mediatori tra mandanti ed esecutori del duplice omicidio", il faccendiere Giancarlo Marocchino ed Ennio Sommavilla, un altro connazionale ben introdotto in Somalia".

A questo link è possibile consultare l'intero testo dell'articolo pubblicato dall'Ansa

"Pordenone SiCura" un ciclo di incontri pubblici rivolti alla cittadinanza sul tema del carcere

Pordenone - Il primo passo per cambiare l'istituzione carceraria è, prima ancora di cambiarla in concreto, rendere partecipe e consapevole la società esterna. Solo attraverso la conoscenza e un'opinione condivisa da parte della comunità intera, infatti, ogni azione e ogni sforzo possono trovare terreno fertile per portare frutti durevoli nel tempo.

È uno dei motivi che hanno spinto l'Associazione Carcere e Comunità di Pordenone a organizzare, dal 20 maggio al 24 giugno, un ciclo di incontri pubblici rivolti alla cittadinanza intitolato "Pordenone SiCura".

Un gioco di parole il cui obiettivo è proprio quello di sottolineare quanto la sicurezza e la giustizia  non si adempiono nel momento in cui i colpevoli finiscono "dentro", ma rappresentano il risultato di un percorso più complesso, che inizia proprio con l'ingresso negli istituti di pena di chi ha commesso un reato, ma la cui riuscita è legata a quanto queste persone abbiano l'opportunità di essere accompagnate in un cammino capace di rendere effettivo il loro futuro reinserimento nella società.

Un sentiero impraticabile se non c'è chi sia disposto a prendersi "cura", per l'appunto, della loro formazione e crescita personale. In questo contesto l'apertura di un nuovo penitenziario a San Vito al Tagliamento, dunque, non sarà un semplice fatto di cronaca da apprendere dai giornali: sarà un evento che avrà ripercussioni su tutta la comunità, che a questo punto è chiamata ad essere consapevole del nuovo passo che si appresta ad affrontare.

Da qui l'iniziativa del percorso di sensibilizzazione sui temi della giustizia e della riparazione proposto dall'associazione pordenonese, da anni impegnata a coadiuvare le istituzioni nell'attività di rieducazione e reinserimento sociale dei detenuti, nonché a fornire loro supporto materiale (dal denaro al vestiario, dalla cancelleria ai rapporti con parenti e avvocati, all'aiuto morale).

Con "Pordenone SiCura" si comincia martedì 20 maggio, alle ore 20.30, nella saletta incontri dell'ex convento S. Francesco di Pordenone. Qui Pierluigi Di Piazza del Centro di Accoglienza Balducci di Zugliano (Ud) interverrà sul tema “Come si vive in carcere, la logica delle pene, la legge Gozzini e le pene alternative, il dopo carcere”; seguirà, martedì 27 maggio (tutti gli incontri si terranno nello stesso luogo e alla stessa ora), la relazione di Michele Sforzina, psicologo al Servizio alcologia residenziale per l'Asl Medio Friuli. A lui il compito di esporre “La cultura generale circa la
punizione, la condanna e la sicurezza sociale. Che cosa cambiare?”.

E ancora: martedì 3 giugno la presidente della sezione penale del Tribunale di Pordenone, Licia Consuelo Marina, illustrerà i concetti di "Giustizia punitiva, riparativa e riconciliativa.

Per chi e come?”, mentre martedì 10 giugno fra Beppe Prioli, dell'associazione La Fraternità di Verona, parlerà di accoglienza nell'incontro “Accogliere e camminare insieme: detenuti, famiglie e volontari. Verso dove?”.

Chiuderanno il ciclo di incontri, rispettivamente il 17 e 24 giugno, Maria Luisa Pontelli, responsabile delle Case Betania (gruppo di appartamenti destinati all'accoglienza di uomini adulti in situazione di difficoltà) e Rita Bonore dell'Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna) di Udine con “La città, gli Enti locali ed i Servizi. Risorse per quali collaborazioni?" e Piergiorgio Rigolo, Sandro Castellari, Mario Sartor e Galiano Lenardon che presenteranno l'"Organizzazione della 'Casa di Accoglienza per ex detenuti'”.

Corinna Opara - Conferenza Regionale Volontariato Giustizia FVG

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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