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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Madre dell'assassino e vedova della vittima in un percorso di riconciliazione: testimonianza a Zugliano

Madre dell'assassino e vedova della vittima in un percorso di riconciliazione: testimonianza a Zugli

Zugliano (Ud) - Il messaggio proposto «in punta di piedi», nell'introduzione, da don Piergiorgio Rigolo, cappellano del carcere di Pordenone, è che «alle volte, nella vita, accadono situazioni che sembra impossibile diventino possibili», cosicché il loro manifestarsi provoca stupore, vibrazioni nell'animo, ma anche «una provocazione luminosa nella società».

È il caso della storia di Claudia Francardi e Irene Sisi: la prima è la vedova di Antonio Santarelli, appuntato dell'Arma dei Carabinieri, la seconda è la madre di Matteo, il giovane adolescente che nella Pasqua del 25 aprile 2011 ha colpito il marito di Claudia alla testa portandolo, dopo una lunga sofferenza, alla morte.

Le due donne hanno raccontato il loro percorso di riconciliazione - la "lezione dell'anima", come la chiamano loro -, nella serata di venerdì 6 marzo, al centro Giovanni Balducci di Zugliano (Ud). Un esempio di giustizia riconciliativa da cui Matteo, autore del gesto mortale, non è rimasto escluso: anche lui, attraverso la madre, ha intrapreso un percorso interiore nella comunità di don Antonio Mazzi a Milano, che l'ha portato oggi a iscriversi all'Università per diventare educatore in carcere.

A loro volta, le due donne hanno aperto l'associazione "AmiCainoAbele", nata per diffondere la cultura del perdono, della riconciliazione e della responsabilità (tra le attività anche incontri con gli studenti), affinché nessuno possa dire "A me non toccherà mai": perché quando accade, purtroppo, accade.

Inizia a parlare Claudia, che racconta la storia vista con gli occhi di moglie e madre di un bambino che aspettava il ritorno di un padre che non sarebbe mai tornato. Questa presa di coscienza fu il momento in cui Claudia, fino a quel momento sostenuta dalla speranza e dalla fede, crollò, lasciandosi prendere dalla depressione: «le giornate erano senza senso, non volevo più vedere Antonio, tante volte ho pensato di soffocarlo con un cuscino e poi di morire io», racconta, «l'unica ora d'aria della giornata era dalle undici di sera a mezzanotte, cioè quando dormivo», «il mio desiderio era solo sparire. Non stavo bene in nessun posto e non riuscivo nemmeno a fare le piccole cose di ogni giorno.

"Devi pensare a tuo figlio", mi dicevano, ma io non ero in grado; non lo chiamavo più, mi ero sovraccaricata del suo dolore, figlio di padre vivo e io moglie di marito morto». Nel frattempo Claudia incontra Irene, la madre di Matteo, e insieme, seppur in modo diverso, trovano la forza di trasformare il loro dolore. Durante le fasi del processo Claudia vede Matteo, percependo la morte del giovane senza speranza e instaurando con lui un rapporto di comprensione. Finché, nel 2012, la sentenza: ergastolo.

«Antonio era morto per lui (perché lavorava per aiutare i giovani che, come Matteo, cercavano lo sballo, ndr) e ora la società lo condannava a morire». Suo marito, dunque, era morto per niente. «Claudia stai tranquilla che questa pena me la merito», le aveva risposto Matteo di rimando. Poi la pena venne convertita in un percorso all'interno di una comunità.

«Ho cresciuto i miei figli da sola, credevo di avere una famiglia perfetta», racconta invece Irene, la mamma di Matteo, convinta che i divertimenti del giovane appartenessero alle solite ragazzate. «Non capivo che in quella musica si isolava, che i suoi silenzi erano la voce di un dolore che aveva dentro... O forse non volevo vedere, perché ne avevo paura io per prima». Lo capì dopo quel terribile 25 aprile: «quel giorno mio figlio era morto».

