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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Omicidio di Giulio Regeni, rotte le relazioni Italia Egitto. Richiamato l'ambasciatore al Cairo

Omicidio di Giulio Regeni, rotte le relazioni Italia Egitto. Richiamato l'ambasciatore al Cairo

Roma - Rottura delle relazioni tra Italia ed Egitto: è stato richiamato in Italia l'ambasciatore Maurizio Massari.

La decisione è stata presa venerdì 8 aprile dopo il nulla di fatto della due giorni di incontri fra inquirenti italiani ed egiziani per fare il punto sulle indagini sull'uccisione del ricercatore di Fiumicello Guido Regeni, a più di due mesi dal ritrovamento del corpo martoriato del giovane alla periferia del Cairo. Non è stato neppure diffuso l'atteso comunicato congiunto.

Agli incontri erano presenti per l'Italia il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco, i dirigenti del Servizio centrale operativo (Sco) della polizia di Stato e del Raggruppamento operativo speciale (Ros) dell'Arma dei carabinieri.

Per l'Egitto, con il procuratore generale aggiunto Mostafa Soliman e Mohamed Hamdy, suo segretario, erano presenti il generale Adel Gaffar della Sicurezza Nazionale, il comandante Mostafa Meabed, l'ufficiale Ahmed Aziz e il generale Alaa Azmi, vice direttore delle indagini criminali di Giza.

Secondo quanto riferito da un comunicato della Procura di Roma, come riportato dal quotidiano "La Repubblica", le richieste avanzate per rogatoria l'8 febbraio scorso non sono state soddisfatte.

Secondo quanto riferito, i pm non avrebbero ricevuto i tabulati delle utenze telefoniche riconducibili alle circostanze della scomparsa e neppure i filmati delle telecamere della zona dove viveva il 28enne ricercatore italiano.

Scuola e Italicum: al via 6 referendum

Scuola e Italicum: al via 6 referendum

Trieste – Voglia di referendum in Italia e anche in regione. Proprio in questi giorni si sta organizzando la raccolta delle firme per chiedere all’elettorato di pronunciarsi a favore o contro una serie di leggi elaborate dall’attuale governo e che hanno suscitato un vasto movimento di dissenso dovuto alla sensazione che i cittadini – nei quali risiede la sovranità - contino sempre meno nelle decisioni che vengono assunte in ambito nazionale.

Oltre alle trivelle - sulle quali si voterà il 17 aprile prossimo – si stanno preparando altri sei quesiti referendari.

Per quanto riguarda Trieste, ieri – con un’assemblea alla Stazione Marittima, organizzata dal Comitato a difesa della Costituzione - è stata inaugurata la raccolta firme per i due referendum sull’”Italicum”. Lunedì scorso, invece, nella sede del sindacato Cobas, si è organizzata la raccolta di adesioni per i quattro referendum sulla scuola e si è costituito il Comitato per i referendum sociali con i rappresentanti di Cgil Fiom, Cgil Flc, Cobas Scuola, Comitato per la difesa della Costituzione, Lip, Sinistra anticapitalista, Uds.

Alla Marittima è intervenuto il prof. Mauro Barberis (presidente del CdC, professore ordinario di Filosofia del diritto presso l’ateneo giuliano e blogger del Fatto Quotidiano) introdotto da Silvia Di Fonzo che ha riportato la notizia – fresca di agenzia – secondo la quale i radicali hanno depositato presso la Procura della Repubblica di Roma una denuncia contro il governo per aver boicottato il referendum del 17 aprile mediante l’invito all’astensione.

Barberis è stato categorico e chiaro nel definire che in Italia, al momento, è in atto una fase di rafforzamento dell’esecutivo e del ruolo del leader a scapito della rappresentatività popolare e degli equilibri istituzionali. La nuova legge elettorale porterebbe a uno stravolgimento dei principi costituzionali e dei diritti fondamentali dei cittadini.

Infatti, il blocco dei capilista (oggetto del primo referendum) consentirebbe alle segreterie dei partiti il controllo dei 2/3 degli eletti alla camera. Il premio di maggioranza (oggetto del secondo referendum) conferirebbe la maggioranza assoluta al partito che – giunto al ballottaggio senza soglia – potrebbe vincere le elezioni e governare il paese anche con meno del 25% di consensi.

Alla luce dell’analisi di questi meccanismi – ricorda Barberis – sarebbero deformati e disattesi i principi del voto libero e uguale e della rappresentanza democratica che sono i puntelli dello spirito costituzionale repubblicano. Ancora un a volta il docente ricorda come l’attuale Parlamento sia espressione del Porcellum e delegittimato da una sentenza della Corte Costituzionale (1/2014).

Questo è anche il motivo per cui questa raccolta di firme è collegata alla campagna per il NO al referendum confermativo sulle riforme costituzionali previste dalla “riforma Boschi” che si terrà nell’ottobre prossimo e che il premier Renzi considera il banco di prova della sua politica amministrativa e del consenso popolare.

