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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Oriente ed Occidente a confronto a far East Film Festival

Oriente ed Occidente a confronto al far East Film Festival

Domani l’incontro sugli intrecci culturali tra East e Ovest e la prima mondiale del peplum-fantasyThermae Romae

 

 Se nella vita quotidiana è ormai normale imbattersi nei segnali dall'Estremo Oriente (pensiamo al cibo e alla moda), per i prodotti come il cinema, la narrativa o la musica solo da poco si sono sviluppate iniziative editoriali totalmente dedicate.

 

Per indagare sulle ragioni di questa distanza e sulla necessità di superarla, sulle possibilità economiche (non solo culturali) che ne possono derivare, Far East Film ha organizzato al “Giovanni da Udine” sabato 21 aprile alle 18.15 l’incontro Scambi culturali tra Oriente e Occidente (ingresso libero).

 

Al tavolo dei relatori si riuniranno alcuni tra i maggiori soggetti di iniziative d’importazione culturale dall'Oriente: Andrea Occhipinti (per la Lucky Red), Lorenzo Ferrari Ardicini (CG - Home Video), Andrea Berrini (Metropoli d'Asia, casa editrice completamente riservata alla letteratura asiatica). A moderare il dibattito, il giornalista inglese Patrick Frater, direttore del più importante sito web sull’industria cinematografica asiatica (Filmbiz.asia), e il giornalista di SkyTg24 Pio D’Emilia, vecchio amico del FEFF.

 

Tra gli ospiti del panel, il regista giapponese Takeuchi Hideki, che alle 20.15 presenterà in prima mondiale il suo attesissimo peplum-fantasy Thermae Romae (uscirà nelle sale giapponesi il prossimo 28 aprile).Tratto da un noto manga, con vasto seguito anche in Italia, il film narra le gesta dell’architetto Lucius (il divo nipponico Abe Hiroshi, assolutamente perfetto per il ruolo!) che, dall’Antica Roma, si ritrova improvvisamente catapultato nel Giappone contemporaneo con tutte le conseguenze del caso.

 

Girato a Cinecittà e nei dintorni della Capitale, il film è affollato di comparse italiane e, qui e là, fa ricorso all’uso del Latino (qualche prof impugnerà la penna rossa!) e ad arie d’opera (tra queste, la Marcia trionfale dell’Aida). La sceneggiatura accumula gag su gag e non risparmia colpi di scena, sfruttando con invidiabile creatività l’artificio narrativo del viaggio nel tempo, e i miracoli digitali fanno il resto, assieme ai vari set romani e all’accuratezza dell’intera operazione. Cecil B. DeMille, re indiscusso dei peplum hollywoodiani, avrebbe sicuramente approvato!

 

Link al trailer del film Thermae Romae http://youtu.be/5-Qns0njjVU di Takeuchi Hideki








Il countdown è terminato: al via Far East Film 2012

Il countdown è terminato: al via Far East Film 2012

Venerdì 20 aprile, sotto i riflettori dell’opening night, l’irresistibile Sunny e il nerissimo Hard Romanticker. 

Il countdown sta per toccare lo zero: mancano pochissime ore all’apertura ufficiale di Far East Film, il grande Festival friulano dedicato al cinema popolare asiatico in programma al Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” e al Visionario dal 20 al 28 aprile! Con 57 titoli (più 5 cortometraggi), l’edizione numero quattordici documenterà le tendenze cinematografiche dell’Estremo Oriente emerse negli ultimi 12 mesi.

