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Categoria: Scienza e tecnologia
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Pubblicato Giovedì, 09 Aprile 2015 19:23
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Scritto da Tullia Calogiuri
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TRIESTE - Se oggi qualcuno affermasse di aver scoperto la fonte dell'eterna giovinezza, si potrebbe pensare che essa consista in un magico siero anti age o in una speciale crema in grado di eliminare i segni della vecchiaia. Ma nelle leggende classiche, la fonte dell'eterna giovinezza era semplicemente una sorgente la cui acqua guariva dalle malattie e ringiovaniva chiunque la bevesse.
Anche se non è ancora stata trovata, di argomenti ad essa affini si è parlato durante la conferenza - compresa nel ciclo di incontri di ''Science and the city'' organizzati dall'ICGEB di Trieste - che si è tenuta nella giornata di mercoledì 8 aprile, presso il museo Revoltella in via Diaz 27 a Trieste.
Tra i relatori invitati all'incontro ''La fonte dell'eterna giovinezza: mentre la vita si allunga, è possibile rimanere per sempre giovani?'', moderato da Alberto Bollis, vi erano Francesco Loffredo, cardiologo e ricercatore italiano, e Gabriella Marcon, professoressa di neurologia all'università di Udine.
ll primo a prendere la parola è stato il dottor Loffredo, il quale ha spiegato che l'invecchiamento sta facendo comparire progressivamente delle patologie nuove, debilitanti poichè non sottoposte ad una pressione evolutiva, le quali colpiscono in particolare il sistema immunitario, muscolare e cardiaco.
Le sue ricerche si propongono di incrementare non solo la lunghezza della vita, ma anche la qualità. Difatti, portando ad esempio il fatto che con l'invecchiamento vi è un ispessimento ed un irrigidimento delle pareti cardiache, causa dello scompenso cardiaco, ha chiarito che l'obiettivo dei suoi studi consiste nel trovare dei fattori per far ringiovanire il cuore.
E dove si è andati a cercarli? Nel sangue, proprio quell'elemento che affascinava già nell'antica Grecia e ha continuato ad essere considerato portatore di aspetti positivi anche nel 1600. In quell'epoca, infatti, si pensava che se si fosse effettuata una trasfusione di sangue da un cane coraggioso ad uno pauroso, questo sarebbe diventato coraggioso a sua volta.
Ed è forse basandosi su un concetto elementare come questo, che gli studi moderni hanno potuto scoprire come il sangue giovane abbia un effetto ringiovanente su quello anziano. Facendo affluire sangue giovane ad un cuore anziano, si è osservato infatti che questo aveva ridotto le proprie dimensioni, assumendone di simili a quelle di un cuore giovane.
Inoltre, è stato scoperto che la proteina GF11 - simile alla miostatina, che può regolare le dimensioni del muscolo scheletrico - mostra gli stessi effetti di una trasfusione di sangue. Dunque, il sangue giovane e la proteina GF11, oltre a possedere un effetto ringiovanente, migliorano anche l'olfatto e la memoria.
Dopo alcuni esperimenti effettuati su topi anziani, che hanno dato risultati positivi nei vari campi considerati, si è dato il via ad un trial clinico chiamato ''la cura del vampiro'' - proprio per questo caratteristico uso del sangue -sottoponendo pazienti affetti da Alzheimer alla trasfusione di sangue giovane.
Ovviamente, questa scoperta del dottor Loffredo, per cui è possibile che il sangue di un anziano ringiovanisca, ha ffatto il giro di tutto il mondo.Dopo la conclusione del suo intervento, é scesa in campo la professoressa Marcon, la quale, oltre che ad insegnare, si occupa dello studio delle patologie neurodegenerative associate a demenza nell'anziano. In particolare, dal 2013 opera presso l'Azienda Sanitaria n.1 Triestina, coordinando un progetto - il CAT - sugli individui centenari nella città di Trieste per identificare possibili marcatori legati ''all'invecchiamento di successo''.
Ha spiegato che le sue ricerche sui centenari consistono in due tipi di studi: uno riguardante grandi corti di popolazioni su ampie zone geografiche, e uno più di nicchia in zone isolate. E proprio durante questi suoi studi, ha scoperto che Trieste risulta essere, per la ristretta area geografica e l'ottima assistenza sanitaria, una delle città ideali dove gli anziani possono raggiungere e superare i cent'anni. Difatti, nel 2013 si contavano 149 centenari - circa 7 per 100mila abitanti - solo nel capoluogo del Friui Venezia Giulia.
Quindi ha raccontato che vi sono due campioni di popolazioni sottoposti ai suoi studi: gli ''young elderly'', che hanno un'età compresa tra i 65 e gli 85 anni, e gli ''oldest old'', che hanno più di 90 anni. Le ricerche effettuate su questi due gruppi hanno dato risultati discordanti, però si è osservato che un elemento comune esiste, ossia che l'unico fattore di rischio per il deterioramento cognitivo è l'età. Ha spiegato poi che la vecchiaia colpisce tutti gli organi e i tessuti, tra cui il cervello. Si è perciò focalizzata sul morbo di Alzheimer, che è la forma più comune di demenza degenerativa progressivamente invalidante che esordisce solitamente dai 65 anni in poi, e sulle cause che lo scatenano. Esso, difatti, oltre ad essere ereditabile, può essere causato da delle proteine malconformate, la beta- amiloide e la proteina tau, che formano delle placche senili e la successiva distruzione dei neuroni.
Non esiste ancora un'acqua in grado di ringiovanire o una cura per far fronte alla demenza senile, però è anche vero che sono in corso delle sperimentazioni per la produzione di farmaci in grado di prolungare la vita degli individui.
Ma possiamo agire noi stessi in prima persona contro l'avanzamento della demenza e della vecchiaia, coltivando degli hobby, operando attivamente nella società, avendo un'alimentazione sana, ricevendo ed elaborando stimoli intellettuali.
Tant'è vero che uno studio ha rivelato che l'eta massima a cui si può aspirare è di 126 anni, e qualcuno ci è andato molto vicino, come la francese Jeanne Calment,la donna più vecchia del mondo, la quale ha vissuto 122 anni e 164 giorni.
Per chi è curioso, è possibile scoprire la propria aspettativa di vita dalla lunghezza dei telomeri, le estremità dei cromosomi, per chi invece non lo è, non ci sono soluzioni per sapere quanti anni si cotinuerà questa vita se non viverla.
(Tullia Calogiuri)