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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

Sciopero di 8 ore il 12 dicembre, fermi anche i treni. Adesione al 70%. Tre manifestazioni in FVG

Sciopero di 8 ore il 12 dicembre, fermi anche i treni. Adesione al 70%. Tre manifestazioni in FVG

FVG - Stop di 8 ore di tutti i lavoratori pubblici e privati e 54 cortei in tutta Italia per dire no al Jobs Act e alla legge di stabilità che non creano lavoro né i presupporti per far uscire il Paese dalla recessione.

Questa la motivazione dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil che si svolge venerdì 12 dicembre che coinvolge tutti i settori, compreso il trasporto pubblico locale.

Tre le manifestazioni territoriali: in piazza Verdi a Trieste, dove sono giunti anche i lavoratori della provincia di Gorizia; in piazzale Venerio a Udine e in piazza Municipio a Pordenone.

La partenza dei cortei è prevista per le 10, un’ora dopo i comizi conclusivi, con gli interventi finali di Gianni Rinaldini (Cgil nazionale, ex segretario generale Fiom) nel capoluogo regionale, Ferdinando Ceschia (Uil) a Udine e Giuliana Pigozzo (Cgil) a Pordenone.

Per il segretario della Cgil del Friuli Venezia Giulia Franco Belci "lo sciopero è una risposta all’impostazione di un Governo che ha fatto una scelta di campo tra lavoratori e industriali, secondo la logica che in fabbrica deve comandare il padrone. È una logica che riporta il lavoro alla giungla dei rapporti di forza. Lo sciopero, quindi, è anche una risposta al tentativo di espellere dalle fabbriche democrazia e Costituzione". A suo parere, il jobs act del governo Renzi farà aumentare il precariato.

Secondo Giacinto Menis, segretario generale della Uil regionale "nel jobs act e nel disegno di legge finanziaria non c’è traccia di quel cambio di passo che servirebbe per uscire da sei anni di una crisi pesantissima, aggravata da politiche economiche sbagliate, che hanno puntato tutto sul rigore senza pensare alla crescita e alla ripresa".

Il bonus fiscale di 80 euro, negato tra l’altro ai pensionati, per Menis è insufficiente "perché ci sarebbe invece bisogno di una riforma fiscale di cui ancora non si vede traccia nei provvedimenti del Governo". Il jobs act, per la Uil "riduce le tutele non soltanto sul fronte del rapporto di lavoro, ma anche su quello degli ammortizzatori sociali".

I dettagli su orari e modalità dello sciopero nelle province del FVG sono indicati nei siti delle aziende di trasporto locale:

Provincia di Udine: http://www.saf.ud.it/cms/data/browse/informa/001552.aspx

Provincia di Gorizia: http://www.aptgorizia.it/code/16647

Provincia di Pordenone: http://www.atap.pn.it/it/news_completa/715/VENERDI--12-DICEMBRE-2014---SCIOPERO-NAZIONALE-DI-8-ORE.aspx

Provincia di Trieste: http://www.triestetrasporti.it/index.php?sciopero-generale-nazionale-del-giorno-12-dicembre-2014

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, aveva deciso di precettare i ferrovieri pronti a scioperare, ma il decreto di precettazione è stato revocato. Dalle 9 alle 16 scioperano dunque anche i ferrovieri.

Sciopero anche in tutto il settore pubblico, dalle amministrazioni alla scuola, sul piede di guerra per l'ulteriore stop al rinnovo del contratto.

"Non ci rassegnamo", ribadisce il leader Cgil Susanna Camusso, e profila la ripresa della lotta se anche dopo la prova di forza del 12 non arrivassero segnali di cambiamento dal governo.

"Se l'esecutivo tira dritto proseguiremo la mobilitazione, continueremo a protestare; avanti con tutti gli strumenti a disposizione del sindacato, dalla contrattazione alle iniziative territoriali, dalle vertenze collettive alle iniziative giuridiche", avverte.

