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"Resurî 1976-2016. 40 anni dal terremoto del Friuli": il documentario in anteprima in Parlamento
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- Pubblicato Lunedì, 02 Maggio 2016 21:58
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Roma - Il documentario "Resurî 1976-2016. 40 anni dal terremoto del Friuli" si presenta martedì 3 maggio alle ore 11.00 in anteprima nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio.
Presenti la presidente della Camera Laura Boldrini, la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, Giuseppe Zamberletti, allora commissario straordinario per il terremoto, e Diego Carpenedo, già senatore della Repubblica, consigliere e assessore regionale all'epoca della ricostruzione.
"Resurî 1976-2016. 40 anni dal terremoto del Friuli" è stato realizzato dalle Produzioni televisive dell'Agenzia Regione Cronache (ARC) della Regione Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con la sede regionale della Rai per il Friuli Venezia Giulia e il contributo di Rai Teche.
Ne sono autori Mariolina Errico (testo e sceneggiatura) e Giorgio Gregorio (fotografia e regia), con musiche originali di Giorgio De Santi.
In un lavoro di rilettura di quei mesi terribili segnati da lutti e da una difficile ma orgogliosa riscossa sono riproposte anche le famose riprese girate a spalla con una 35 mm da Giulio Mauri e i reportage in bianco nero della Rai.
Prendendo le mosse dal libro "Con le sole mani" di Aldo Barbina, i materiali video e audio dell'epoca sono stati elaborati in una trama narrativa affidata alla voce guida dell'attore friulano Massimo Somaglino.
Il racconto muove dai giorni dell'emergenza, con i protagonisti della mobilitazione - dai vigili del fuoco agli alpini, dai radioamatori ai sindaci -, per proseguire con le fasi della ricostruzione che vide in prima linea le figure dei presidenti della Regione di allora, da Antonio Comelli ad Adriano Biasutti.
La risposta data dalla politica in quegli anni è richiamata nella testimonianza del presidente del Consiglio regionale Franco Iacop, mentre le conclusioni sono tratte dalla presidente della Regione Debora Serracchiani.
Il documentario in dvd dopo la presentazione sarà disponibile a richiesta a titolo gratuito per scuole, associazioni, biblioteche ed enti negli Uffici per le Relazioni con il Pubblico (URP) della Regione dei quattro capoluoghi e di Tolmezzo.
Primo maggio all'insegna della libertà e della verità, nel nome di Giulio Regeni
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- Pubblicato Domenica, 01 Maggio 2016 13:23
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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FVG - A Cervignano, Trieste, Gradisca d’Isonzo e Pordenone, è stata celebrata la festa del 1° maggio. "Da questa terra di lavoro un soffio di libertà" è lo slogan scelto dai sindacati per la manifestazione di Cervignano, dedicata a Giulio Regeni, il giovane ricercatore brutalmente ucciso al Cairo.
Anche agli altri cortei sfileranno striscioni dedicati al giovane e alla richiesta di verità e giustizia sulla sua uccisione.
Tra le tematiche affrontate nelle varie sedi, anche quella delle politiche europee del lavoro, le pensioni e la questione dei migranti, su cui si sono confrontati i sindacati nel tradizionale incontro transfrontaliero tra i sindacati regionali e sloveni, organizzato dal Csi (Consiglio sindacale interregionale Fvg-Slovenia) e svoltosi venerdì 29 aprile.
A Trieste il corteo si è svolto in mattinata da Campo San Giacomo, con arrivo in piazza Unità, dopo aver toccato Piazza Garibaldi, Barriera, via Goldoni, via Ghega, via Roma e Rive. Ha parlato Giuseppe Farina, della segreteria nazionale Cisl.
A Gradisca d'Isonzo, in provincia di Gorizia, c'era Domenico Proietti, segretario confederale Uil. A Cervignano, le conclusioni sono state affidate a Silvana Roseto, segretaria confederale della Uil.
A Pordenone il corteo è iniziato con il tradizionale omaggio al monumento ai Morti sul lavoro. È intervenuto il segretario provinciale Uil Roberto Zaami.
