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Gio03282024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

1001 crisi. Un grande film dal Portogallo tra realtà e poesia

Trieste – Non c’è molto da aggiungere quando nelle sale cinematografiche compare un capolavoro. Non c’è granché da segnalare, semmai da lodare lo spirito creativo e l’energia innovativa con cui è stato realizzato.

Miguel Gomes, portoghese, 44enne, è il regista. Il film è “Le mille e una notte. Arabian Nights”, dove l’Arabia è solo una scusa per raccontare la crisi del Portogallo. E il Portogallo è una scusa per raccontare la crisi dell’uomo moderno, trascinato da un mondo in caduta libera.

Una crisi profonda e vasta, tanto che per raccontarla tutta Gomes ha prodotto una trilogia (in cui ha collaborato anche alla sceneggiatura) della durata complessiva di circa sei ore: Inquieto è il primo film. Seguono Desolato e Incantato. Tre “episodi” o “volumi”, li definisce il regista, come fosse un’opera enciclopedica. E, in effetti, lo è.

Impossibile, dunque, etichettare un’opera così eclettica e versatile perché dentro c’è di tutto: comico-realismo, (sur)realismo, stile documentaristico, epico, allegorico, amoroso, parabolico, iperbolico, fiabesco, fantastico, politico...

Tutto è legato dalla finzione che sia Sherazade a raccontare le storie, per interrompere la serie delle uccisioni, dopo che il regista è fuggito lasciandole la responsabilità del narrare, nel senso più antico del termine: narrare per creare poeticamente. E quindi spingere lo spettatore oltre la superficie di quanto sta vedendo verso il significato profondo di quanto Gomes vuole comunicare.

Spinge lo spettatore, per esempio, a chiedersi che rapporto simbolico ci sia tra una portentosa e magica erezione che prima esalta e poi affligge i governanti portoghesi riuniti per applicare il diktat economico della “troika” da una parte e dall'altra i tagli di stipendi, pensioni e sanità, la disoccupazione, la chiusura dei cantieri e il famigerato rapporto tra PIL e deficit.

In effetti sembra di percorrere la vicenda della politica italiana, oltre che sud europea. Non si fatica molto a notare la critica feroce che Gomes porta alla politica comunitaria, agli effetti devastanti che ha prodotto nel tessuto sociale operaio e popolare del suo Paese.

Sullo sfondo di una nazione che fa i conti con la propria “saudade”, si anima un mondo allegorico e di denuncia che colpisce tanto in profondità perché gli strumenti della narrazione sono gli stessi della poesia.

Inoltre il film è sottotitolato e la lingua originale è una melopea carezzevole e suadente che conferisce a tutto un’atmosfera ancora più affascinante.

[Roberto Calogiuri]

FilmForum Festival chiusa l’edizione più intensa

Filmforum Festival chiusa l’edizione più intensa

Gorizia - Con il compimento del suo ventitreesimo anno di vita il FilmForum Festival chiude una delle edizioni in assoluto più ricche e partecipate della sua ormai lunga storia. Svoltasi tra il 9 e 15 marzo, per la prima volta nella sola città di Gorizia - ospite dalle strutture dell’Università degli Studi di Udine, della Cassa di Risparmio di Gorizia e dell’associazione Palazzo del Cinema – la rassegna ha visto, in un’intensa programmazione di conferenze, seminari, giornate di studio e proiezioni, la partecipazione di più di settecento tra artisti, studiosi intervenuti, studenti e semplici curiosi. Per una settimana Gorizia è divenuta quartiere generale di una comunità scientifica internazionale, con ospiti e relatori da sedici diversi paesi dentro e fuori dall’Europa, riunitisi per discutere intorno ai due progetti di ricerca che hanno preso forma proprio internamente al gruppo di lavoro del FilmForum.

Grande interesse hanno riscosso le esposizioni degli artisti invitati a raccontare due diverse visioni del Cinema: il premio Oscar Kevin Brownlow ha parlato di fronte a una platea di centocinquanta persone della sua doppia missione di regista ed eminente storico del cinema muto. Altrettanto attesa l’intervista a Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, tra i principali animatori italiani del cinema sperimentale degli ultimi trent’anni, impegnati in una lunga conversazione con un auditorio internazionale.

Tra i momenti più significativi e partecipati è impossibile non ricordare gli interventi inaugurali di Pierre Bayard e del filosofo Maurizio Ferraris in apertura del festival. Riguardo ai lavori inerenti al progetto Bodifications – Mapping the Body in Media Cultures si segnalano in particolare la lectio di Linda Williams, riconosciuta studiosa americana fondatrice della disciplina accademica di studi della pornografia – e l’intervento di Jack Halberstam, teorico di gender e identità sessuali in transizione.

Grande successo di pubblico anche per le proiezioni serali, che hanno visto un deciso incremento una media più del 50% di affluenze rispetto alle scorse edizioni. Un’intensa programmazione di cinque serate al Kinemax di Gorizia, tra proposte nostrane i film di Gianikian e Ricci Lucchi restaurati dal laboratorio goriziano La Camera Ottica e altre di rilievo internazionale le Hollywood Series di Kevin Brownlow.

Ma il FilmForum pensa già al proprio futuro. Sulla scorta dei grandi consensi riscossi da chi ha preso parte ai lavori e sull’elevato tasso di interesse degli interventi presentati nel corso di diverse giornate e nell’ambito delle diverse sezioni di studio, i temi “scomodi” e di grande attualità proposti con il progetto di ricerca Bodifications meritano di tornare ad essere discussi in una prossima edizione.

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Grande interesse hanno riscosso le esposizioni degli artisti invitati a raccontare due diverse visioni del Cinema: il premio Oscar Kevin Brownlow ha parlato di fronte a una platea di centocinquanta persone della sua doppia missione di regista ed eminente storico del cinema muto. Altrettanto attesa l’intervista a Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, tra i principali animatori italiani del cinema sperimentale degli ultimi trent’anni, impegnati in una lunga conversazione con un auditorio internazionale.

Tra i momenti più significativi e partecipati è impossibile non ricordare gli interventi inaugurali di Pierre Bayard e del filosofo Maurizio Ferraris in apertura del festival. Riguardo ai lavori inerenti al progetto Bodifications – Mapping the Body in Media Cultures si segnalano in particolare la lectio di Linda Williams, riconosciuta studiosa americana fondatrice della disciplina accademica di studi della pornografia – e l’intervento di Jack Halberstam, teorico di gender e identità sessuali in transizione.

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Ma il FilmForum pensa già al proprio futuro. Sulla scorta dei grandi consensi riscossi da chi ha preso parte ai lavori e sull’elevato tasso di interesse degli interventi presentati nel corso di diverse giornate e nell’ambito delle diverse sezioni di studio, i temi “scomodi” e di grande attualità proposti con il progetto di ricerca Bodifications meritano di tornare ad essere discussi in una prossima edizione.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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