Nel film “Dio esiste e vive a Bruxelles”: irriverente comicità ma mai blasfema regia di Jaco Van Dormael
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- Pubblicato Domenica, 08 Novembre 2015 13:52
- Scritto da Daniele Benvenuti
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Trieste - Era tra i film più attesi del Trieste Science Fiction Festival, “Dio esiste e vive a Bruxelles” di Jaco Van Dormael.
Commedia fantastica dal humor tipicamente francese, irriverente, divertente fino alle lacrime, con una sceneggiatura briosa e furba. Ed è proprio lo sceneggiatore, T. Gunzig, a presentare sul palco il film, elogiando la città di Trieste per il fatto che è l’unico festival - parole sue - in cui si offre l’opportunità agli sceneggiatori di farlo.
Il regista, Van Dormael, aveva chiesto un’idea originale al suo sceneggiatore e.. voilà! Chissà quanto si sarà divertito il bravo ed esperto regista belga a filmarlo. Il pubblico di sicuro si è divertito tantissimo, tanto da applaudire più volte durante le scene.
La storia è tanto semplice quanto originale. Ea è la figlia undicenne di Dio, padre onnipotente dalle sembianze umane che si diverte a rendere miserabile e sfortunata la vita degli umani dal suo pc di casa. Ea non ha mai visto il mondo, non ha mai conosciuto nessuno, non ha amici. Un giorno si stufa e decide di vendicarsi di suo Padre con uno scherzo che, però, metterà nei guai l’intera umanità.
Il film è una corrente continua di gag, di situazioni paradossali, di tragedie comiche, di vari personaggi tutti molto diversi e originali che si susseguono raccontando le loro vite secondo lo schema di brevi capitoli, ognuno raccontando la propria storia.
Scroscio di applausi per un’opera indovinata che tocca, con una comicità irriverente ma mai blasfema, un assunto inestricabile e discusso da millenni qual è l’esistenza di Dio, con tutte le sue contraddizioni. Chapeau!
Firenze e gli Uffizi in 3D danno il via all'arte targata Kinemax
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- Pubblicato Giovedì, 05 Novembre 2015 23:27
- Scritto da Timothy Dissegna
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Gorizia – Da Firenze a Istanbul, passando per Carrara e la Scala di Milano. Ma anche la Spagna di Goya, la natura di Monet e Matisse, il genio di Leonardo: la stagione 2015/16 de “La grande arte al Kinemax” andrà a esplorare tutti questi scenari, trasportandovi il pubblico comodamente dalle poltroncine del cinema.
La rassegna è partita ieri sera a Gorizia e Monfalcone, portando nelle loro sale l'affascinante “Firenze e gli Uffizi 3D/4K”, mostra virtuale realizzata in collaborazione con Sky Arte HD, Nexo Digital e Magnitudo Film, patrocinatadal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dal Comune di Firenze e con il sostegno di Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Come si capisce fin dal titolo, il film è stata proiettato completamente in 3D, catapultando gli spettatori in ben 10 location museali diverse, sparse per la straordinaria città toscana, e raccontando la storia e l'anima di150 opere, dall'architettura alla pittura passando per la scultura: la complessa cupola di Santa Maria del Fiore, il David di Michelangelo, la Battaglia di Anghiari di Leonardo e tantissime altre ancora.
A raccontare la gloria che Firenze visse durante il suo periodo di massimo splendore, il Rinascimento, è Lorenzo il Magnifico, interpretato da Simon Merrells, che ricorda il suo straordinario mecenatismo: fu grazie alla sua famiglia, infatti, se ancora oggi il capoluogo gigliato è una dei luoghi al mondo più belli al mondo. Ma nemmeno lui, spiega, arrivò a pensare di raccogliere tanta bellezza in un luogo solo: a quello ci pensò un suo discendente.
Che commissionò al Vasari la costruzione degli Uffizi, seconda parte essenziale del film, anche se in origine doveva essere il palazzo delle magistrature fiorentine: oggi, invece, è il museo più visitato in Italia, con circa 2 milioni di turisti all'anno, e uno dei più famosi al mondo. Al suo interno, le telecamere si perdono nella magnificenza delle opere esposte, e con esse gli occhi del pubblico.
