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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Presentata a Pordenone SHAW, un'App per la sicurezza delle donne ideata dal Soroptimist Club

Presentata a Pordenone SHAW, un'App per la sicurezza delle donne ideata dal Soroptimist Club

Pordenone - In una giornata tristissima per la città, che piange Touria, 30 anni e la figlia Hiba, 6 anni, barbaramente assassinate dall’uomo che era per loro marito e padre, il Soroptimist Club di Pordenone ha presentato oggi in municipio Shaw, la nuova App per la sicurezza delle donne.

Un appuntamento programmato da tempo, che ha assunto un significato ancor più profondo e che si è tenuto in un clima di profonda partecipazione e commozione, a fronte dell’ennesimo caso di violenza estrema sulle donne.

Un servizio utile, efficace e scaricabile gratuitamente questa nuova App (App Store e Google play), strutturato per essere di aiuto alle vittime di violenza.

La presidente del Soroptimist club di Pordenone, Ilaria Raffin, ha ricordato che il progetto è stato portato avanti da un gruppo di donne determinate e coese che si impegnano anche con l’aiuto delle istituzioni, club service, comitati femminili, pari opportunità con l’obiettivo di raggiungere il maggior numero possibile di donne.

Qui la videointervista alla presidente Raffin:



La vicepresidente nazionale Marinella Coppola, ideatrice del progetto, ha ricordato finalità e funzionalità di "S.H.A.W."  acronimo di Soroptimist Help Application Women, App innovativa che consente di scaricare su cellulare smartphone una serie di dati, informazioni, numeri di telefono e indirizzi utili per donne in difficoltà, in tutt’Italia.

Maria De Stefano, presidente di Voce Donna Onlus, associazione che oltre alla sede  di Pordenone ha aperto sportelli a Maniago e Sacile, ha ricordato la drammaticità del fenomeno, che non ha distinzioni di  classe, cultura, età e l’impegno costante e crescente, 24 ore su 24, di operatori e volontari.

Hanno poi preso la parola i rappresentanti delle istituzioni, in primis il sindaco Claudio Pedrotti, che ha garantito la massima disponibilità del Comune (e in tempo reale sul sito  del Comune era già stata scaricata l’App), confermando anche l’impegno per contribuire al cambio culturale che deve intervenire se vogliamo sconfiggere il problema.

L’invito alla collaborazione è stato un punto costante che ha trovato il massimo consenso da parte di  Comitati pari opportunità di Comune e Provincia, della consigliera provinciale Chiara Cristini, che ha auspicato la divulgazione dell'App nel mondo del lavoro e della consigliera regionale Chiara Dagian, intervenuta a nome della presidente Debora Serracchiani, sottolineando la modernità di uno strumento che può aiutare soprattutto i ragazzi a capire che la violenza non è normalità.

La App, scaricabile gratuitamente dal sito www.appshaw.it e dai principali market (App Store e Google Play) è ideata e realizzata dal Soroptimist Club International per la sicurezza delle donne ma anche per rispondere alla richiesta di informazioni e strumenti efficaci per la prevenzione della violenza.

La cura del vampiro per diventare centenari. Ecco perché Trieste è la città dei record

La
TRIESTE - Se oggi qualcuno affermasse di aver scoperto la fonte dell'eterna giovinezza, si potrebbe pensare che essa consista in un magico siero anti age o in una speciale crema in grado di eliminare i segni della vecchiaia. Ma nelle leggende classiche, la fonte dell'eterna giovinezza era semplicemente una sorgente la cui acqua guariva dalle malattie e ringiovaniva chiunque la bevesse.
 
Anche se non è ancora stata trovata, di argomenti ad essa affini si è parlato durante la conferenza - compresa nel ciclo di incontri di ''Science and the city'' organizzati dall'ICGEB di Trieste - che si è tenuta nella giornata di mercoledì 8 aprile, presso il museo Revoltella in via Diaz 27 a Trieste.
 
