Una dedica a De Andrè lo spettacolo “Cattive Strade” di Scanzi al Miela
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- Pubblicato Mercoledì, 18 Marzo 2015 18:40
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Trieste – Andrea Scanzi ritorna ospite della stagione altripercorsi dello Stabile regionale con Le Cattive Strade. Lo spettacolo di cui è autore e interprete assieme al musicista Giulio Casale è dedicato a Fabrizio De André e va in scena al Teatro Miela da venerdì 20 a domenica 22 marzo.
Andrea Scanzi – forte di una mente creativa da artista, nonché obiettiva e acuta da giornalista vero – ha infatti il dono di scegliere ottiche particolari nei suoi spettacoli, anche quando tratta argomenti che appartengono fortemente all’immaginario, alla mente e al cuore del pubblico.
Un argomento come l’opera e la carriera di Fabrizio De André, ad esempio, che è al centro del nuovo spettacolo firmato da Scanzi, Le Cattive strade, ospite al Teatro Miela dal 20 al 22 marzo alle ore 21, per il cartellone altripercorsi del Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia.
Andrea Scanzi questa volta non è solo sul palcoscenico: lo accompagna Giulio Casale, musicista capace di rivisitare con rispetto, personalità ed eclettismo il repertorio di Faber. Nasce così un percorso che racconta anche il De André meno noto: Le Cattive strade riporta, senza agiografie ma con passione, le continue rivoluzioni e le poderose intuizioni (anche musicali) di un intellettuale inquieto, scomodo, irripetibile.
Lo spettacolo vive anche di una particolare multimedialità con proiezioni di filmati originali di Fabrizio De André, estratti audio, foto rare, ed esecuzioni dal vivo in acustico e su base.
Da Geordie a Brassens, dal Suonatore Jones alla Canzone del maggio, da Se ti tagliassero a pezzetti ad Anime salve. Senza dimenticare la produzione dialettale e l’apporto fondamentale dei tanti collaboratori avvicendatisi accanto a lui.
«Ognuno di noi che si provi a fare oggi il mestiere di De André – sintetizza Casale – gli deve almeno un pezzo della propria chitarra, del proprio cercare e spesso non trovare una voce, e un tono, altrettanto autorevole, impeccabile. Questo basti a darci il senso di restituzione, per il tanto ricevuto. Fuor di retorica, ma proprio solo di pancia, e di cuore».
«Di Fabrizio De Andrè si parla tanto. Forse troppo» aggiunge Andrea Scanzi. «Un talento inquieto, spigoloso, quasi mai facile. Un uomo bruciato dal desiderio quasi inconscio, e talora da lui stesso mal sopportato, di inseguire e concretizzare rivoluzioni continue. Nessun desiderio di raccontare un santino, molta voglia di restituire gli snodi di un artista vero. Tra i più grandi del Novecento italiano».
Le Cattive Strade scritto e interpretato da Giulio Casale e Andrea Scanzi è una produzione Promo Music in collaborazione con il Comune di Cagli - Istituzione Teatro Comunale.
Lo spettacolo va in scena al Teatro Miela – nell’ambito della sinergia con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – da venerdì 20 a domenica 22 marzo alle ore 21.
I pochi biglietti ancora disponibili si possono acquistare presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, ed i consueti circuiti e accedendo attraverso il sito www.ilrossetti.itall’acquisto on line. La biglietteria del Teatro Miela è a disposizione del pubblico a partire da un’ora prima dello spettacolo.
“Casta Away-La tempesta #cambiaverso”: uno strepitoso Enrico Bertolino alla Contrada
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- Pubblicato Lunedì, 16 Marzo 2015 22:10
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Sarà Enrico Bertolino a chiudere il Circuito Comici della Contrada mercoledì 18 marzo alle 20.30 con “Casta Away-La tempesta #cambiaverso”.
Un comico attempato che si divide tra teatro, televisione e cinema decide di volere ancora di più e si converte al renzismo. Decide di rinunciare alla satira e alle battute cattive. Se l’Italia ha cambiato verso, lui lo ha fatto a sua volta e ora tutto va bene. Per celebrare il nuovo miracolo italiano decide quindi di imbarcarsi per una crociera ma la nave affonda e Enrico si ritrova prigioniero su un’isola deserta proprio quando era riuscito a trovare una nuova raccomandazione.
“E allora che fai? Parli, parli. Cerchi un complice, come Tom Hanks nel celebre film. E anche tu trovi un pallone. Ma non è Wilson. E’ un Supertele. L’imitazione del Telstar, la prima palla a esagoni, degli anni ’70. Una pessima imitazione, che quando te la portavi al campetto ti mandavano via, perché era vuota, troppo leggera. E quando la calciavi chissà dove finiva.