Giulio Regeni, ministro Gentiloni a Radio Rai: ripresa relazioni con Egitto solo con collaborazione seria
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- Pubblicato Venerdì, 29 Aprile 2016 09:27
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Roma - È ancora lontana la verità sull'uccisione di Giulio Regeni e, a quasi tre settimane dal richiamo in patria dell'ambasciatore italiano in Egitto, Maurizio Massari, lo scorso 8 aprile, ancora non si registrano novità.
A rimarcarlo è il presidente della commissione diritti umani del Senato, Luigi Manconi (Pd), che il 29 marzo scorso aveva accolto a palazzo Madama la famiglia del giovane ricercatore di Fiumicello.
Secondo Manconi serve "più decisione" da parte del governo italiano: "Esprimo le mie opinioni personali che non coincidono con quelle del governo. Ritengo che, se continuiamo a seguire quello che mi sembra un eccesso di prudenza, rischiamo di rimanere impantanati e privi di iniziativa, inevitabilmente subalterni a decisioni del regime egiziano".
A suo avviso, si può iniziare ad agire anche sul piano economico: "Il giacimento di gas di Zohr interessa all'Italia ma interessa altrettanto e ancor più all'Egitto" ha detto Manconi. "E non si dimentichi che l'Italia è il secondo mercato europeo, e per certe merci il primo, per i prodotti egiziani".
Manconi inoltre, tramite l'associazione "A buon diritto" di cui è presidente, sta lanciando un appello alla mobilitazione affinché "l'Egitto venga dichiarato paese in questo momento non sicuro, invitando i cittadini europei, in particolare 'i giovani contemporanei' del nostro continente, a non recarvisi".
Manconi quindi si "associa alla preoccupazione" della famiglia Regeni per l'arresto di Ahmed Abdallah al-Sheikh, amministratore della Commissione Egiziana per i diritti e le libertà (Ecfr), "persona nota, in ottimi rapporti con Amnesty International e diventato una sorta di consulente legale in loco per i legali italiani della famiglia" del ricercatore friulano. E, in merito agli arresti di questi giorni in Egitto, parla di "imprevedibile acutizzarsi delle tensioni".
Da parte sua il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in un'intervista rilasciata il 29 aprile a Voci del Mattino su Radio Rai ha affermato che "Per noi il ritorno alla normalità delle relazioni dipende da una collaborazione seria".
"Purtroppo la nostra pressione, la nostra ricerca di verità non ha avuto risposte soddisfacenti", ha detto Gentiloni.
"Il che vuol dire una cosa semplicissima e cioè che se qualcuno immaginava che il trascorrere del tempo avrebbe un po' diminuito l'attenzione dell'Italia e costretto tutti a rassegnarci a un ritorno alla normalità della relazioni, per noi il ritorno alla normalità delle relazioni dipende da una collaborazione seria".
Il ministro ha quindi ricordato che è accaduta "una cosa molto importante nelle relazioni tra paesi, nelle relazioni diplomatiche, cioé che noi abbiamo richiamato a Roma il nostro ambasciatore al Cairo... e questo è un gesto molto forte nei rapporti tra Stati".
"Continuiamo ad esercitare, non solo attraverso quel gesto del richiamo dell'ambasciatore ma in tante forme - ha aggiunto -, anche una pressione diplomatica perché si arrivi alla verità. Sappiamo che non sarà facile".
Per il titolare della Farnesina "finora la collaborazione promessa dall'Egitto" per far luce sull'omicidio di Giulio Regeni "è stata assolutamente inadeguata".
"Sono in corso nuovi contatti tra le procure, - ha aggiunto - mi auguro che l'attività del procuratore Pignatone possa riannodare qualche contatto utile, ma nel frattempo manteniamo la una posizione di insoddisfazione".
Gentiloni ha poi ricordato di aver "parlato della questione Regeni anche nell'ultimo incontro dei ministri degli Esteri dell'Ue a Lussemburgo. C'è consapevolezza generale che si sia trattato di un caso gravissimo nelle modalità in cui è avvenuto e in un contesto all'interno dell'Egitto che è sotto gli occhi di tutti".
"Poi dobbiamo sapere che in questo raffreddamento delle relazioni tra Italia-Egitto ci sarà qualcuno che cercherà di inserirsi per conquistare posizioni privilegiate con Il Cairo. Ma non possiamo essere mossi in modo prevalente da questa preoccupazione", ha concluso il ministro.
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