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Governo italiano deciso a fare piena luce sulla morte di Giulio Regeni: "il caso non è chiuso"
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Venerdì, 25 Marzo 2016 15:43
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Roma - Sulla vicenda della banda di rapinatori eliminata dalla polizia egiziana e ritenuta da fonti governative responsabile della morte del ricercatore, le autorità italiane sollevano dei dubbi. Il governo italiano "è determinato a fare piena, totale luce, senza ombre o aloni sulla morte del giovane ricercatore".
"Il caso non è affatto chiuso. Non c'è alcun elemento certo che confermi che siano stati loro" hanno fatto sapere gli investigatori italiani impegnati nell'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni riguardo alla spiegazione fornita dall'Egitto, ricordando che nonostante siano passati due mesi dalla scomparsa del ricercatore, le autorità italiane sono ancora in attesa di ricevere dal Cairo alcuni documenti e atti dell'inchiesta egiziana, ritenuti fondamentali.
Sono almeno tre le incongruenze nella ricostruzione del Cairo, secondo inquirenti ed investigatori. Il primo dubbio è legato proprio al ritrovamento dei documenti di Regeni: non è credibile, sottolineano fonti qualificate, che una banda di sequestratori e rapinatori abbia conservato per mesi passaporto e telefoni, con il rischio concreto di essere scoperti. Chiunque se ne sarebbe liberato all'istante. Il sospetto, dunque, è che quei documenti siano stati conservati da qualcun altro per poi farli saltare fuori al momento opportuno.
Un altro punto che lascia molti dubbi è legato alle sevizie riscontrate sul corpo di Giulio e confermate anche dall'autopsia egiziana consegnata agli inquirenti italiani, difficilmente riconducibili ad una semplice rapina.
Così come non è credibile, secondo le autorità italiane, la vicenda del conflitto a fuoco in cui sono morti tutti coloro che in qualche modo avrebbero potuto fornire informazioni utili.
Allo stato, inoltre, non c'è una sola prova accettabile dal punto di vista processuale che consenta a investigatori ed inquirenti italiani di avere elementi che riconducano l'omicidio del ricercatore ai rapinatori uccisi giovedì 24 marzo.
"Dobbiamo continuare a scavare seguendo le nostre piste per trovare prove certe e fugare i dubbi" dicono le fonti italiane, sottolineando che ad oggi l'Egitto non ha ancora risposto a due richieste ritenute fondamentali: la consegna di tutte le immagini delle telecamere della zona dove abitava Giulio e delle due stazioni della metropolitana che avrebbe dovuto utilizzare la sera della scomparsa - che gli egiziani dicono essere state cancellate o non utili ma che gli investigatori vogliono comunque visionare - e la consegna dei tabulati con l'elenco dei telefoni che il 25 gennaio hanno agganciato la cella che copre la zona dove abitava il ricercatore e di quelli contenenti i cellulari che il 3 febbraio hanno impegnato la cella dove è stato ritrovato il corpo di Giulio Regeni.