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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Richiesta della Regione al Governo per accelerare i tempi del processo per morti d'amianto

Richiesta della Regione al Governo per accelerare i tempi del processo per morti d'amianto

Gorizia - La presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani ha inviato il 16 febbraio una comunicazione al ministro della Giustizia Andrea Orlando per segnalare l'urgente necessità che venga integrata la pianta organica del Tribunale di Gorizia "che attualmente mostra larghi vuoti tra le file dei giudici e del personale amministrativo".

Una richiesta sottoposta direttamente al ministro della Giustizia nell'intento di far procedere nel suo iter il maxiprocesso per la morte causata da amianto di 81 ex operai dei Cantieri di Monfalcone, a seguito del quale il 15 ottobre del 2013 il giudice Matteo Trotta ha emesso 13 condanne per omicidio colposo.

"Non possono sfuggire i risvolti anche morali di una vicenda processuale che ha riconosciuto le ragioni di cittadini e associazioni che per anni si sono battuti pacificamente per affermare le ragioni dei lavoratori esposti all'amianto, dei quali probabilmente non si saprà mai quanti ne siano stati colpiti mortalmente", ha scritto Serracchiani a Orlando.

Ma purtroppo, all'esito della sentenza e dopo il trasferimento a Trieste del giudice Trotta, ha osservato la presidente, "si rimane ancora in attesa della scrittura e del deposito delle motivazioni: un'attesa che per tutti i soggetti coinvolti è sempre più penosa e che, profilandosi il rischio della prescrizione, va inevitabilmente a configurare una denegazione della giustizia".

Il ritardo della Giustizia sta dunque assumendo proporzioni "non più a lungo tollerabili", anche in ragione del valore simbolico che il caso giustamente assume presso l'opinione pubblica, ha indicato la presidente Serracchiani che, nel contempo, ha ricordato al ministro Orlando come sia ancora all'esame dei competenti uffici del Dicastero della Giustizia la bozza del Protocollo d'intesa tra lo stesso Ministero e la Regione, la cui sollecita sottoscrizione potrebbe permettere di attivare un bando per mettere a disposizione personale regionale presso il Tribunale di Gorizia.

Accoglienza dei profughi, il governo chiede al FVG 500 posti. Saranno distribuiti tra i comuni

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Palmanova - L'assessore regionale con delega all'Immigrazione del Friuli Venezia Giulia Gianni Torrenti ha incontrato martedì 10 febbraio a Palmanova il prefetto di Udine Provvidenza Delfina Raimondo ed una quarantina di sindaci del territorio sul tema dell'emergenza dei richiedenti asilo.

Per Torrenti la soluzione consiste nell'accoglienza diffusa, sull'intero territorio. "Il problema non si risolve facendo finta che non esiste", ha affermato Torrenti, spiegando che "è un dovere giuridico, oltre che morale ed etico, per il nostro Paese accogliere chi è in difficoltà; per cui l'alternativa consisterebbe nel lasciare alla Prefettura il compito di trovare gli spazi. E la Prefettura sarebbe costretta a individuarne di più ampi, facendo ricadere su singole comunità il peso di un maggior numero di persone".

Persone per lo più, come è stato ricordato, in fuga da zone di guerra e quindi spinte dalla necessità. In proposito l'assessore ha anche evidenziato come "la Regione metta a disposizione adeguate risorse per sviluppare iniziative di utilità sociale che, con idonea copertura assicurativa, permettano a queste persone di integrarsi, pur provvisoriamente, con la comunità che li ospita, imparando la nostra lingua o svolgendo qualche piccola attività lavorativa".

Da qui l'invito al "buon senso e alla solidarietà tra sindaci", considerato che l'accoglienza diffusa, con poche persone in diverse comunità, peraltro ospitate provvisoriamente con l'aiuto delle istituzioni e dell'associazionismo, non può rappresentare un motivo di preoccupazione.

Non ci sono problemi di ordine pubblico e di sicurezza, hanno messo in evidenza anche il questore di Udine Claudio Cracovia e il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Roberto Del Piano.