Nondimeno, anche i referendum sulla scuola – ovvero contro la legge 107/2015 che riforma il sistema scolastico – sono animati dal medesimo spirito di dare voce al dissenso verso un governo che impone le scelte dall’alto, in modo autoritario e ignorando le ragioni di una protesta che non ha mai cessato di manifestarsi.

Nello specifico, le norme che si vogliono abrogare sono: 1) il potere discrezionale del dirigente di scegliere e confermare i docenti nella sede. 2) Il potere del dirigente di scegliere i docenti da premiare economicamente e il funzionamento del comitato per la valutazione. 3) L’obbligo di almeno 400/200 ore di alternanza scuola-lavoro. 4) Il finanziamento privato alle singole scuole pubbliche o private.

Questi sono i punti che più di tutti gli altri, nell’ambito della legge 107, comportano una serie di conseguenze dannose per il sistema educativo italiano.

Secondo la discussione e l’analisi previsionale di questi quattro provvedimenti, che sono in via di attuazione in tutte le scuole italiane, i primi due punti mettono in serio pericolo la libertà di insegnamento, il pluralismo didattico e culturale, l’autentica valorizzazione del personale docente (nostro articolo).

E i secondi due punti producono una riduzione dell’orario scuola destinato agli studenti in cambio di lavoro sottopagato e di un apprendimento generico e distante dai programmi; inoltre comportano la competizione tra scuole e una classificazione degli istituti non secondo il potenziale culturale e didattico ma secondo la logica privatistica del mercato e del potenziamento economico conseguente all’accaparramento dei finanziamenti.

Questo è quanto si prepara per i prossimi 90 giorni. Tant’è il periodo a disposizione per raccogliere le firme a partire dalla data di inizio della campagna referendaria. Il traguardo, per tutti, è quello delle 500.000 adesioni. Se si raggiungerà questo traguardo, si aprirà la sfida all’ottenimento del quorum.

[Roberto Calogiuri]

Inchiesta sull'uccisione di Giulio Regeni, incontro tra inquirenti confermato ma rimandato al 7 aprile

Inchiesta sull'uccisione di Giulio Regeni, incontro tra inquirenti confermato ma rimandato al 7 apri

Roma - Si svolgerà a Roma il 7 e 8 aprile - non più il 5 come precedentemente annunciato - l'incontro tra inquirenti italiani ed egiziani che indagano sulla morte di Giulio Regeni. Dopo che l'agenzia Reuters aveva riportato la sospensione dell'incontro, le ambasciate invece confermano le date.

Per l'Italia ci saranno i magistrati della procura di Roma Giuseppe Pignatone e il sostituto Sergio Colaiocco, gli investigatori del Servizio centrale operativo della Polizia e del Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri.

La delegazione egiziana sarà composta da due magistrati, il procuratore generale aggiunto del Cairo, Mostafa Soliman, e il procuratore dell’Ufficio di cooperazione internazionale della procura generale Mohamed Hamdy El Sayed, e da tre ufficiali di polizia.

Si tratta del generale Adel Gaffar della National Security, del brigadiere generale Alal Abdel Megid dei servizi centrali della polizia egiziana e di Mostafa Meabed, vicedirettore della polizia criminale del governatorato di Giza, il luogo dove è stato ritrovato il corpo di Giulio Regeni e la cui procura è titolare del fascicolo d’indagine.

Come riportato dalla stampa del Cairo, fonti della sicurezza egiziana hanno reso noto che "gli apparati interessati hanno preparato un dossier sulla vicenda di 2000 pagine che indica le linee generali del crimine e la scomparsa del corpo, nonché le indagini su 200 persone di diverse nazionalità che avevano relazioni con la vittima".

"Siamo alla vigilia di importanti incontri che potrebbero essere decisivi per lo sviluppo delle indagini - ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nell'audizione al Senato. - L'omicidio di Regeni ha scosso le nostre coscienze e il Paese intero perchè è stata stroncata la vita di un italiano esemplare, per il modo in cui è stato atrocemente torturato e ucciso e per la lezioni di compostezza dei genitori".

"Il dossier inviato in Italia ai primi di marzo dagli investigatori egiziani era carente e mancava di almeno due dei cinque capitoli richiesti dai pm italiani: i dati relativi al traffico del telefono di Regeni e quelli relativi video della metropolitana del Cairo - ha reso noto il ministro -. È importante che il Parlamento faccia sentire la sua voce unitaria".

"Se non ci sarà un cambio di marcia, il governo è pronto a reagire adottando misure immediate e proporzionate. Per ragioni di Stato non permetteremo che sarà calpestata la dignità dell'Italia. Dobbiamo capire se la fermezza delle reazioni dell'Italia intera potranno riaprire un canale di piena di collaborazione e lo capiremo a partire dall'incontro di giovedì e venerdì di questa settimana".

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Capo redattore: Tiziana Melloni
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