Tra i relatori invitati all'incontro ''La fonte dell'eterna giovinezza: mentre la vita si allunga, è possibile rimanere per sempre giovani?'', moderato da Alberto Bollis, vi erano Francesco Loffredo, cardiologo e ricercatore italiano, e Gabriella Marcon, professoressa di neurologia all'università di Udine.
 
ll primo a prendere la parola è stato il dottor Loffredo, il quale ha spiegato che l'invecchiamento sta facendo comparire progressivamente delle patologie nuove, debilitanti poichè non sottoposte ad una pressione evolutiva, le quali colpiscono in particolare il sistema immunitario, muscolare e cardiaco.
 
Le sue ricerche si propongono di incrementare non solo la lunghezza della vita, ma anche la qualità. Difatti, portando ad esempio il fatto che con l'invecchiamento vi è un ispessimento ed un irrigidimento delle pareti cardiache, causa dello scompenso cardiaco, ha chiarito che l'obiettivo dei suoi studi consiste nel trovare dei fattori per far ringiovanire il cuore.
 
E dove si è andati a cercarli? Nel sangue, proprio quell'elemento che affascinava già nell'antica Grecia e ha continuato ad essere considerato portatore di aspetti positivi anche nel 1600. In quell'epoca, infatti, si pensava che se si fosse effettuata una trasfusione di sangue da un cane coraggioso ad uno pauroso, questo sarebbe diventato coraggioso a sua volta.
 
Ed è forse basandosi su un concetto elementare come questo, che gli studi moderni hanno potuto scoprire come il sangue giovane abbia un effetto ringiovanente su quello anziano. Facendo affluire sangue giovane ad un cuore anziano, si è osservato infatti che questo aveva ridotto le proprie dimensioni, assumendone di simili a quelle di un cuore giovane.
 
Inoltre, è stato scoperto che la proteina GF11 - simile alla miostatina, che può regolare le dimensioni del muscolo scheletrico - mostra gli stessi effetti di una trasfusione di sangue. Dunque, il sangue giovane e la proteina GF11, oltre a possedere un effetto ringiovanente, migliorano anche l'olfatto e la memoria.
 
Dopo alcuni esperimenti effettuati su topi anziani, che hanno dato risultati positivi nei vari campi considerati, si è dato il via ad un trial clinico chiamato ''la cura del vampiro'' - proprio per questo caratteristico uso del sangue -sottoponendo pazienti affetti da Alzheimer alla trasfusione di sangue giovane.
 
Ovviamente, questa scoperta del dottor Loffredo, per cui è possibile che il sangue di un anziano ringiovanisca, ha ffatto il giro di tutto il mondo.Dopo la conclusione del suo intervento, é scesa in campo la professoressa Marcon, la quale, oltre che ad insegnare, si occupa dello studio delle patologie neurodegenerative associate a demenza nell'anziano. In particolare, dal 2013 opera presso l'Azienda Sanitaria n.1 Triestina, coordinando un progetto - il CAT - sugli individui centenari nella città di Trieste per identificare possibili marcatori legati ''all'invecchiamento di successo''.
 
Ha spiegato che le sue ricerche sui centenari consistono in due tipi di studi: uno riguardante grandi corti di popolazioni su ampie zone geografiche, e uno più di nicchia in zone isolate. E proprio durante questi suoi studi, ha scoperto che Trieste risulta essere, per la ristretta area geografica e l'ottima assistenza sanitaria, una delle città ideali dove gli anziani possono raggiungere e superare i cent'anni. Difatti, nel 2013 si contavano 149 centenari - circa 7 per 100mila abitanti - solo nel capoluogo del Friui Venezia Giulia.
 
Quindi ha raccontato che vi sono due campioni di popolazioni sottoposti ai suoi studi: gli ''young elderly'', che hanno un'età compresa tra i 65 e gli 85 anni, e gli ''oldest old'', che hanno più di 90 anni. Le ricerche effettuate su questi due gruppi hanno dato risultati discordanti, però si è osservato che un elemento comune esiste, ossia che l'unico fattore di rischio per il deterioramento cognitivo è l'età. Ha spiegato poi che la vecchiaia colpisce tutti gli organi e i tessuti, tra cui il cervello. Si è perciò focalizzata sul morbo di Alzheimer, che è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante che esordisce solitamente dai 65 anni in poi, e sulle cause che lo scatenano. Esso, difatti, oltre ad essere ereditabile, può essere causato da delle proteine malconformate, la beta- amiloide e la proteina tau, che formano delle placche senili e la successiva distruzione dei neuroni.
Non esiste ancora un'acqua in grado di ringiovanire o una cura per far fronte alla demenza senile, però è anche vero che sono in corso delle sperimentazioni per la produzione di farmaci in grado di prolungare la vita degli individui.
 
