Il film “O outro lado do paraìso” simbolo di una rivoluzione
- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Giovedì, 22 Ottobre 2015 16:13
- Visite: 670
Trieste - Ieri sera, 21 ottobre alle ore 22.00 al Civico Museo Revoltella è stato proiettato “O outro lado do paraìso”. Si tratta di una produzione brasiliana del 2014, in concorso nella sezione Ufficiale.
Film leggero, senza pretese, ma che nella semplicità trova un'essenza fondativa. La regia di Andrè Ristum è graziosa, nel senso che possiede grazia.
Gli effetti provocati dall'ascesa al potere della dittatura militare del 64', in Brasile, vengono delegati narrativamente allo sguardo di un ragazzo dodicenne.
Fernando, detto Nando cresce affiancato da una figura paterna innamorata della giustizia sociale, dell'eguaglianza tra gli individui. Antonio, il padre, dedica tutte le sue forze alla creazione di un futuro migliore in un Brasile alle soglie dell'industrializzazione. Nando scopre la politica, caratterizzata all'epoca dalle agitazioni sociali e dalle riforme promosse dal presidente Joao Goulart, rivelatesi poi tutte fallimentari. Nando diventa adulto quando scopre sulla propria pelle che le vite delle persone sono dominate dai paradossi.
Il film si apre quando la famiglia di Nando decide di trasferirsi dallo stato del Minas Gerais, zona agricola, alla neo fondata capitale Brasilia, vedendovi la possibilità di realizzare i sogni di una vita. Brasilia, smisurata cattedrale nel deserto, finirà presto col rivelare l'altra faccia del paradiso: i poveri restano poveri, e i ricchi sono ricchi. Non una sola, ma molte vite furono derise e calpestate durante il boom economico: le vite di tutti coloro i quali credettero che il progresso avrebbe rappresentato condizioni di vita più giuste per tutta l'umanità.
Sudo America da tutti i pori, perchè vi fu un momento storico dove si era immaginata un' unica America, figlia dei confini, ma che di confini non avrebbe avuto bisogno.Ma la terra promessa tanto agognata non si rivelò essere tale. Le dittature in Sud America furono il simbolo del fallimento delle politiche estere nordamericane in fatto di statalizzazione transfrontaliera.
100' minuti per raccontare poeticamente quei fatti che cambiarono le vite di tutti, in tutto il mondo. Ciò che avvenne a partire dagli anni 60' fu il primo vero fenomeno globale.
La fotografia, affidata a Hélcio “Alemao” Naganime, è basata molto sulla recitazione degli attori; è elementare, finalizzata alla descrizione esatta degli stati d'animo dei protagonisti.
La colonna sonora, curata da Patrick de Jongh, è animata dalle struggenti note della tradizione popolare, infinitamente sfaccettata in Brasile.
Il film è prodotto da Nilson Rodrigues e Luiz Fernando.