Antonio Natali, direttore della celebre Galleria fiorentina dal 2006 al 2015, lo spiega nel documentario: non si può entrare lì dentro con l'intento di stupirsi, come se si cercasse un miracolo, bensì con la voglia di imparare da quei maestri indiscussi che hanno segnato i secoli futuri. E quale miglior modo se non lasciandosi trasportare dalla magia dei marmi finemente modellati o degli affreschi divenuti eterni nelle menti di tutti noi?
Guardando quest'opera vengono i brividi per la bellezza che riesce a raccontare, tutta concentrata in un'unica città! Le immagini raccolte con i droni sono sempicemente mozzafiato e gli effetti tridimensionali, applicati agli stessi dipinti, avvolgono lo spettatore che si trova all'interno di cornici sfarzose. E il clou arriva dalla colonna sonora imponente, che incorona come gioiello inestimabile questo puntino sulla mappa ed epicentro nella Storia.
Le spiegazioni dettagliate sono, ahimè, tralasciate ad intriganti anedotti più che mirate alla tecnica. Ma per potersi concentrare veramente su ogni opera sarebbe stata necessaria una pellicola da 10 ore, mentre l'attuale diventa un perfetto biglietto da visita per Firenze (e l'Italia) all'estero.
Ora non resta che attendere con impazienza il prossimo appuntamento al Kinemax: “Teatro alla Scala. Il tempio delle meraviglie” sarà a Gorizia il 24 e 24 novembre, a Monfalcone solo il 24.
Un Frankestein rivisitato a firma Bernard Rose al Science Film Festival
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Mercoledì, 04 Novembre 2015 20:06
- Scritto da Daniele Benvenuti
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Trieste - È iniziata ieri la 15a edizione del Science Film Festival, forte dei successi dal 2000, anno molto particolare e fortunato per questo genere cinematografico. Festival che, anche quest’anno, si avvale della disponibilità di tre sale: la Tripcovich, il teatro Miela ed il cinema Ariston.
La visione più attesa era un grande classico della letteratura fantascientifica, Frankestein di Mary Shelley, rivisitato in chiava attuale dal regista B. Rose, che i più ricorderanno per Candy Man del lontano 1992 o per l’inquietante e violento Snuff movie del 2004.
Un’impresa non da poco quella di Rose, che ha voluto cimentarsi su uno dei classici più letti e complessi della letteratura fantastica, romanzo spesso riadattato da vari registi. Racconto lungo che, a distanza di quasi duecento anni, ha mantenuto intatto ed attuale il suo spirito, il suo dilemma, il suo fascino.
Il bravo Rose –che si è confezionato ad hoc la sceneggiatura e ha curato anche la fotografia– è riuscito ad adattare in maniera brillante e personale il racconto in chiave contemporanea. La voce personale e sussurrata in prima persona è quella della sua coscienza e mi ha ricordato più volte i passi di alcuni celebri racconti di Dostoevskij come “Memorie dal sottosuolo” o “Delitto e castigo”, sia per la laidezza di certe ambientazioni che per il modo di raccontarlo, con soliloqui intimi, critici e spietati.
Il suo obiettivo rispecchia perfettamente l’assunto del romanzo originale, ovvero raccontare quella coscienza di cui sono dotati gli uomini, facendola nascere poco a poco come succede con i bambini, non a caso la prima scena vede Adam, che esternamente dimostra gli anni di un ragazzo maturo in realtà è appena nato, succhiando latte da un biberon in posizione fetale.
Adam, nato dall’ingegneria genetica, è un eroe romantico contemporaneo che cerca conforto in un abbraccio fraterno, splendido il personaggio del negro cieco: i due diventano grandi amici, o nell’amore di colei che dovrebbe essere sua “madre”. E invece trova solo ostilità, violenza, degrado umano.
Ben presto, però, si capisce che qualcosa, nella programmazione, è andato male. Il neonato non è perfetto e sembra ammalarsi seriamente. Gli altri due protagonisti del film, i due dottori/padri “biologici” di Adam, decidono che bisogna sbarazzarsene. La scienza, il mondo, hanno bisogno di esseri perfetti. Da qui, ovviamente, si scatena l’inferno. Un inferno che Adam inizia a conoscere da subito, da quando è costretto a fuggire. Acquista sempre maggior coscienza e realizza il fatto atroce di essere un diverso, un “Mostro”, pertanto rifuggito, maltrattato, deriso. Una coscienza troppo pesante da portare in giro per il mondo, da solo, ma che rivendica dal più profondo del suo spirito, fino alla fine: “I am Adam, I.. am!”
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