Complessivamente il Governo nazionale chiede al Friuli Venezia Giulia di accogliere, a rotazione e temporaneamente, circa 1.200-1.500 persone.

"Dopo un picco di quasi 1.800 al 21 gennaio, oggi - ha indicato Torrenti - sono poco più di 1.600. Di questi una buona metà ha già trovato ospitalità in adeguati progetti, assistiti da associazioni come Caritas, Croce Rossa, Nuovi Cittadini, Centro Balducci. Altre persone è opportuno che trovino una diversa sistemazione".

In sostanza in tutto il Friuli Venezia Giulia "cerchiamo una disponibilità di circa 500 posti, numeri assolutamente sostenibili", ha detto l'assessore regionale.

Per Torrenti si è trattato di un incontro positivo e concreto. "Era importante che i sindaci capissero che la presenza di queste persone non crea criticità, non ha nulla a che fare con il rischio di criminalità", ha detto, spiegando che grazie a questo incontro "si è stabilita una forma di dovere di solidarietà: solamente intervenendo in molti si possono indicare delle soluzioni che costano poco a tutti".
 

"Ponte di parole - Quindici anni di scrittura dal carcere di Udine": racconti, testimonianze, riflessioni

Udine - Chiudiamo gli occhi. Pensiamo alla parola "ponte". Quanti significati ci vengono in mente? Passaggio, collegamento, unione, una mano tesa. In questo caso si tratta di un corridoio rubato dall'intelletto per invitare a connettersi con un mondo oggi molto stereotipato ma ai più sconosciuto: quello del carcere.

Ecco allora fuoriuscire dalle inferriate un "Ponte di parole", che è il titolo del volume pubblicato a dicembre 2014 da Narrativa "Kappa vu" e curato dall'associazione "Icaro".

"Quindici anni di scrittura dal carcere di Udine" l'esplicativo sottotitolo che spalanca completamente le porte a questa realtà raccontata da chi l'ha vissuta giorno per giorno, in una situazione di sovraffollamento che però è pure di isolamento, dove il tempo si ferma e la lentezza regna sovrana, dove spesso si sconta una pena che invece di rieducare infantilizza.

Le voci e le mani che hanno realizzato queste storie hanno tastato la loro esperienza nella Casa circondariale di via Spalato a Udine. Gli elaborati sono stati pubblicati inizialmente sul periodico "Vite sospese", nato nel 1998 e curato, allora, solo dalla sezione femminile; successivamente su "La voce nel silenzio", avviato nel 2000 e coinvolgendo anche la sezione maschile.

Dal 2007 gli scritti si sono trasferiti sull'inserto del settimanale udinese "Il Nuovo" e, infine, dal 2012, su una rubrica mensile del quotidiano locale, ora sospesa. "Da ogni esperienza si può trarre un insegnamento, ogni esperienza aiuta a maturare e a migliorare", si legge tra le righe dell'introduzione. "Le nostre esperienze potrebbero anche essere di insegnamento ad altri perché non commettano i nostri stessi errori".

Ma nel libro non ci sono solo testimonianze: ci sono anche racconti, poesie, disegni, esercizi "di stile" dove scrivere diventa un'attività per ingannare il tempo, oppure riflessioni sul "mal di vivere" che attanaglia gli uomini da che mondo è mondo.

Un'interessante chiave di lettura per questo libro la offre, nella sua prefazione, Ornella Favero, direttrice di "Ristretti Orizzonti", la rivista realizzata nella Casa di reclusione di Padova: "Le narrazioni sono anche un modo significativo per (...) ridurre quella distanza tra il carcere e la società, che la 'grande' informazione contribuisce a creare, schiacciando la cronaca nera sul racconto dei reati e trasformando spesso gli autori di quei reati in 'mostri'.

Un modo rassicurante di far credere alla gente che esistono i 'totalmente buoni e gli assolutamente cattivi', e di far sentire noi, che viviamo nel mondo libero, tranquilli perché non saremo mai tra i cattivi".

Corinna Opara

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