Decretati i vincitori del Science+Fiction film Festival 2015
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- Pubblicato Lunedì, 09 Novembre 2015 23:51
- Scritto da Daniele Benvenuti
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Trieste - È terminata domenica sera, con le premiazioni finali, la quindicesima edizione del Trieste Science+Fiction film Festival 2015, la kermesse internazionale dedicata ai film e ai corti del genere fantastico. Tante produzioni da paesi di tutto il mondo hanno reso ancora più ricca la manifestazione di quest’anno. I premi da assegnare erano sette.
Eccoli: Wyrmwood dell’australiano Roache-Turner vince il Premio Asteroide, riservato ai migliori registi emergenti di genere science fiction e fantasy.
A Polder di S. Schwarz e J.M. Gruntal va il Meliés d’Argento per il miglior lungometraggio fantastico europeo. Film molto attuale ispirato e ambientato all’interno di un videogioco che gioca continuamente sul labile confine tra vita reale e virtuale.
Il secondo Meliés d’Argento, quello per il cortometraggio migliore premiato dal pubblico, è andato ad O. Sharp col suo The Karman Line.
A Nina Forever, commedia horror-romantica dalle tinte gotiche di Ben e Chris Blaine, va il premio Wonderland, il secondo assegnato in collaborazione con l’omonimo magazine di Rai 4 dedicato all’immaginario fantascientifico. Si consolida così la collaborazione tra la kermesse triestina e la produzione del canale Rai. La Rai, inoltre, ha già acquistato tre opere viste durante il festival che andranno in onda tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2016.
Lo spaventoso horror mozzafiato Howl di Paul Hyett vince il premio “Nocturno” per le prime migliori visioni, un tempo dedicato ai soli registi nostrani, ora attualizzato e internazionalizzato. Il suo terrificante licantropo ci ha tenuti tutti attaccati alle poltrone, facendoci sussultare di paura!
In concorso per il Meliès d’Oro il film austriaco Goodnight Mommy, un film horror psicologico destabilizzante e di grande impatto emotivo.
E per finire, il Premio del Pubblico è andato a What we do in the shadows, originalissimo e divertentissimo film-documentario sui vampiri. Film neozelandese firmato, prodotto e sceneggiato dai genialiT. Waititi e J. Clement, due idoli in patria. I vampiri esistono davvero, abitano a Wellington, e hanno gli stessi problemi degli umani.
Tanti erano i film e difficili le scelte dei giudici, ma al di là di premi e gusti, questa quindicesima edizione del Trieste Science+Fiction film Festival ci ha regalato grandi visioni e forti emozioni; sei giorni di grande cinema in cui abbiamo potuto conoscere nuovi talenti e rivedere qualche vecchia conoscenza, e che hanno reso Trieste il faro del cinema fantastico internazionale.
Intervista al regista Stephen Fingleton del film The Survivalist
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- Pubblicato Lunedì, 09 Novembre 2015 22:47
- Scritto da Daniele Benvenuti
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Trieste - La quarta giornata del Trieste Science Fiction Festival, che si è svolto a Trieste dal 3 al 8 novembre, aveva in programma il debutto di un regista irlandese di cui sentiremo sicuramente ancora parlare, Stephen Fingleton, col suo primo lungometraggio intitolato “The Survivalist”, in concorso per i premi Asteroide e Melies d’Argent di questa edizione.
Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e rivolgergli qualche domanda.
Da dove viene l’idea del film?
Da un documentario americano intitolato Collapse, che racconta di una società troppo legata alla produzione e al consumo di combustibili fossili e petrolio e che, una volta esaurite totalmente, la mette seriamente in crisi portandola al declino fino alla sua graduale scomparsa. Mi sono immaginato nella mia testa le possibili conseguenze e le reazioni delle persone.
E così ha deciso di trasferire le risposte ai suoi quesiti sui tre personaggi.
Tre personaggi molto diversi tra loro che creano una serie di reazioni molto variabili, a seconda della difficoltà da affrontare. Mi sono chiesto quali sarebbero state le possibili reazioni in determinate situazioni di pericolo, anche mortali. Capire fino a che punto si può spingere l’essere umano pur di sopravvivere.
Tre personaggi per tre attori sconosciuti ma straordinari. Immagino li abbia scelti lei.
Ho fatto leggere e poi rileggere lo script a vari attori davanti ad una platea prima di scegliere. Martin McCann, Olwen Foueré e Mia Goth si sono rivelati tre attori eccezionali e molto collaborativi. Devo anche aggiungere che mi piace interagire con gli attori, chiedendo loro cosa ne pensano e magari chiedendo suggerimenti su eventuali modifiche allo script secondo il loro modo di sentire ed esprimersi.
