Sei un docente contrastivo? Ti mando via! Parola di preside sceriffo
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- Categoria: Scuola ed educazione
- Pubblicato Martedì, 22 Dicembre 2015 18:54
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – Diventa sempre più calda la polemica contro la legge 107/2015 sulla riforma della scuola. Perché non finiscono le interpretazioni e le conseguenze che questa legge ha generato e continua a produrre. Le ripercussioni negative si stanno già facendo sentire su una classe lavoratrice già pesantemente colpita nelle motivazioni sociali quanto in quelle economiche.
Passi per il bonus di 500 euro che i docenti (ma solo quelli assunti a tempo indeterminato) possono spendere per il loro aggiornamento e ancora non si sa di preciso come. Passi per la questione dell’organico potenziato che, nella media, sembra non abbia potenziato granché, dato che molte scuole lamentano un impiego vago e non sempre utile di questi nuovi docenti. Passi anche per il Comitato per la valutazione (qui il servizio) che dovrebbe fissare i criteri secondo i quali “premiare” i docenti meritevoli, aprendo rivalità tra colleghi. Passi anche per l’entità del premio che, secondo calcoli all’ingrosso, dovrebbe essere ridicola e aggirarsi, all’incirca, sugli 8 euro al mese (quanto quelli promessi per la Pubblica amministrazione dalla ministra Madia recentemente).
Passi anche per il sistema degli “ambiti territoriali” che vedrà, nel giro di tre anni, dissolversi il sogno confortante della scuola di appartenenza, la “nicchia” in cui i docenti di una certa età (l’anticamera della “terza”età per la precisione) credevano di stare al sicuro. Perché, dopo un triennio, nessuno sarà più certo di rimanere nell’istituto in cui si trova e dovrà spostarsi.
Già si è detto di quale sarà questo meccanismo e di quali saranno i criteri secondo cui si aprirà la giostra dei trasferimenti e dei premi (qui il collegamento)
E ora, assieme agli “ambiti territoriali”, arriva un’altra spallata alla tradizionale libertà e indipendenza del docente già ridotte da quelli che sono definiti i "super poteri" dei dirigenti delineati fin dagli anni '90 con la legge Bassanini sull'autonomia.
Ma questa volta si tratta di qualcosa che “calpesta diritti costituzionali quali la libertà di insegnamento e la libertà di pensiero” rileva il gruppo Psp-Partigiani della scuola pubblica che chiede al MIUR – in un esposto/denuncia (qui il testo) - di prendere le distanze da questa iniziativa e minaccia di ricorrere alla Corte di Giustizia Europea.
Imputata è l’ANP, l’Associazione Nazionale Presidi, che nel corso di un seminario di aggiornamento per dirigenti scolastici, ha prodotto una serie di slide di cui una è quella incriminata. In particolare la dodicesima.
La dodicesima slide, infatti, evidenza tra i vantaggi nella mobilità forzata degli insegnanti di “ non avere le mani legate rispetto ai docenti contrastivi”.
Questo ennesimo conflitto si incentra non tanto sulla mobilità, quanto sul termine “contrastivo” che, secondo il senatore Bocchino, dimostra quanto la figura del dirigente scolastico prevista dalla legge (quella chiamata del "preside-sceriffo") diminuisca e comprima il ruolo professionale degli insegnanti.
Ricorda Bocchino che questa operazione avviene “calpestando i principi di democrazia, di libertà di espressione, di libertà di insegnamento, preoccupazione confermata dalle affermazioni dell’ANP, la più grande associazione di Dirigenti scolastici, che senza veli dichiara apertamente che i poteri in capo ai DS verranno utilizzati per eliminare quei fastidiosi lacciuoli che impedivano di intervenire adeguatamente nei confronti di “ docenti contrastivi”.
Questo è anche il parere del movimento di opinione che si sta creando nella rete a proposito della libertà di opposizione, al diritto di manifestare il proprio pensiero anche quando in disaccordo con il proprio dirigente.
Quale potrebbe essere il profilo del docente contrastivo? Quello di chi non si adegua alla politica formativa del suo preside, alla sua “vision”, al suo orientamento religioso o, semplicemente, al suo carattere?
La scuola, che ha sempre aspirato a trasmettere il senso critico e ad essere lo spazio del confronto democratico - di cui il dissenso dialettico è presupposto – rischia di diventare il luogo del consenso acritico, dell’accettazione passiva, dell'addomesticamento.
E il provvedimento che assomiglia tanto a una ritorsione è chiaro: l’allontanamento del docente dalla scuola di appartenenza con il rischio già esposto che si vengano a creare scuole dove i “contrastivi” e immeritevoli saranno in alta concentrazione. O concentramento?
La slide che ha suscitato il caso
[Roberto Calogiuri]