Ma "non sarà uno sciopero politico e non temiamo un flop", le fa eco il leader Uil, Carmelo Barbagallo che respinge al mittente le critiche: "il vero sciopero politico è stato quello degli elettori della Romagna e della Calabria che non hanno votato. Noi scioperiamo per i diritti", prosegue.

Il governo, d'altra parte, sintetizza per tutti Barbagallo, "non si è ravveduto nè estendendo il bonus da 80 euro ai pensionati, nè riaprendo il confronto sul contratto del pubblico impiego, nè rivedendo le norme insoddisfacenti del Jobs Act".

E neppure, elenca ancora, varando una vera riforma fiscale, una vera lotta alla corruzione e men che meno un vero taglio ai costi della politica. "Senza tutto questo il paese, che si è già fermato, rischia di restare fermo e non sarà per lo sciopero generale", denuncia ancora Barbagallo.

Il problema, rilancia ancora Camusso, "è che abbiamo ancora poco lavoro", dice esprimendo tutta la delusione di chi si aspettava che un governo "che diceva di voler cambiare verso, affrontasse i problemi strutturali, che sciogliesse il nodo degli investimenti pubblici e privati" mentre invece "si moltiplicano le vertenze e manca del tutto una politica industriale".

Per non parlare del "pasticcio" sulla riduzione delle Province che "come ormai evidente, si tradurrà in un taglio alla sanità e ai servizi delle regioni".

Ma sia per Cgil che per la Uil "la partita non è comunque chiusa: "speriamo che questo Governo ci dia ascolto", dice Barbagallo, e anche per Camusso "ci sono tutti i tempi perchè l'esecutivo cambi i provvedimenti e si concentri sull'uscita dalla crisi".

(Foto da Twitter, credits: Gabriele Donato)
 

Lancio della strategia UE Adriatico-Ionica, Friuli Venezia Giulia in prima linea

Lancio della strategia UE Adriatico-Ionica, Friuli Venezia Giulia in prima linea

Rimini - Otto Paesi protagonisti, tredici regioni italiane interessate, 70 milioni di cittadini coinvolti. Sono i numeri della Macroregione Adriatico-Ionica finalmente approvata dal Consiglio europeo e lanciata a Bruxelles il 18 novembre scorso.

Un'area politicamente rilevante sia per le ambizioni di chi (Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Serbia) ambisce a entrare nella grande famiglia europea, sia per il ponte ideale che lancia verso il Mediterraneo e l'Asia grazie alla sua particolare posizione geografica. Ma perchè sia realmente efficace, la Macroregione deve ora dotarsi di un piano d'azione, di una governance e di una strategia concreta.

Da qui vuole ripartire la conferenza "Strategia Adriatico-Ionica: un ponte per l'Europa", organizzata nell'ambito del Semestre di Presidenza italiana dell'Unione Europea a Rimini il 10 dicembre 2014.

L'iniziativa riunisce tutti i soggetti, istituzionali e non, che hanno e avranno un ruolo decisivo nel lo sviluppo del progetto: amministrazioni nazionali, regioni, organismi europei, rappresentanti degli altri Paesi, Camere di commercio, università ed enti.

Il Sottosegretario agli Affari Europei, Sandro Gozi, promotore dell'evento, sottolinea come "la Macroregione adriatico-ionica è una grande priorità della Presidenza italiana dell'UE. Un'opportunità di sviluppo per un migliore e più efficace utilizzo dei fondi europei nei settori strategici delle reti, della qualità ambientale, della crescita marittima, del turismo e cultura".

E sarà proprio Gozi, dopo i saluti delle autorità locali, ad aprire i lavori del primo dei tre tavoli di lavoro che animeranno la giornata. Si discuterà della prospettiva politica della Strategia, del sistema territoriale inteso come rete e dei possibili sviluppo del Piano d'azione EUSAIR.

La conferenza ospiterà gli interventi, tra gli altri, di Silvia Velo, Sottosegretario all'Ambiente, Gentian Elezi, vice Ministro per l'Integrazione europea dell'Albania, Gian Mario Spacca, Presidente della Regione Marche, Franco Iacop, Presidente del Consiglio Regionale della Regione Friuli Venezia Giulia. Le conclusioni sono affidate a Benedetto Della Vedova, Sottosegretario agli Affari Esteri.

