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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

"Black Mass", storia e orrori dell'allenza tra Male e FBI con un grande Johnny Depp

Udine - Ci sono storie dove finzione e realtà diventano così simili da apparire irreali nell'insieme: un gangster che diventa il signore indiscusso della città, grazie all'aiuto delle forze dell'ordine, ad esempio. Quando poi la realtà si svela per l'orrore che è, i brividi assalgono anche il più temerario amante del noir.

Il quale, sicuramente, non può essersi lasciato sfuggire l'ultimo film di Scott Cooper, “Black Mass. L'ultimo gangster”, uscito qualche giorno fa nelle sale italiane: incentrato sulla vita del boss di Boston James “Whitey” Bulger, per l'occasione interpretato da uno stravolto Johnny Depp, è la storia dell'ascesa di questo criminale con la complicità del FBI. Tutto per stroncare la mafia italoamericana locale.

Correva l'anno 1975: in città Bulger è ancora un pesce piccolo, che subisce la potenza delle varie mafie che si spartiscono la zona. Quando però ritorna John Connolly (Joel Edgerton), cresciuto lì e ora agente dell'FBI, incaricato di spazzarle via, questo ha subito in mente un piano: stringere un alleanza con il boss, suo amico d'infanzia, così che lui potesse passargli informazioni sui nemici di entrambi e, nel frattempo, prendere il loro posto.

A prima vista, potrebbe apparire come il minore dei mali possibili: puntare su un criminale “di quartiere” per arrivare alla mafia non è male come piano, ma non tutto va come dovrebbe. Vuoi il passato del boss (9 anni passati ad Alcatraz, facendo la cavia per test sul LSD), la complicità eccessiva tra lui e l'agente che pian piano si forma e i drammi familiari del primo (gli muore prima il figlio e poi la madre), ecco che un criminale senza freni emerge.

Fatti e finale, come spesso accade in film che si dividono tra realtà e invenzione, lasciano molto alla fantasia romanzata degli sceneggiatori, ispiratisi peraltro al libro “Black Mass: The True Story of an Unholy Alliance Between the FBI and the Irish Mob” (2001) di Dick Lehr e Gerard O'Neill.

E ciò permette a un Johnny Depp vitreo di dar sfogo alla malvagità fatta persona, che non si fa scrupolo di uccidere una ragazzina solo per paura che abbia raccontato qualcosa di lui alla polizia. Tutto ciò sempre sotto la protezione dei Federali, che grazie a Connolly lo coprono per anni.

Quando però i vertici vogliono andare affondo, ecco che il torbido emerge sempre più veloce, ma ormai i cancelli sono spalancati: il “toro” “Whitey” è senza più freni, in un delirio di onnipotenza che investe tutti. Chi riesce a sottrarglisi, racconta tutto per uno sconto di pena: il film è narrato proprio da loro, in lunghi flashback davanti a un agente e un registratore audio.

Dopo gli applausi per Deep, il riconoscimento più grande va al regista, capace di dar vita a un noir-crime capace di far gelare il sangue per il terrore, nonostante impieghi meno violenza di tanti altri. Un merito che indica una forte psicologia dei personaggi, cosa che quello di Bulger condensa tutto su di sé: un vero tuono del mare del Male. Cose che non capitano tutti i giorni.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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