Vuoto, imprevedibile, da prendere a calci, imitazione di una cosa che negli anni ’70 ci sembrava bella e nuova ma a distanza di anni si è rivelata superata: più che un pallone, Bersani”
L’ unico contatto con il mondo civile si rivela un tablet che deve fare i conti con la esigua carica della batteria. Ma dalle palme ecco spuntare un vecchio compagno di bagordi, un pianista sul Mediterraneo, scomparso anni prima durante una crociera. Ed è a lui che Enrico dovrà dimostrare che Renzi è riuscito a cambiare tutto, che ora l’Italia è totalmente rinnovata. Con l’hashtag oppure senza, perché Silvio, Matteo o Beppe, alla fine il cancelletto sono gli italiani a metterlo, ma sempre spalancato.
Scritto da Enrico Bertolino, Luca Bottura, Ugo Ripamonti, Curzio Maltese, con le musiche di Teo Ciavarella per la regia di Massimo Navone, lo spettacolo sarà in scena solo mercoledì 18 marzo alle 20.30 ed è inserito nel Circuito Comici della Contrada.
Prevendita dei biglietti, prenotazione dei posti e cambi turno presso la biglietteria del Teatro Bobbio (tel. 040.390613/948471 - orari: 8.30-13.00; 15.30-18.30) o al TicketPoint di Corso Italia 6/C (tel. 040.3498276/3498277 - orari: 8.30-12.30; 15.30-19.00). Prevendita On Line: Circuito VIVATICKET by Charta (vivaticket.it) anche attraverso il sito www.contrada.it. Informazioni: 040.948471 / 948472 /390613; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; www.contrada.it.
Un classico di Carlo Goldoni riletto da Marco Lorenzi al Teatro Nuovo Giovanni da Udine
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- Pubblicato Venerdì, 13 Marzo 2015 22:37
- Scritto da Gabriele Franco
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Udine - Amore. Cinque lettere così bramate, così problematiche. Cascata di felicità, rivolo di incomprensioni. Macchina alata dolcemente infernale, fa volare per poi precipitare, ma la vista è meravigliosa, turbolenze comprese. Un congegno emozionale a cui proprio non possiamo fare a meno, e a cui proprio non vogliamo fare a meno, in un tira e molla continuo e reciproco, l’unica guerra nella quale si condivide il letto con il nemico.
Gelosia. Il tarlo nella coppia. Quel problema, quel rivolo, quel guasto meccanico congenito, quel movente bellico. Nuvola transitoria o uragano perenne che sia, è la gelosia all’antipodo dell’amore, il suo più accanito nemico, eppure da esso stesso generato, Zeus assassino del padre Kronos.
“Gl’innamorati”. Sintesi e spiegazione di questo dissidio accoppiato. L’opera tra le più celebri di Carlo Goldoni e messa in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine mercoledì 11 marzo è proprio il tentativo di innalzare a prototipo immortale una situazione ordinaria e comune, un classico che racconta il classico.
Lo spettacolo, terzo appuntamento della rassegna “Giovani compagnie e classici”, regia di Marco Lorenzi, produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino/Il Mulino di Amleto, si colloca come l’ultima rilettura di uno dei capisaldi della commedia italiana.
Rilettura che tuttavia non tende né ad un’eccessiva modernizzazione, né tanto meno ad un’aderenza reverenziale all’originale: la giovane compagnia ha abilmente shakerato le due possibilità, con un risultato assai piacevole. Unica pecca l’aver esasperato forse troppo alcune situazioni, con un’inevitabile dilatazione dei tempi di scena.
Alla tradizionale storia d’amore, ostacolata strenuamente da megera gelosia, tra Eugenia e Fulgezio e al loro valzer tragicomico di corteggiamento e ira, si affiancano elementi di contemporaneità che, seppur relegati a semplici dettagli, rendono squisitamente la sempiterna validità dell’opera e dei temi trattati.
Ai litigi sui sedili anteriori di una macchina o tramite le forme più moderne di comunicazione tipici di oggi è sostituita una stanza indefinita nella sua immobilità, porto per arrivi e partenze di ospiti, servi, padroni e, appunto, innamorati. Una camera povera di dettagli, ma proprio a questo deve il suo essere camaleontica, a discrezione di chi guarda.
Un luogo isolato dal mondo esterno, sollevato da quella “crisi” che oggi come nel XIII secolo attanaglia le esistenze quotidiane; nondimeno quello che potrebbe essere il locus amoenus perfetto per l’esercizio dell’ars amatoria diventa arena principale di liti, battibecchi, piagnistei, ripicche.
Eppure il finale spazza via tutto, il lieto finale. Così a teatro come nella vita reale: amiamo l’amore, odiamo la gelosia, dobbiamo sopportare questa convivenza, eppure quando è l’amore a trionfare, in quei modi grandiosamente semplici che gli sono propri, tutto si lava via con un colpo di spugna, pronti a sporcarsi di nuovo per quello stesso finale.
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