 All’interno della selezione (la squadra del FEFF ha esaminato più di 400 pellicole) ci saranno 2 anteprime mondiali, 14 anteprime internazionali e 16 europee: il meglio delle produzioni di Cina, Hong Kong, Taiwan, Giappone, Corea del Sud, Thailandia, Malesia, Indonesia, Filippine e Singapore.
Ad aprire ufficialmente le danze, domani 20 aprile, sarà la prima italiana del coreano Sunny, visto in patria da più di 7 milioni di spettatori. Il regista Kang Hyoung-chul, che aveva già divertito il pubblico udinese con Scandal Makers (2° posto all’Audience Award 2009), ha realizzato un’irresistibile commedia corale, spassosa e commovente, sull’amicizia femminile: un’opera dove passato e presente si scambiano continuamente la pelle, tra nostalgia e sorrisi, musica e lacrime, per ricordarci che “l’unione fa la forza” non è solo una formula ormai fiacca e vuota.L’opening night proseguirà, quindi, con la prima europea del giapponese Hard Romanticker: Cupo e crudele, il film racconta le avventure violente del giovane delinquente Gu, ispirato alla vera vita del regista (Gu Su-yeon). La storia si sviluppa con ritmo sostenuto e propulsivo e sprazzi di umorismo nero, completamente immersa in un’atmosfera nerissima (lotta fra bande, sesso, droga). Per i critici internazionali, la risposta nipponica al supercult Arancia meccanica.


Se moltissime attese – com’è prevedibile – sono concentrate sulla prima mondiale di Thermae Romae, il fantasy-peplum di Takeuchi Hideki, è ovviamente impossibile concentrare tutti gli highlight del Festival in poche righe: c’è davvero l’imbarazzo della scelta, dal ritorno del mitico Johnnie TO alle numerose commedie d’amore, dalle sorprese targate Sudest Asiatico all’esplosiva closing night con The Viral Factor di Dante LAM. 


Il FEFF 14, però, non darà spazio soltanto all’Oriente contemporaneo ma anche al suo passato, studiando attraverso 10 titoli uno dei periodi più scuri (ma, culturalmente, più fertili) della storia della Corea del Sud: gli anni Settanta. The Darkest Decade, questo il titolo della preziosa retrospettiva firmata da Darcy Paquet, racconterà come a dispetto dell’ambiente politicamente e socialmente duro, repressivo, caratterizzato da una feroce censura alcuni registi abbiano scelto, con grandi risultati, di rimanere attivi per tutto il decennio, producendo così alcune delle opere più memorabili della storia del cinema nazionale.

Novità del 2012, oltre alla fiera dell’Est (Fareastville) che animerà il centro cittadino per tutta la durata del Festival assieme all’atteso Cosplay Contest del 22 aprile, la programmazione di due mostre: la prima, in collaborazione con l’associazione Hamelin di Bologna, incentrata sul nuovo fumetto cinese, e la seconda sugli scatti d’autore del grande regista cinese Zhang Yuan, che ci premetterà di conoscere più da vicino i giovani outsider di Pechino (Beijing Flickers).

 








Manuela Galliussi, attrice udinese di casa a New York

Manuela Galliussi, attrice udinese di casa a New York: La mia casa è negli Usa, il mio cuore è a Udi

