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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Procura di Roma: carenti spiegazioni e informazioni della polizia egiziana sulla morte di Giulio Regeni

Procura di Roma: carenti spiegazioni e informazioni della polizia egiziana sulla morte di Giulio Reg

Roma - Inquirenti e investigatori italiani non sono convinti della versione egiziana sulla morte di Giulio Regeni e il 5 aprile a Roma nel programmato incontro con la polizia del Cairo chiederanno di ricostruire ed approfondire l'iter che ha portato i documenti di Giulio Regeni nella disponibilità della persona presso la quale sono stati trovati.

Gli inquirenti hanno inoltre accertato come "non riconducibile" a Regeni lo zainetto mostrato alla tv egiziana.

La moglie e la sorella di Tarek Abdel Fatah, il capobanda dei rapinatori di stranieri, arrestate per favoreggiamento, hanno negato, nel corso dell'interrogatorio, che la gang abbia ucciso Giulio Regeni.

La moglie di Tarek - riferisce la stampa del Cairo - ha detto che il borsone rosso, con alcuni effetti personali di Regeni tra cui il passaporto era arrivato in possesso del marito solo da cinque giorni e lui aveva detto che apparteneva a un suo amico.

La sorella dell'uomo, inoltre, avrebbe riferito che la borsa era stata portata a casa dal fratello "un giorno prima della sua morte", avvenuta giovedì scorso.

"Gli elementi finora comunicati dalla Procura egiziana al team di investigatori italiani presenti al Cairo  - ha affermato il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone - non sono idonei per fare chiarezza sulla morte di Giulio Regeni e per identificare i responsabili dell'omicidio".

La Procura di Roma, aggiunge Pignatone, ritiene quindi "necessario che le indagini proseguano, come del resto si evince dal comunicato appena diramato dal ministero dell'Interno egiziano" e "rimane in attesa che la Procura generale del Cairo trasmetta le informazioni e gli atti, da tempo richiesti e sollecitati, e altri che verranno richiesti al più presto in relazione a quanto prospettato ai nostri investigatori".

I genitori di Giulio Regeni, in una dichiarazione alla stampa, scrivono: "Siamo feriti ed amareggiati dall'ennesimo tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane sulla barbara uccisione di nostro figlio Giulio che, esattamente due mesi fa, veniva rapito al Cairo e poi fatto ritrovare cadavere dopo otto giorni di tortura".

"Siamo certi - aggiungono i genitori di Regeni - della fermezza con la quale saprà reagire il nostro Governo a questa oltraggiosa messa in scena che peraltro è costata la vita a cinque persone, così come sappiamo che le istituzioni, la nostra procura ed i singoli cittadini non ci lasceranno soli a chiedere ed esigere verità". "Lo si deve non solo a Giulio - concludono - ma alla dignità di questo Paese".

Da parte sua il premier Matteo Renzi ha scritto sulla sua newsletter che "L'Italia non si accontenterà di nessuna verità di comodo. Consideriamo un passo in avanti importante il fatto che le autorità egiziane abbiano accettato di collaborare e che i magistrati locali siano in coordinamento con i nostri. Ma proprio per questo potremo fermarci solo davanti alla verità. Non ci servirà a restituire Giulio alla sua vita. Ma lo dobbiamo a quella famiglia. E, se mi permettete, lo dobbiamo a tutti noi e alla nostra dignità".

"Il Governo egiziano si decida a collaborare. Verità chiara e completa sull'assassinio di Giulio Regeni, non ricostruzioni inverosimili". Così la vicesegretaria del Pd e presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Debora Serracchiani.

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