Omicidio Alpi e Hrovatin: i servizi segreti sospettarono fin dall'inizio i trafficanti d'armi
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- Categoria: Uomini e diritti
- Pubblicato Sabato, 24 Maggio 2014 17:47
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Il 20 marzo 1994 un commando somalo uccide a Mogadiscio la giornalista Ilaria Alpi, inviata del Tg3 Rai in Somalia, e l’operatore televisivo triestino Miran Hrovatin. Erano nel corno d’Africa per seguire la guerra tra fazioni che stava insanguinando il Paese africano e la missione Onu “Restor Hope” lanciata dagli Usa con l’appoggio di numerose nazioni alleate compresa l’Italia, per porre fine alla guerra interna e ristabilire la legalità nello scenario somalo.
A 20 anni dall'omicidio, l'associazione Articolo 21 aveva chiesto, con una petizione, che fossero desecretati tutti i documenti sul duplice omicidio e comunque riguardanti i traffici di armi e rifiuti, raccogliendo in pochi giorni quasi 70mila firme.
L'appello è stato raccolto dal presidente della Camera Laura Boldrini e dal 21 maggio gli atti sono a disposizione del pubblico. L'agenzia Ansa in un ampio articolo racconta come dai documenti emerga che alla base del duplice omicidio ci sia l'inchiesta sul traffico di armi che i due giornalisti stavano seguendo sul posto.
"A mettere l'ipotesi nero su bianco è il Sisde, il servizio segreto interno - si legge sul sito dell'Agenzia Ansa. - Che in un'informativa riservata del maggio 1994 suggerisce anche i nomi di quattro possibili mandanti. Tutti somali. Non solo. Le fonti del Sisde puntano subito il dito contro la cooperativa italo-somala Somalfish, sui cui pescherecci sarebbero transitate le armi".
Rivela ancora l'Ansa: "Fatale, per i due reporter, sarebbe stato il viaggio al porto di Bossaso, dove sarebbero saliti a bordo della motonave "21 ottobre", vascello della Somalfish, e avrebbero documentato una partita d'armi marchiata CCCP".
"Ma non è tutto. Tra gli incartamenti desecretati cè' anche la nota del Sisde, sempre del 1994 e la cui esistenza è già emersa nel corso dei processi, in cui si indicavano come "mandanti o mediatori tra mandanti ed esecutori del duplice omicidio", il faccendiere Giancarlo Marocchino ed Ennio Sommavilla, un altro connazionale ben introdotto in Somalia".
A questo link è possibile consultare l'intero testo dell'articolo pubblicato dall'Ansa