La guerra per l'indipendenza slovena del 1991 raccontata da Aurelio Juri
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- Pubblicato Venerdì, 26 Settembre 2014 11:38
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TRIESTE - Aurelio Juri ex sindaco di Capodistria e premio Danilo Dolci 2007 per la sua attività di pace, racconterà i giorni della guerra per l'indipendenza slovena del 1991 sul Litorale mercoledì 1 ottobre alle ore 18 presso il caffè / libreria san Marco,
L'esperienza di Aurelio Juri, nel momento della sanguinosa transizione dalla Repubblica socialista Federativa di Jugoslavia alla Repubblica di Slovenia, è stata vissuta da un importante punto d'osservazione a noi vicino.
Aurelio Juri, nato a Pola nel 1949 da famiglia italiana, risiede a Capodistria dove ha ricoperto la carica di sindaco per otto anni, durante la transizione della Slovenia al sistema pluripartitico e la guerra di indipendenza. Si occupa di diritti umani, tutela delle minoranze, ambiente e pacifismo.
Qui il link al racconto di Aurelio Juri su quei giorni.
Giova ricordare che negli anni '89/'91 il Movimento per la pace era molto forte in Slovenia, ed aveva elaborato una proposta per la soluzione della crisi nella RSFJ, con la quale prevenire la guerra.
All'interno di questa proposta complessiva, la Slovenia avrebbe potuto divenire uno Stato smilitarizzato. Su questo punto, tutti i partiti nel Parlamento di Lubiana dell'epoca si dichiaravano d'accordo.
L'incontro è organizzato dal "Gruppo pace mediterraneo europa immigrazione" de "l'Altra Europa con Tsipras" di Trieste.
(In apertura: Aurelio Juri)
Richiedenti asilo manifestano sotto al Comune di Udine. Il sindaco: impossibile accoglierli
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- Pubblicato Mercoledì, 17 Settembre 2014 22:08
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Udine - Nessuno dei circa 30 richiedenti asilo provenienti dall’Afghanistan verrà accolto nelle strutture del Comune di Udine. Lo ha affermato il sindaco di Udine, Furio Honsell, che insieme con l’assessore comunale ai Diritti e all’Inclusione sociale, Antonella Nonino, ha seguito l’evolversi della situazione relativa alla protesta di alcuni profughi che mercoledì 17 settembre hanno manifestato sotto la sede della Municipio per chiedere aiuti.
“Si tratta di persone – ha comunicato il sindaco – con regolare certificato rilasciato dalla Questura di Udine che ha espletato le pratiche relative alla richiesta di asilo. Ottenuto quel foglio si sono prima dirette in stazione e, poi, qui in Comune per ottenere assistenza e ricovero. Purtroppo però – conclude il primo cittadino – le capacità ricettive messe a disposizione dal Governo sono già colme e non possono accogliere nessun altro. Vedremo ora, insieme con Prefettura e Questura, cosa possiamo fare”.
“Ho personalmente spiegato a tutti i profughi - ha proseguito Honsell - che è impossibile provvedere al loro accoglimento in quanto tutte le strutture messe a disposizione del Governo in città sono già sature. Allo stesso tempo ho raccomandato di far sapere a tutti quelli che si muovono nella catena dell’immigrazione, che attraversa una ventina di Paesi europei, di non considerare Udine come possibile punto di arrivo".
"Domattina (18 settembre) ci sarà comunque un incontro urgente in Prefettura per discutere della situazione. Nel frattempo l’ufficio stranieri del Comune, insieme con alcuni agenti della Polizia Locale, hanno provveduto a disperdere i profughi che si sono diretti verso la mensa dei Cappuccini per un pasto caldo”.
Della necessità di aprire un “confine nordest alla stessa stregua di Mare Nostrum” è l’assessore Antonella Nonino che si è anche personalmente interessata di attivare un presidio di natura sanitaria per intervenire anche sui minimi dubbi sullo stato di salute dei profughi, quattro dei quali il sindaco conferma siano stati portati al Pronto Soccorso dell’Ospedale per accertamenti.
“Grazie alla Croce Rossa che è stata subito chiamata – spiega Nonino – e di concerto con la Prefettura abbiamo provveduto a far visitare i profughi per fugare ogni dubbio sul loro stato di salute. Risolta l’emergenza – denuncia l’assessore – resta però il problema. O apriamo un corridoio umanitario – conclude –, oppure la norma sull'asilo politico va profondamente rivista. Disincentiviamo questo fenomeno perché a Udine non abbiamo possibilità di ospitarli”.
Consiglio di Stato accoglie il ricorso di Beppino Englaro: "i cittadini possono cambiare le cose"
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- Pubblicato Lunedì, 08 Settembre 2014 15:44
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Udine - Il 3 settembre scorso il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Beppino Englaro, padre di Eluana Englaro, dichiarando illeggittimo il provvedimento con cui la Regione Lombardia aveva proibito a tutto il personale sanitario di interrompere l’alimentazione e l’idratazione artificiali che tenevano in vita Eluana.
Eluana Englaro, in seguito a un incidente stradale avvenuto il 18 gennaio 1992, aveva vissuto in stato vegetativo per 17 anni; moriva il 9 febbraio 2009, a Udine, presso la città di cura "La Quiete", dove era stata trasportata in seguito al divieto della Regione Lombardia.
La cessazione dell'alimentazione artificiale era stata autorizzata nel luglio 2008 dalla Corte d'Appello Civile di Milano.
"La vicenda di Eluana porta avanti delle libertà fondamentali del cittadino di fronte alle istituzioni. E questa sentenza chiarisce ulteriormente il senso della decisione della Cassazione, che viene chiarita dentro l’organizzazione sanitaria" ha detto Beppino Englaro all'indomani della sentenza.
"A dimostrazione del potere che ha il cittadino di portare avanti le proprie libertà fondamentali, allineate alla Costituzione, sostenuto da una magistratura che dimostra di non essere serva di alcun potere".
"Questa sentenza dimostra ancora una volta che c’è un prima e un dopo Eluana, e che sono i cittadini qualunque, come siamo tutti noi, ad avere la possibilità di cambiare veramente le cose dal basso, nel concreto".
“È una sentenza molto importante sul piano del diritto”, ha detto da parte sua l’avvocato Vittorio Angiolini, legale degli Englaro. “I magistrati stabiliscono che la Regione era tenuta a fornire le cure alla paziente Englaro e che il diritto di avere una cura comprende, in se stesso, il diritto di interromperla".
"Questo significa che Eluana avrebbe dovuto trovare questo tipo di assistenza, che poi trovò a Udine, anche in Lombardia, come anche il Tar aveva stabilito”.
Ora la Regione Lombardia potrebbe trovarsi a dover risarcire i danni alla famiglia Englaro.
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