Un film che, a mio avviso, ha i suoi punti di forza nella psicologia dei rapporti umani e nel fatto di non essere descrittivo ma di lasciare aperto il racconto e quindi di trattenere lo spettatore in un crescendo di suspance e profondo turbamento.
Sì, i personaggi ed i rapporti umani che si instaurano tra loro e tra loro e l’ambiente esterno rappresentano il fulcro del film. È attraverso i loro comportamenti, sempre mutevoli e adattabili a seconda della situazione, che intuiamo fin dove è capace di spingersi l’essere umano in caso di vita o di morte. Per quanto riguarda la suspance e l’incertezza dell’intera storia, metà dell’opera è senz’altro dovuta al sonoro. Pensi che tutti i suoni che ha sentito durante il film sono stati registrati e montati dopo aver girato le scene. È stato molto strano, soprattutto all’inizio, girare le scene e non sentire altro che silenzio, un silenzio profondo e naturale cui non siamo abituati. Aver ricreato dei suoni tanto reali, a volte spaventosi, beh, io credo che questo difficile lavoro di post-produzione abbia aumentato molto il valore e la drammaticità del film stesso.
Dopo il successo di critica e pubblico al Festival di Tribeca, ha già in mente il suo prossimo film?
Sinceramente non ne ho idea. Magari mi farò ispirare di nuovo da un altro documentario, (sorride n.d.r.)
Index Zero l'esodo della speranza di Sportiello al Trieste Science + Fiction
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- Pubblicato Domenica, 08 Novembre 2015 14:24
- Scritto da Sara Galiza
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Trieste – Il giorno 5 novembre, alle ore 18, al Teatro Miela è stato proiettatato “Index Zero”. Il film èstato premiato nel 2014 al Trieste Science + Fiction, con il Meliés d'Argent, e quest'anno è in gara per il Meliés d'Or.
Si tratta di una produzione italiana del 2014, che vede alla regia Lorenzo Sportiello. Il film èstato girato in Bulgaria, e si avvale di un cast internazionale. Protagonisti della vicenda sono Kurt, Sam Merrels e Eve, Ana Ularu, che sono chiamati a dare vita a una vicenda ambientata nel 2035, in un futuro non troppo distante e, purtroppo, spaventosamente verosimile, dove gli individui vengono valutati solo in base alla loro capacità di produrre.
Nel mondo creato da Sportiello è importante non disperdere risorse economiche che altrimenti andrebbero a pesare sulle spalle di un'Europa già sufficientemente vessata. Il paesaggio è lunare e post-apocalittico, la fotografia è notevole e mai scontata. Molto efficaci risultano essere i tagli d'immagine dati alla scena (caldamente sconsigliata ai claustrofobici) della fuga della giovane coppia attraverso un angusto cunicolo. Il tunnel collega due mondi agli antipodi: una specie di terra di nessuno sorge, addossata alle mura degli Stati Uniti d'Europa. Dalla baraccopoli senza nome, pagando, è possibile cercare di arrivare dall'altra parte della barriera.
La distopica realtà dispiegata da Sportiello ci mostra un mondo devastato dalla lotta di classe. Non sono pochi i rimandi in “Index Zero”all'attualità: risultano spietate le assonanze con le immagini che riempiono da mesi le prime pagine dei giornali, di centinaia di migliaia di individui in fuga.
L'esodo della speranza, è forse la principale tematica di questa pellicola. Il titolo richiama la caratteristica che i migranti devono avere per poter restare all'interno dei confini degli Stati Uniti d'Europa: indice zero, appunto, nel rapporto tra produttivitàe consumo di ogni individuo. Kurt e Eve dopo aver attraversato tutta l'Europa, dipinta come una landa desolata, riescono ad accedere alla fortezza, Eve però aspetta un bambino. Un figlio costa caro, rappresenta uno spreco enorme. Kurt si trova a dover scegliere se abbandonare la propria compagna e il loro bambino al proprio destino, o se essere espulso a sua volta. La risposta è scontata. E il finale del film lascia presupporre che germi di speranza convincano gli uomini a ribellarsi ad un sistema che li vorrebbe schiavi del sistema economico.
Il film pur presentando non pochi aspetti positivi, si presenta incompleto nell'esposizione della vicenda. Tutto quello che era stato costruito con dovizia di particolari, viene arrangiato in un finale frettoloso che non aiuta lo spettatore. Pur non ritenendo necessarie eccessive strizzate d'occhio alle capacità di comprensione del pubblico, è un peccato veder vanificata una costruzione dell'ambientazione quanto dei personaggi semplice e armonica. La frontiera rimane il grande sfondo di questa storia, che vede l'uomo messo contro un altro uomo, impegnato fino alla morte nella ricerca disperata di un futuro degno.
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