(da: Presidenza del Consiglio dei Ministri - Politiche europee)

Italia sì, Italia no. All’Onu si parla di Territorio libero di Trieste

Italia sì Italia no. All’Onu si parla di Territorio libero di Trieste

TRIESTE – Non è questione di uscire dall’Europa, né di secessione dalla madre patria. Si tratta del Territorio Libero di Trieste-Free Territory of Trieste, vale a dire dell’attuazione di autonomia e di indipendenza fiscale e amministrativa del capoluogo giuliano nei confronti dello Stato italiano, secondo i trattati internazionali conseguenti alla seconda guerra mondiale

Già da tempo il Movimento Trieste Libera sostiene una tesi cha ha fatto dibattere storici ed esperti di diritto internazionale, suscitando discussioni - anche molto accese - tra sostenitori e detrattori della teoria autonomista (qui il link al servizio): con il trattato di pace firmato a Parigi nel 1947 e con il Memorandum di intesa del 1954 vi fu il passaggio di consegne tra il Governo Militare Alleato e il Governo italiano.

Ma – e questo è il punto cruciale - con la sconfitta dell’Italia nella seconda guerra mondiale e il Trattato di Pace successivo, l’Italia ha perso la sovranità su Trieste e il suo territorio (qui il link al nostro servizio).

La conseguenza è stata una serie di iniziative che ha coinvolto una parte della popolazione in manifestazioni di piazza, azioni legali “contro” l’ingerenza fiscale del governo italiano - ritenuta indebita - e accuse di “ribellione” ed “eversione” da parte dell’autorità giudiziaria del capoluogo con i relativi inevitabili processi.

Nello stesso tempo, gli appartenenti al movimento hanno inaugurato una raccolta di firme da allegare a una petizione che sostenesse il problema al cospetto delle Nazioni Unite.

Dopo molte vicissitudini esterne – ma anche interne al movimento – recentemente il TL3 ha annunciato, attraverso una notizia rilasciata sul suo sito, che per la prima volta nell’ambito dell’ONU è stata affrontata la questione del Territorio Libero di Trieste.

In particolare, i rappresentanti triestini del ramo indipendentista che fa capo al Triest NGO e Territorio Libero 3 sono stati invitati dall’UNPO (l’Organizzazione dei Popoli e delle Nazioni Non Rappresentate) e martedì 25 novembre hanno avuto l’occasione di portare il caso giuliano a Ginevra, al cospetto della commissione internazionale sui diritti delle minoranze.

Il delegato triestino ha impostato l’intervento portando l’attenzione su “le violazioni, in corso da più di sessant’anni, dei diritti civili e politici dei cittadini del Territorio Libero di Trieste” nonostante il mandato dell’ONU e le clausole dei trattati.

La denuncia consiste nel fatto che le condizioni dei trattati non sono mai state applicate e che “anzi, nei fatti i cittadini di questo territorio sono stati vessati e indotti ad abbandonare queste terre.” Per cui “oggi si contano non meno di mezzo milione di emigranti e loro discendenti, nel mondo.”

Le questioni implicate investono, quindi, un ampio settore di premesse e conseguenze che, se riconosciute nella loro consistenza, aprirebbero una vertenza di proporzioni notevoli.

In conclusione, quindi, l’intervento enumera due rivendicazioni cruciali e riassuntive: che ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza e che nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.

Il discorso breve e conciso non ha avuto interruzioni. I rappresentatni ONU di Italia, Slovenia e Croazia, pur avendone facoltà, non hanno avanzato opposizione durante l’intervento. Nei prossimi giorni si dovrebbe conoscere l’esito di questo discorso.

Nel frattempo il TL3 ha annuncia una conferenza stampa che si terrà domani 3 dicembre alle ore 11, presso la sede del movimento in Via Roma 28 a Trieste, dove sarà annunciato ufficialmente l’evento e anticipate le iniziative future.

(In apertura: corteo di manifestanti del MTL. Da triestelibera.org)

[Roberto Calogiuri]

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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