Da allora Irene cominciò a guardare dentro sé stessa, e decise che avrebbe accompagnato Matteo nel suo cammino di crescita e consapevolezza, raccontandogli dei suoi incontri con Claudia e della sua visita al marito. «Quello che ho imparato da questa esperienza - ha concluso Irene - è che c'è una seconda possibilità per tutti, anche per noi genitori. L'importante è mettersi in gioco con umiltà».

Corinna Opara
Conferenza Volontariato Giustizia - Fvg

Nozze gay: l'annullamento della trascrizione del matrimonio all'estero spetta al Tribunale

Nozze gay: l'annullamento della trascrizione del matrimonio all'estero spetta al Tribunale

Roma - L’annullamento delle trascrizioni delle nozze gay celebrate all’estero può essere fatto solo da un Tribunale. A deciderlo, il 9 marzo, è il Tar del Lazio che ha accolto il ricorso di alcune coppie contro l’annullamento che era stato disposto dal prefetto di Roma Alfonso Pecoraro, su richiesta del ministro degli Interni Angelino Alfano.

Il sindaco Ignazio Marino aveva trascritto il 18 ottobre 2014 nell’elenco delle Unioni Civili i matrimoni celebrati in Paesi stranieri da parte di 16 coppie omosessuali italiane o miste. La decisione aveva scatenato la reazione del ministro che aveva mandato una circolare ai Prefetti, subito accolta da Pecoraro. Ora però il Tar del Lazio ha dato ragione a quelle coppie che avevano fatto ricorso.

Le prime trascrizioni nei registri comunali erano avvenute a partire dallo scorso anno, quando l'11 giugno Giuseppe Chigiotti e Stefano Bucci avevano presentato all'ufficiale di stato civile di Grosseto un'istanza, approvata, per procedere alla trascrizione del matrimonio civile contratto a New York nel registro degli atti di matrimonio del Comune.

Erano quindi seguite altre iscrizioni, a Napoli, Bologna e Udine. Qui il sindaco Furio Honsell aveva ricevuto la lettera dal prefetto cittadino, Provvidenza Delfina Raimondo, con cui si annullava il matrimonio tra l'udinese Adele Palmeri e Ingrid Owen, avvenuto in Sudafrica nel 2010 e registrato negli atti comunali il 30 settembre 2014.

Nulla da fare per la coppia, che si era vista cancellare l’atto dai registri per ordine della Prefettura con una modalità che lo stesso sindaco aveva definito “una novità che non ha precedenti in Italia”, visto che gli annullamenti fino a tale data erano stati ordinati solo dai Tribunali. “Si tratta infatti di casi giuridicamente molto complessi e che richiedono quindi un’attenta analisi” aveva affermato Honsell.

Il Tribunale amministrativo del Lazio da parte sua ha precisato che "l'annullamento di trascrizioni di matrimoni di questo genere celebrati all'estero, può essere disposto solo dall'Autorità giudiziaria ordinaria". Il Ministero dell'Interno e le Prefetture, quindi, "non hanno il potere di intervenire direttamente, annullando le trascrizioni".  

I giudici d'altro canto sottolineano che attualmente "non è consentito celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso". Ciò significa, di conseguenza, che tali tipologie di matrimoni "non sono trascrivibili nei Registri di stato civile".

In merito alla pronuncia del Tar, il ministero dell'Interno fa sapere di aver sempre coerentemente garantito il quadro normativo attuale in materia di stato civile che non consente di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, né di trascrivere quelli celebrati all'estero.

Le notizie sulla pronuncia del Tar Lazio, secondo il ministero, confermano tale principio, così come recentemente anche la sentenza della Corte di Cassazione del febbraio 2015. Le restanti questioni esaminate dal Tar Lazio, aggiunge il ministero, saranno oggetto di successivo approfondimento nelle sedi giudiziarie competenti.