Manuela Galliussi, udinese, “iniziazione allo spettacolo” nel più classico dei modi, con la danza, al Piccolo Teatro Città di Udine, “volevo fare la ballerina” dice, poi la folgorazione con il teatro di parola, la volontà ferrea di chi si è allenato con la danza, unita ad un talento e ad un carattere solare che aiuta, soprattutto in un mestiere che non risparmia le delusioni, nemmeno ai più bravi. L’abbiamo intervistata in un momento in cui la sua vita professionale sta procedendo spedita verso la concretizzazione di una passione che ormai è mestiere, così per non perdere il filo con una giovane donna  friulana che ha scommesso, con coraggio su sé stessa. Allora Manuela cominciamo dall’inizio. Oddio…vado random…scrivo di getto quello che mi viene...dunque parto dicendo che volevo danzare, avevo sette anni quando ho iniziato, e poi nove quando ho cominciato a fare teatro…mi era chiaro da subito che quella sarebbe stata la mia vita. Ricordo che dopo uno spettacolo ( avevo 13 anni) mio fratello mi disse: sei fortunata perché la tua passione può essere il tuo lavoro, la tua vita. Mi pare che Andrea, tuo fratello, avesse ragione. Infatti. A 18 anni mi trasferisco a Roma mi diplomo alla Silvio D’amico e inizio a lavorare al cinema e in televisione. Ho avuto la fortuna di lavorare con registi sensibili e attenti come Valerio Binasco, il quale mi ha affidato nella sua prima regia cinematografica il ruolo di Valentina, una ragazza non vedente e con Fulvio Ottaviano che con “La talpa al bioparco” mi ha fatto scoprire il mio lato comico. Nell’agosto nel 2006 mi trovo “costretta” a rimanere a Roma per girare un film : un thriller psicologico su un gruppo di sopravvissuti. Un mio amico mi chiama e mi parla di questa “acting coach” americana,  Susan Batson che lavora con Juliette Binoche e Nicole Kidman: “ Manu fa un seminario per dieci giorni a Roma”. Ti sarai detta ancora seminari, un classico in Italia, tanto per prendere tempo. Già, sai i tempi, nel mio mestiere, tra un lavoro e l’altro vanno usati altrimenti è durissima restare ad aspettare. Insomma questo mio amico insiste. Ed eccolo lì: l’incontro che ti cambia la vita. I primi tre giorni di laboratorio penso che questa donna è solo una pazza e sto spendendo male i miei soldi….e poi…bam..colpo di fulmine.
Susan mi ha insegnato cosa vuol dire ricercare la verità dentro sé stessi e come trasferirla al personaggio. Mi ha dolcemente spinto ad andare all’estero, e mi ha finalmente fatto capireo che i miei sogni non erano utopie ma erano  delle belle mete da raggiungere. E così che è iniziato il tuo viaggio, Londra, Parigi, ed ora hai casa a  New York, dico bene?
Si. Ho lavorato Con Juliette Binoche e Susan Batson a Parigi e nel 2009 ho ricevuto il visto artistico per poter lavorare negli Stati Uniti. Per il primo anno , pur avendo il visto, non ho messo piede in America. Volevo con tutta me stessa lavorare nel mio Paese, cambiare le cose. Nel 2010 ho fatto avanti e indietro tra impegni a Roma e Nyc, ho partecipato ad uno stupendo spettacolo teatrale “La Malattia della famiglia M” per la regia di Fausto Paravidino, che mi ha affidato il ruolo di Maria in una commedia “checoviana” in cui tutti sono malati di amore, della mancanza di amore, di comunicazione, nessuno sa dare e nessuno sa ricevere. Qualche fiction, ti abbiamo vista in  “Distretto di Polizia”, “I Liceali” e “Crimini bianchi” poi la svolta con New York che diventa casa.
Proprio così,  gli impegni a NYC si sono infittiti. Ho girato una webseries “The Realm” diretta da Caio Ribeiro e dei film “Days and Nighys” di Jacques Zanetti, “The prescription” di Film Medina, “When dogs run free” di Dan Cowen. Attualmente sto girando Placebo di Justin Ho e a fine mese “The Liberation of James Joyce” di Ryan Alexander. E l’Italia? Non ti manca casa tua? Voglio ancora lavorare nel mio paese ma ero troppo stanca di combattere  contro un muro di gomma.  I pugni e le urla rimbalzavano e mi colpivano così forte che mi avevano stordito e mi stavano mandando al tappeto.
Non è sempre facile, lontani  dagli affetti e da tutto ciò che culturalmente ti è famigliare ma l’energia della sfida, della possibilità mi sono necessarie. Ora sto scrivendo una “webseries” e tra poco aprirò una casa di produzione. Così potrò anche raccontare l’Italia senza stereotipi e tenere il filo ben avvolto con la mia terra ed Udine e che è la mia memoria.

Fabiana Dallavalle








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