Ma possiamo agire noi stessi in prima persona contro l'avanzamento della demenza e della vecchiaia, coltivando degli hobby, operando attivamente nella società, avendo un'alimentazione sana, ricevendo ed elaborando stimoli intellettuali.
 
Tant'è vero che uno studio ha rivelato che l'eta massima a cui si può aspirare è di 126 anni, e qualcuno ci è andato molto vicino, come la francese Jeanne Calment,la donna più vecchia del mondo, la quale ha vissuto 122 anni e 164 giorni.
 
Per chi è curioso, è possibile scoprire la propria aspettativa di vita dalla lunghezza dei telomeri, le estremità dei cromosomi, per chi invece non lo è, non ci sono soluzioni per sapere quanti anni si cotinuerà questa vita se non viverla.
 
(Tullia  Calogiuri)

“Science & the City 2” ritorna con il nuovo ciclo di appuntamenti

“Science & the City 2” ritorna con il nuovo ciclo di appuntamenti

Trieste - Ritorna a Trieste il ciclo di incontri di divulgazione scientifica “Science & the City 2” ideato dal Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie.

L’intento è quello di raccontare la scienza al pubblico su temi di grande interesse con un formato da talk show televisivo. Nei  sei mercoledì, saranno presenti due protagonisti della ricerca nel settore prescelto che parleranno per dieci minuti ciascuno della tematica presa in esame. Sarà presente poi un moderatore che farà da tramite tra i relatori ed il pubblico, luogo deputato agli incontri l’Auditorium Revoltella di Trieste

Il primo appuntamento  previsto per mercoledì 1° aprile alle 18  sarà “AIDS, novità dal fronte”, ne parleranno Umberto Tirelli, a capo del dipartimento di oncologia di Aviano e il direttore di ICGEB Mauro Giacca, impegnato da oltre 20 anni nella ricerca molecolare su HIV. Modererà l’incontro la giornalista scientifica Cristina Serra.

Mercoledì 8  aprile si parlerà de “La fonte dell’eterna giovinezza”, con Gabriella Marcon, professoressa di neurologia all’università di Udine e Francesco Loffredo, cervello di ritorno da Harvard a Trieste. Modererà l’incontro Alberto Bollis, vicedirettore de “Il Piccolo” di Trieste.

Il 22 aprile si affronterà il tema “La prova del DNA, certezze e misteri” con Federico Frezza, magistrato della Procura della Repubblica di Trieste e Paolo Fattorini, professore all’università di Trieste che da più di venti anni esegue la prova del DNA nel proprio laboratorio. Moderatore sarà Paolo Possamai, direttore de “Il Piccolo” di Trieste.

Mercoledì 29 aprile il tema sarà “Cellule staminali, quelle vere”, con Paolo Bianco, docente alla Sapienza di Roma e Serena Zacchigna ricercatrice sul tema presso lo stesso ICGEB. Modererà la giornalista scientifica Simona Regina.

Il 7 maggio si parlerà di “Demenza, la nuova epidemia” con Alessandro Padovani, clinico e professore di neurologia all’università di Brescia ed Emanuele Buratti, scienziato all’ICGEB di Trieste. Condurrà e modererà l’incontro Marinella Chirico, noto volto televisivo della sede regionale RAI.

Il ciclo di conferenze si concluderà mercoledì 13 maggio con “Dammi il tuo DNA e ti dirò chi sei” con Paolo Gasparini, genetista internazionale e professore presso l’università di Trieste e Sergio Pistoi, giornalista scientifico e biologo. Moderatore il giornalista scientifico Fabio Pagan.

L’evento, sotto la direzione del presidente del centro Mauro Giacca, è realizzato con il contributo della Regione Friuli Venezia Giulia, la co-organizzazione del Comune di Trieste, la mediapartnership del quotidiano Il Piccolo e il supporto del Rotary Club Trieste Nord.

 

 

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