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Categoria: Politica e società
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Pubblicato Mercoledì, 26 Novembre 2014 16:30
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Scritto da Maurizio Pertegato
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Fvg - Le elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria hanno fatto riemergere le caratteristiche del panorama politico italiano e in particolare il ruolo dell’area “di protesta”.
Attorno a queste dinamiche si è innestato il “mal di pancia” del Movimento 5 Stelle, che torna a scontrarsi con la sua identità politica: raggruppamento di arrabbiati a prescindere o compagine in grado di contribuire alla guida del Paese?
Tema non da poco in un'arena in cui al Pd, che nella generale disaffezione politica ha fatto da asso pigliatutto, manca un elemento essenziale di qualsiasi democrazia che si rispetti, vale a dire una valida opposizione di governo.
In questo guado è esplosa la polemica tra il deputato M5S del Friuli Venezia Giulia Walter Rizzetto ed il big boss Beppe Grillo, che ha stigmatizzato la partecipazione di Rizzetto alla trasmissione Omnibus lunedì 24 novembre scorso.
"Il M5s non ritorna nei talk show". Così Beppe Grillo sul suo blog dove 'scomunica', quindi, il deputato Walter Rizzetto, 'reo' di aver partecipato ad 'Omnibus' in uno spazio intitolato "Il M5S ritorna in tv".
La sua partecipazione "di oggi è quindi stata a titolo del tutto personale, Rizzetto non rappresenta la posizione del M5S, né qualcuno gli ha dato questa responsabilità. Libero di dire la sua opinione e di partecipare ai talk, ma non a nome del M5S”.
Così parlò Grillo: ma questa è solo la punta dell’iceberg di una divergenza che va ben al di là delle apparizioni televisive.
Fin dalla sua nascita, il Movimento 5 Stelle ha messo in luce un'evidente contrapposizione: quella tra l'ala (maggioritaria) più vicina al suo leader Beppe Grillo, il cui verbo è indiscutibilmente quello di una opposizione a tutto tondo, tetragona a qualsiasi tipo di accordo e a qualsiasi possibilità di governare, ritenendo che il consenso elettorale sia decisamente superiore se si parla alla cosiddetta "pancia" delle persone, se si radicalizza cioè lo scontro e se si giocano tutte le carte sulla protesta, e quella più filogovernativa, più consona ad accordarsi con il Pd, o chi comunque, sia alla guida delle istituzioni, cercando di correggere alcune decisioni del partito di maggioranza con l'apporto di alcune proposte.
Chi scrive è assolutamente convinto che, se circa un anno e mezzo fa, subito dopo le ultime elezioni politiche vinte di misura dal centrosinistra sul centrodestra, Grillo si fosse accordato con Bersani, invece di intestardirsi in una posizione di assoluta rottura, la storia oggi verrebbe riletta in modo profondamente diverso, con M5S al Governo assieme al Pd e un nuovo Presidente della Repubblica.
E, rimanendo sul Movimento 5 Stelle, ognuno può giudicare se stare un anno e mezzo all'opposizione abbia poi giovato così tanto al partito guidato da Beppe Grillo. A giudicare dai risultati elettorali di questo periodo, non ultime le consultazioni in Emilia Romagna e Calabria, non si direbbe proprio.