La filosofia secondo Woody Allen nel suo enigmatico "Irrational Man"
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- Pubblicato Mercoledì, 30 Dicembre 2015 12:54
- Scritto da Timothy Dissegna
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La filosofia è cosa del secolo scorso, si dice. In effetti, la figura del grande pensatore oggi è sempre più ignorata, preferendo concetti ben più concreti alla mera speculazione intellettuale che per secoli ha riempito le pagine di libri e oggi “tormenta” gli studenti. E parlare di tutto ciò con un giovane d'oggi non produrrebbe quasi sicuramente reazioni positive.
Se lo fa Woody Allen, però, tutto diventa più facile e affascinante. Perché il suo ultimo film, “Irrational man” uscito da poco nelle sale italiane, usa proprio i grandi concetti filosofici da Kant fino agli Esistenzialisti del '900 per portare in scena una commedia dalle tinte noir, come ci ha già abituato il grande regista americano. Senza rinunciare al sorriso, seppur amaro.
Abe Lucas (Joaquin Phoenix) è un professore di Filosofia celebre per le sue idee e per il fascino che esercita sulle sue studentesse. Quando si trasferisce al college Brailyn, tutta la scuola è in subbuglio per il suo arrivo: curiosissima di seguire le sue lezioni è la giovane Jill Pollard (Emma Stone), che guarda con interesse quest'uomo di cui tanto si parla. Sarà questione di poco prima che lui stesso la noti, dando vita a un rapporto docente-allievo sempre sul limite del coinvolgimento sentimentale.
La vita scorre monotona per Abe, fino a quando una conversazione origliata per caso in un bar non gli accende qualcosa dentro: da lì in poi avrà un obiettivo che gli farà guardare la vita con occhi nuovi mentre, paradossalmente, escogita la morte. E sempre più velocemente il suo piano prende forma, come un vortice in ascesa, tanto perfetto da non essere impeccabile però, alla fine.
E in tutto ciò l'amore per il sapere dove sta? Non solo nei discorsi tra la Stone e Lucas, quest'ultimo strepitoso nel suo cinismo, ma nello scheletro stesso del film: ogni gesto diventa la proiezione reale di quella che lo stesso professore non si fa scrupolo, nella sua prima lezione, a definire “masturbazione verbale”. Ed ecco quindi che il pensiero di Heidegger, Sartre e tanti altri diventano lo specchio dei comportamento dei protagonisti.
Allen dimostra ancora una volta il suo amore per l'Europa, con una commedia pronta a sfociare nel thriller in un modo quasi istintivo. Un film che si apprezza anche senza aver seguito chissà che lezioni di filosofia, ma che farebbe la gioia di qualsiasi studente alle prese con il ripasso di temi tipicamente affrontanti in quinta liceo: con l'aggiunta di qualche risata e con il sorriso della Stone che ripaga totalmente il biglietto.
La Forza è tornata con il nuovo Star Wars. Ma occhio alla retorica politica...
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- Pubblicato Mercoledì, 30 Dicembre 2015 12:52
- Scritto da Timothy Dissegna
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Spade laser, alieni mostruosi, esplosioni mirabolanti nello spazio: l'universo di Star Wars mancava ormai da diversi anni ai tantissimi suoi fan, “saziati” non completamente dai sequel sottoforma di film di animazione targati Disney, da quando questa ha acquistato i diritti da George Lucas. E quest'anno, finalmente, ecco il tanto atteso ritorno della saga.
“Star Wars VII: Il risveglio della Forza” era il titolo più atteso di quest'anno, diretto da un fan stesso delle due trilogie con un lungo passato da sceneggiatore di serie tv (Lost) com'è J.J. Abramas. E che l'opera in sè sia un tributo alle pellicole precedenti lo si capisce fin da subito, con un riavvolgimento del nastro che fa partire tutto come se fosse l'episodio numero uno: dal pianeta Jakku, lo stesso di Luke Skaywalker.
I vecchi personaggi, però, rimangono nell'ombra all'inizio. Il sipario si alza, infatti, sui tre nuovi protagonisti dell' “era Abramas”: Rey, ragazza che aspetta il ritorno della sua famiglia e che lotta per sopravvivere nel deserto (interpretata da Daisy Ridley); Finn, clone con la crisi di coscienza che fuggirà dall'Impero per poi ritrovarvisi contro (John Boyega) ; e Kylo Ren, il nuovo malvagio che ricalca le orme del più terrificante Darth Vater, invischiato ancora una volta nei rapporti di parentela crudeli già visti nei film antecedenti (Adam Driver).
Obiettivo per i primi due personaggi sarà, ancora una volta, scampare alla terribile furia distruttiva del Primo Ordine. Che, a sua volta, ha dato vita a un progetto di dominio assoluto sull'universo: a contrastarlo c'è solo la Resistenza, campeggiata dall'ex Principessa Leila (Carrie Fisher). E chi guiderà Rey e Finn da lei? Il sempreverde Han Solo (al secolo Harrison Ford) e l'immancabile Chewbecca.
Il mix di vecchio e nuovo ha il merito di lasciar aperta una porta anche a chi i titoli prima non li ha visti, o non si è mai interessato di approfondire. Certo, alcuni passaggi risultano un po' complicati se non si ha un almeno limitato background delle “puntate precedenti”, ma in fin dei conti lo schema che Abrams segue fa riemergere il passato e delinea già un futuro, destinato a proseguire nei prossimi due capitoli: una nuova trilogia è iniziata. Con una certa influenza di altri film che piacciono tanto al pubblico giovane: su tutti, gli Hunger Games.
Più sottile è invece il costrutto politico che si nasconde dietro il film: la sua uscita in questo periodo potrebbe anche non essere così casuale e, se si guarda bene tra le righe, si scorgono tanti riferimenti che hanno già caraterizzato le opere della Disney: la scelta dei due protagonisti, un ragazzo di colore e una donna, danno un chiaro messaggio di “tutela delle minoranze”, mentre gli ufficiali dell'Impero assomigliano tanto a quelli dell'Armata Rossa.
Potrebbe apparire tutto ciò come delle forzature, ma in quanto a messaggi subliminali la Disney non è seconda a nessuno. Ma con questo si va oltre Star Wars, ciò che rappresenta, i suoi bei messaggi di coraggio e amore che l'hanno reso famoso in tutto il mondo: bisognerà vedere se adesso non sarà il Lato Oscuro della Forza a vincere. Non sulla pellicola ma sull'animo degli spettatori.
Chiude S/paesati con un doppio matinée allo Sloveno
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- Pubblicato Lunedì, 30 Novembre 2015 21:34
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Associazione S/paesati – eventi sul tema delle migrazioni è giunto alla fine della sua alla sua XVI edizione con un doppio matinée, mercoledì 2 dicembre alle ore 9.00 e alle ore 11.00 al Teatro Sloveno, uno spettacolo ZINDABAD – VIVA adatto agli studenti, ma aperto a tutti, per affrontare il tema dell’asilo assieme ai profughi e offrire degli spunti di discussione e approfondimento.
ZINDABAD – VIVAcon la partecipazione dei rifugiati accolti da ICS,a cura di Barbara Sinicco. Può una storia d’amore smuovere l’arido cuore di un dittatore che vigila alla frontiera Iran-Turchia? Sì, se la storia è quella di “Leila e Majnun”, i Romeo e Giulietta d’Oriente, e se a raccontarla, tra realtà e finzione scenica, con ironia e generosità, sono i giovani che da quella frontiera ci sono realmente passati.
Info:www.spaesati.org
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