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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Scuola e Italicum: al via 6 referendum

Scuola e Italicum: al via 6 referendum

Trieste – Voglia di referendum in Italia e anche in regione. Proprio in questi giorni si sta organizzando la raccolta delle firme per chiedere all’elettorato di pronunciarsi a favore o contro una serie di leggi elaborate dall’attuale governo e che hanno suscitato un vasto movimento di dissenso dovuto alla sensazione che i cittadini – nei quali risiede la sovranità - contino sempre meno nelle decisioni che vengono assunte in ambito nazionale.

Oltre alle trivelle - sulle quali si voterà il 17 aprile prossimo – si stanno preparando altri sei quesiti referendari.

Per quanto riguarda Trieste, ieri – con un’assemblea alla Stazione Marittima, organizzata dal Comitato a difesa della Costituzione - è stata inaugurata la raccolta firme per i due referendum sull’”Italicum”. Lunedì scorso, invece, nella sede del sindacato Cobas, si è organizzata la raccolta di adesioni per i quattro referendum sulla scuola e si è costituito il Comitato per i referendum sociali con i rappresentanti di Cgil Fiom, Cgil Flc, Cobas Scuola, Comitato per la difesa della Costituzione, Lip, Sinistra anticapitalista, Uds.

Alla Marittima è intervenuto il prof. Mauro Barberis (presidente del CdC, professore ordinario di Filosofia del diritto presso l’ateneo giuliano e blogger del Fatto Quotidiano) introdotto da Silvia Di Fonzo che ha riportato la notizia – fresca di agenzia – secondo la quale i radicali hanno depositato presso la Procura della Repubblica di Roma una denuncia contro il governo per aver boicottato il referendum del 17 aprile mediante l’invito all’astensione.

Barberis è stato categorico e chiaro nel definire che in Italia, al momento, è in atto una fase di rafforzamento dell’esecutivo e del ruolo del leader a scapito della rappresentatività popolare e degli equilibri istituzionali. La nuova legge elettorale porterebbe a uno stravolgimento dei principi costituzionali e dei diritti fondamentali dei cittadini.

Infatti, il blocco dei capilista (oggetto del primo referendum) consentirebbe alle segreterie dei partiti il controllo dei 2/3 degli eletti alla camera. Il premio di maggioranza (oggetto del secondo referendum) conferirebbe la maggioranza assoluta al partito che – giunto al ballottaggio senza soglia – potrebbe vincere le elezioni e governare il paese anche con meno del 25% di consensi.

Alla luce dell’analisi di questi meccanismi – ricorda Barberis – sarebbero deformati e disattesi i principi del voto libero e uguale e della rappresentanza democratica che sono i puntelli dello spirito costituzionale repubblicano. Ancora un a volta il docente ricorda come l’attuale Parlamento sia espressione del Porcellum e delegittimato da una sentenza della Corte Costituzionale (1/2014).

Questo è anche il motivo per cui questa raccolta di firme è collegata alla campagna per il NO al referendum confermativo sulle riforme costituzionali previste dalla “riforma Boschi” che si terrà nell’ottobre prossimo e che il premier Renzi considera il banco di prova della sua politica amministrativa e del consenso popolare.

Nondimeno, anche i referendum sulla scuola – ovvero contro la legge 107/2015 che riforma il sistema scolastico – sono animati dal medesimo spirito di dare voce al dissenso verso un governo che impone le scelte dall’alto, in modo autoritario e ignorando le ragioni di una protesta che non ha mai cessato di manifestarsi.

Nello specifico, le norme che si vogliono abrogare sono: 1) il potere discrezionale del dirigente di scegliere e confermare i docenti nella sede. 2) Il potere del dirigente di scegliere i docenti da premiare economicamente e il funzionamento del comitato per la valutazione. 3) L’obbligo di almeno 400/200 ore di alternanza scuola-lavoro. 4) Il finanziamento privato alle singole scuole pubbliche o private.

Questi sono i punti che più di tutti gli altri, nell’ambito della legge 107, comportano una serie di conseguenze dannose per il sistema educativo italiano.

Secondo la discussione e l’analisi previsionale di questi quattro provvedimenti, che sono in via di attuazione in tutte le scuole italiane, i primi due punti mettono in serio pericolo la libertà di insegnamento, il pluralismo didattico e culturale, l’autentica valorizzazione del personale docente (nostro articolo).

E i secondi due punti producono una riduzione dell’orario scuola destinato agli studenti in cambio di lavoro sottopagato e di un apprendimento generico e distante dai programmi; inoltre comportano la competizione tra scuole e una classificazione degli istituti non secondo il potenziale culturale e didattico ma secondo la logica privatistica del mercato e del potenziamento economico conseguente all’accaparramento dei finanziamenti.

Questo è quanto si prepara per i prossimi 90 giorni. Tant’è il periodo a disposizione per raccogliere le firme a partire dalla data di inizio della campagna referendaria. Il traguardo, per tutti, è quello delle 500.000 adesioni. Se si raggiungerà questo traguardo, si aprirà la sfida all’ottenimento del quorum.

[Roberto Calogiuri]

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