Testamento biologico: approvata la legge che regola l'accesso al registro regionale

Testamento biologico: approvata la legge che regola l'accesso al registro regionale

Trieste - La legge sull'accesso al registro regionale delle dichiarazioni anticipate di trattamento sanitario (Dat) è stata approvata con 30 voti favorevoli, 2 astensioni e 3 voti contrari.

Il consigliere Edera (Citt) aveva annunciato il suo voto di astensione per perplessità personali in fatto di Dat; anche il relatore Barillari (Misto) ha motivato il voto di astensione come bilanciamento tra la contrarietà per la parte inerente le Dat e la condivisione della parte relativa alla promozione della donazione degli organi e dei tessuti.

Scelta che l'altro relatore di minoranza Marini (FI) non si è sentito di condividere pur dichiarandosi favorevole alla parte relativa la promozione della donazione, proprio per la netta contrarietà all'impronta ideologica data alla Dat: Marini ha inoltre ribadito che il suo voto convintamente contrario è personale e non vincolante per il Gruppo di FI.

A votare no è stato anche il consigliere di NCD Cargnelutti diversamente dal collega Colautti, favorevole. E così pure voto negativo da Dipiazza (AR) mentre in precedenza il capogruppo Tondo aveva annunciato che non avrebbe partecipato alla votazione.

Sì per AR da Santarossa che ha dichiarato la condivisione sia per la parte relativa alla donazione di organi e tessuti che per l'impostazione della Dat perchè non entra nel merito delle scelte dei cittadini, ma che ha sottolineato la libertà di voto del Gruppo. Così a votare sì è stato anche Sibau.

Per il M5Stelle, che aveva sottoscritto la proposta, l'annuncio del voto a favore è stato dato da Eleonora Frattolin che ha ricordato la petizione abbinata. Petizione firmata da oltre 5.000 cittadini da cui ha preso la spinta la legge, ha ricordato a sua volta Pustetto annunciando il voto favorevole di SEL e sottolineando che una volta tanto la politica risponde alle istanze della gente.

Dichiarazione di voto favorevole anche da Cremaschi (Pd), che ha sottolineato come la legge si situi in un vuoto giuridico. Al voto, si sono aggiunte le adesioni favorevoli anche dei Cittadini Paviotti e Gregoris.

Prima della votazione, che ha quindi evaso anche la petizione, l'Aula ha visto accogliere dalla Giunta anche un collegato ordine del giorno a firma Santarossa (AR), Pustetto (SEL), Cremaschi (Pd) e Barillari (Misto), con cui si impegna la Giunta regionale a sollecitare i Comuni del Friuli Venezia Giulia a collaborare con il ministero della Salute affinché negli uffici anagrafe sia attuato il progetto "Una scelta in Comune", che vede coinvolto anche il Centro nazionale trapianti. In questo modo si offrirà ai cittadini un'opportunità in più di esprimere la propria volontà in merito alla donazione degli organi e dei tessuti.

Il testo di legge ha visto nel corso dell'esame dei 9 articoli l'accoglimento di alcuni emendamenti, anche di precisazione, sia di Pustetto che a firma Barillari e Santarossa. Fra queste, una riguarda l'eliminazione, all'articolo 1, a firma Pustetto, della parte riguardante la deontologia medica.

Di Barillari l'emendamento che sullo stesso articolo precisa che la legge vuole regolamentare in modo omogeneo su tutto il territorio regionale la raccolta delle Dat, fermo restando un successivo adeguamento a seconda di quelle che saranno le disposizioni previste dalla norma statale.

Ricordiamo che la dichiarazione anticipata di trattamento (detta anche testamento biologico) è l'espressione della volontà da parte della persona, fornita in condizioni di lucidità mentale, in merito alle terapie che intende o non intende accettare nell'eventualità in cui dovesse trovarsi nella condizione di incapacità di esprimere il proprio diritto di acconsentire o non acconsentire alle cure proposte (consenso informato) per malattie o lesioni traumatiche cerebrali irreversibili o invalidanti, malattie che costringano a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali. Riguarda inoltre la donazione degli organi.

Chi siamo

Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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