“45 anni” : dramma intimista di grande qualità interpretativa
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Mercoledì, 25 Novembre 2015 15:14
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Cosa potrebbe mettere in crisi il rapporto di una coppia serena e felicemente sposata da 45 anni? Soltanto un segreto molto ingombrante. Kate (una sublime Charlotte Rampling) e Geoff (il bravissimo Tom Courtenay) si preparano a festeggiare il loro 45° anniversario di matrimonio.
Ma un evento inatteso si presenta da subito come un terribile fantasma che sconvolge la tranquilla routine domestica e dà l’avvio ad un intreccio pieno di “punti di svolta”. Meglio non svelare quale sia questo elemento, per non rovinare il gusto ed il piacere allo spettatore.
Ciò che affiora palesemente da questo dramma familiare è la potenza oscura e redentrice di quell’entità –indefinibile e personale– che chiamiamo “amore”. È l’amore il “tema” principale di questo film che è, a mio avviso e a tutti gli effetti, un “film d’autore”. È l’amore vissuto, messo in dubbio, sofferto dai due non più giovani protagonisti lo specchio che si riflette su tutti noi e ci pone naturalmente delle domande, ci insinua il grande dubbio sull’amore e sulle sue possibili conseguenze. Fino a dove si è capaci di arrivare per amore?
L’amore eterno ed inattaccabile e la felicità non sono come il sole o la bruma della desolata campagna inglese, che spuntano tutte le mattine di tutti i giorni (bellissime le aperture di scena sulla campagna per ogni giorno della settimana), sono qualcosa che bisogna coltivare e non dare per scontate. Perché non basta arrivare ad una certa età per smettere di sognare, o scegliere.
Memorabili il discorso di Geoff e la scena finale del ballo col primo piano sul viso sofferto e pieno di dubbi di Kate.
Film presentato in anteprima ed in concorso al festival di Berlino 2015 dove sono stati premiati come migliori attori i due protagonisti. Dramma sentimentale di grande intensità e pathos di bergmaniana memoria. Ma vale certamente un plauso particolare il talentuoso e giovanissimo regista e sceneggiatore inglese Andrew Haigh (classe 1973) per questo suo primo lungometraggio. Sceneggiatura affilata come una spada, coerente, leggera che riesce a trattare temi tanto complessi e delicati come l’amore, la senilità, la felicità, regalando una grande lezione di vita a giovani e anziani.