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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Il tribunale zoppo della buona scuola. Così si prepara il premio per i docenti

Il tribunale zoppo della buona scuola. Così si prepara il premio per i docenti

Trieste – Del tribunale possiede i difetti senza vantarne i pregi. Il comitato per la valutazione dei docenti ha lenito molti pruriti giustizialisti: "Finalmente è arrivata la selezione meritocratica anche nella scuola" si sente dire da più parti. Ma il "comitato" è qualcosa che scotta per un fatto molto semplice: potrebbe non essere equo e imparziale, potrebbe dividere anziché unire, potrebbe aprire la porta a rivalse e antipatie. E il rischio è grosso.

Questo spiega perché, in molte scuole italiane, i docenti si siano rifiutati di scegliere i membri del comitato. Non per paura di essere valutati, ma per prendere le distanze da criteri e procedimenti che appaiono inopportuni se non addirittura dannosi. E, soprattutto, per le loro conseguenze.

La scuola è già divisa: presidi (sceriffo?) contro insegnanti, precari contro assunti a tempo indeterminato, neoassunti “potenziati” contro veterani. Adesso ci saranno anche “buoni” contro “cattivi”. (Poi c’è il personale ATA, bistrattato per l’aumento di lavoro fisico da un lato e, dall'altro, dagli energici tagli causa la dematerializzazione, tagli che prevedono un decremento di circa 2.000 posti).

Infatti la legge è stata chiara nel definire composizione, meccanismo premiale ed entità del premio. Nella teoria sembra funzionare tutto. Ma gli effetti nella pratica potrebbero non essere così fluidi e vantaggiosi per la vita scolastica nel suo complesso.

Composizione. Più che comitato valutazione sembra una commissione di controllo produzione o un controllo di processo di fabbrica. Formato da tre insegnanti, uno studente e un genitore (per le scuole superiori, altrimenti due genitori) e un componente esterno (un altro dirigente scolastico o tecnico), elabora i criteri di valutazione del corpo insegnante. Quindi chi eroga il servizio e chi ne usufruisce si troveranno nel medesimo organismo: ci saranno studenti che concorreranno a valutare docenti che, quotidianamente, valutano studenti. A queste condizioni, immaginando un circolo vizioso, è lecito dubitare che ci saranno libertà e serenità di giudizio nel lavoro del docente, quando costui dovrà impartire consegne o somministrare giudizi non positivi?

Meccanismo premiale. I criteri saranno elaborati sulla base: a) della qualità dell'insegnamento e del contributo al miglioramento dell'istituzione scolastica, nonché del successo formativo e scolastico degli studenti; b) dei risultati ottenuti dal docente o dal gruppo di docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni e dell'innovazione didattica e metodologica, nonché della collaborazione alla ricerca didattica, alla documentazione e alla diffusione di buone pratiche didattiche; c) delle responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale.

Gli studiosi di scienze sociali sostengono che la qualità dell'insegnamento di un docente è una grandezza osservabile ma non misurabile, quindi non quantificabile. Perciò rimane che, come ogni griglia di valutazione, si tratta di una rete dalle maglie larghe ed elastiche perché questi criteri, come tutti i criteri e tutte le leggi, possono essere interpretati e applicati con infinite sfumature.

Per di più, alla fine della elaborazione dei criteri il dirigente può disattendere quanto espresso dal comitato e assegnare di propria iniziativa il premio, motivando la scelta. Così la legge rimette tutto nelle mani del capo istituto e potrebbe ridurre il comitato a una semplice recita pseudo democratica. La garanzia che questo dispositivo si svolga con imparzialità ed equità risiede, in ultima analisi, nel dirigente. Il che ne fa, come già si paventava, una specie di “dominus”.

Alla fine del processo di valutazione ci sarà una lista di docenti meritevoli del bonus, e una lista di docenti che questo riconoscimento non se lo sono meritato. Rimane da vedere che ricaduta avrà questo tipo di classificazione dal punto di vista psicologico, motivazionale e professionale, visto che tutti dovranno convivere nel medesimo istituto. Senza considerare gli effetti che questa netta e inappellabile separazione per merito avrà sulla reputazione dei docenti presso gli studenti e le famiglie.

Entità del premio. L’incentivo dovrà essere mirato e non potrà essere distribuito a pioggia né a un numero troppo esiguo di docenti. Per il 2016 è previsto uno stanziamento di 133,3 milioni di € al “lordo stato” che diventano 100 milioni al “lordo dipendente”, che divisi per le 8.500 scuole italiane diventano circa 12/13.000 € in media per scuola.

Questa è la cifra che sarà suddivisa tra maestri e insegnanti giudicati “meritevoli” dal dirigente. Se saranno, come dice la prima redazione della legge (qui il collegamento al nostro servizio), il 66% degli insegnanti, il premio ammonterà a circa 14€ in più al mese per ciascuno. Questa cifra raddoppierà se si dimezzerà il numero dei prescelti dal dirigente. L'ammontare è, per ora, una pura congettura che, in relazione alla situazione finanziaria, è probabile che tenda al ribasso.

In aggiunta vi è poi il dissenso dei sindacati. Siccome la Corte Costituzionale dichiarò l'illegittimità della sospensione della contrattazione collettiva nel pubblico impiego, l’attuale governo ha dovuto prevedere un finanziamento per il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione ormai scaduti da nove anni. La cifra attesa è ridicola: 3,50 € medi mensili per ogni dipendente pubblico per un rinnovo contrattuale di cui ancora non c'è alcun segno.

L'introduzione del premio al posto della progressione di carriera, portando la scuola entro il meccanismo del "premio di produzione" e quindi in una logica privatistica, è un modo di risparmiare sulla retribuzione dei docenti, che è già al disotto della media europea (qui il ns servizio)

Ma le accuse che sindacati e docenti cosiddetti “contrastivi” (qui il ns servizio)  muovono alla legge 107 è di deprimere non solo economicamente la classe docente e ATA (a fronte di un migliore trattamento retributivo delle figure apicali come dirigenti e direttori amministrativi) ma di aver elaborato una serie di parametri valutativi superficiali e insufficienti a rilevare l'effettiva preparazione e la personalità del docente.

A ciò si aggiunga che ogni scuola ha la facoltà autonoma e individuale di modificare pesi e misure della valutazione ed elaborare criteri di rilevamento a proprio piacere. A esempio, una scuola potrà dare peso al gradimento degli studenti e un'altra potrà non farlo.

Si parla ormai da decenni di prestigio sociale, dignità professionale, valore esperienziale che non sono riconosciuti alla classe docente italiana, contrariamente al resto della UE. Quanto è proposto dalla legge attualmente in vigore è un riconoscimento di virtù difficilmente misurabili e la cui misurazione, tuttavia, è probabile provochi competizioni, antagonismi e concorrenzialità tra docenti più che un’auspicabile serena collaborazione tra colleghi.

[Roberto Calogiuri]

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Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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