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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Un classico di Carlo Goldoni riletto da Marco Lorenzi al Teatro Nuovo Giovanni da Udine

Un classico di Carlo Goldoni riletto da Marco Lorenzi al Teatro Nuovo Giovanni da Udine

Udine - Amore. Cinque lettere così bramate, così problematiche. Cascata di felicità, rivolo di incomprensioni. Macchina alata dolcemente infernale, fa volare per poi precipitare, ma la vista è meravigliosa, turbolenze comprese. Un congegno emozionale a cui proprio non possiamo fare a meno, e a cui proprio non vogliamo fare a meno, in un tira e molla continuo e reciproco, l’unica guerra nella quale si condivide il letto con il nemico.

Gelosia. Il tarlo nella coppia. Quel problema, quel rivolo, quel guasto meccanico congenito, quel movente bellico. Nuvola transitoria o uragano perenne che sia, è la gelosia all’antipodo dell’amore, il suo più accanito nemico, eppure da esso stesso generato, Zeus assassino del padre Kronos.

“Gl’innamorati”. Sintesi e spiegazione di questo dissidio accoppiato. L’opera tra le più celebri di Carlo Goldoni e messa in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine mercoledì 11 marzo è proprio il tentativo di innalzare a prototipo immortale una situazione ordinaria e comune, un classico che racconta il classico.

Lo spettacolo, terzo appuntamento della rassegna “Giovani compagnie e classici”, regia di Marco Lorenzi, produzione Fondazione del Teatro Stabile di Torino/Il Mulino di Amleto, si colloca come l’ultima rilettura di uno dei capisaldi della commedia italiana.

Rilettura che tuttavia non tende né ad un’eccessiva modernizzazione, né tanto meno ad un’aderenza reverenziale all’originale: la giovane compagnia ha abilmente shakerato le due possibilità, con un risultato assai piacevole. Unica pecca l’aver esasperato forse troppo alcune situazioni, con un’inevitabile dilatazione dei tempi di scena.

Alla tradizionale storia d’amore, ostacolata strenuamente da megera gelosia, tra Eugenia e Fulgezio e al loro valzer tragicomico di corteggiamento e ira, si affiancano elementi di contemporaneità che, seppur relegati a semplici dettagli, rendono squisitamente la sempiterna validità dell’opera e dei temi trattati.

Ai litigi sui sedili anteriori di una macchina o tramite le forme più moderne di comunicazione tipici di oggi è sostituita una stanza indefinita nella sua immobilità, porto per arrivi e partenze di ospiti, servi, padroni e, appunto, innamorati. Una camera povera di dettagli, ma proprio a questo deve il suo essere camaleontica, a discrezione di chi guarda.

Un luogo isolato dal mondo esterno, sollevato da quella “crisi” che oggi come nel XIII secolo attanaglia le esistenze quotidiane; nondimeno quello che potrebbe essere il locus amoenus perfetto per l’esercizio dell’ars amatoria diventa arena principale di liti, battibecchi, piagnistei, ripicche.

Eppure il finale spazza via tutto, il lieto finale. Così a teatro come nella vita reale: amiamo l’amore, odiamo la gelosia, dobbiamo sopportare questa convivenza, eppure quando è l’amore a trionfare, in quei modi grandiosamente semplici che gli sono propri, tutto si lava via con un colpo di spugna, pronti a sporcarsi di nuovo per quello stesso finale.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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