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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Politica

4 e 5 novembre: cerimonia a Redipuglia e consegna della bandiera alla nave Fasan a Trieste

4 e 5 novembre: cerimonia a Redipuglia e consegna della bandiera alla nave Fasan a Trieste

Trieste - La Portaerei Cavour è ormeggiata presso la Stazione Marittima di Trieste in occasione del 60° del ritorno della città all'Italia e per le celebrazioni del 4 novembre, Giornata dell'unità nazionale e delle Forze armate. A poca distanza è ormeggiata invece la nuova Fregata "Virginio Fasan" (QUI la fotogallery).

Quest'anno, in cui ricorre il centenario della Grande Guerra, la celebrazione del 4 novembre riveste un significato particolare.

La fine della Prima guerra mondiale e la commemorazione dei caduti si svolgono nella mattinata del 4 novembre al Sacrario di Redipuglia, alla presenza della presidente della Camera, on. Laura Boldrini, e della presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani.

La presidente della Camera, accompagnata dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Claudio Graziano, dal sottosegretario al ministero dell'Economia, Giovanni Zanetti e dalla presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha deposto una corona d'alloro a ricordo di tutti i caduti.

"La storia ci ha insegnato che l'unità del Paese è un bene inalienabile, che dev'essere cementato da una forte comunità d'intenti tra popolo e istituzioni". Così ha affermato a Redipuglia la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, a margine delle celebrazioni del Giorno dell'Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate.

Per Serracchiani "i tempi difficili impongono un ulteriore sforzo da parte di tutti: occorre che l'unità nazionale non rimanga un principio rievocato solo nelle cerimonie e tantomeno un oggetto del contendere nelle dispute quotidiane della politica. Il senso di appartenenza del popolo italiano a una storia condivisa e a un comune destino è un'energia potente che può scuotere e risvegliare il Paese. E le istituzioni democratiche hanno il compito altissimo di saper interpretare questo orgoglio e questa forza viva, dandole l'opportunità di rimettersi alla prova nelle nuove e complesse sfide".

"Le Forze Armate esprimono perfettamente - ha continuato Serracchiani - la simbiosi di popolo e istituzioni democratiche, perché le donne e gli uomini con le stellette non sono solo uno scudo dalle minacce esterne e una proiezione nelle missioni di pace: sono i nostri figli e le nostre sorelle, siamo noi. Ricordiamolo - ha concluso - ogni volta che un militare italiano cade nell'adempimento del dovere".

Successivamente la governatrice Serracchiani è a Trieste, per compiere una visita ufficiale alla Portaerei Cavour.

A bordo della Cavour, la presidente Serracchiani è ricevuta dall'Ammiraglio di Squadra Filippo Maria Foffi, quindi passa in rassegna un picchetto d'onore, prima di incontrare gli ufficiali della portaerei e per il tradizionale scambio delle targhe commemorative.

Nella mattinata del 5 novembre si svolge invece la solenne cerimonia di consegna della Bandiera di combattimento alla nuova Fregata multimissione antisommergibile "Virginio Fasan", alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Luigi Mario Binelli Mantelli e del Capo di Stato Maggiore della Marina Ammiraglio Giuseppe De Giorgi.

La Bandiera di combattimento donata dal Comune di Trieste alla Fregata “Fasan” viene consegnata dal Sindaco Roberto Cosolini al Comandante della Nave.

La cerimonia ha inizio alle 11 del 5 novembre e si svolge in piazza dell’Unità d'Italia, dove viene collocata una tribuna per circa 200 ospiti, autorità e invitati.

Presentati i dati sull'immigrazione in FVG. Meno permessi di soggiorno, più imprese

Presentati i dati sull'immigrazione in FVG. Meno permessi di soggiorno, più imprese

Trieste - È stato presentato il 29 ottobre a Trieste il "Dossier statistico sull'Immigrazione 2014 - Dalle discriminazioni ai diritti", che riporta i dati 2013 ed in parte anche 2014.

Al 1° gennaio 2014 gli stranieri residenti nella nostra regione erano l'8,8 per cento del totale della popolazione ed i "soggiornanti" ammontavano a 88.200, con un -4,7 per cento di permessi di soggiorno rilasciati rispetto al 2013

"Informazioni che consentono un inquadramento reale della tematica immigrazione in tutte le sue componenti", ha detto il consigliere regionale Franco Codega, presidente della VI Commissione permanente che si occupa, tra l'altro, di immigrazione.

In base a quanto elaborato dal servizio Programmazione e Statistica della Regione, in Friuli Venezia Giulia le domande d'asilo pervenute entro settembre sono state 1.580 e, per quanto riguarda i Paesi di provenienza, al primo posto c'è l'Afghanistan, con 497 domande, seguito da Pakistan con 271, Mali (266), Nigeria (148), Gambia (42), Senegal (33), Eritrea (30), Iran (27), Guinea (24), Somalia (21), Bangladesh (20), Ghana (20), Ucraina (19), Turchia (18), Iraq (16), Siria (16).

Per quanto concerne invece i migranti assegnati al FVG nell'ambito di "Mare Nostrum", nel periodo 12 aprile - 9 ottobre 2014 sono stati in tutto 1.377; di questi 990 hanno lasciato spontaneamente il nostro territorio, 395 risultano presenti e 37 sono stati inseriti nel Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR).

Nel complesso i migranti arrivati autonomamente in regione al 18 settembre scorso erano 791, mentre quelli inseriti nel sistema di protezione erano 460; alla stessa data Udine era la città che ne accoglieva complessivamente la percentuale maggiore (34,9 per cento) seguita da Pordenone (34,3 per cento), Gorizia (18,5 per cento) e Trieste (12,2 per cento).

A parte Trieste, dove i soggiornanti per studio costituiscono il 12,4 per cento del totale, la massima parte di essi si trova in regione per lavoro o motivi familiari e, stando ai dati forniti dalla Banca d'Italia, nel 2013 c'è stato un aumento delle rimesse (oltre 74 milioni di euro contro i 68 milioni del 2012), con la Romania al primo posto per un totale di 14 milioni e mezzo e le Filippine all'ultimo, con 2,2 milioni.

Un dato in controtendenza rispetto a quello nazionale, che è stato di 5,5 miliardi, in calo rispetto ai 6,8 miliardi del 2012.

Il Dossier evidenzia anche la vivace attività imprenditoriale degli stranieri in Friuli Venezia Giulia e ricorda come, secondo Unioncamere, in base ai dati 2013 qui le imprese di immigrati sono quasi 11.000 e producono il 6,9 per cento del valore aggiunto complessivamente prodotto in regione.

Lo studio sottolinea inoltre gli aspetti qualitativi e quantitativi dell'inserimento scolastico degli alunni di cittadinanza straniera, che rappresentano un altro indicatore fondamentale per misurare la qualità dell'integrazione delle comunità migranti presenti su un territorio.

Nell'anno scolastico 2013-2014 i ragazzi stranieri che studiavano nelle scuole del Friuli Venezia Giulia erano 19.021 (802.785 quelli inseriti nel sistema scolastico italiano), il 2,5 per cento in più rispetto all'anno precedente, ed il loro orientamento alle superiori ricalcava per sommi capi il trend nazionale, con al vertice delle loro scelte gli istituti tecnici e quelli professionali.

In Friuli Venezia Giulia ha quindi optato per un'istruzione che apra immediatamente la strada al lavoro il 76,8 per cento del totale, ma il 21 per cento si è iscritto invece al liceo, contro il 16,7 per cento dell'intero Nord Est.

Discussione in Consiglio sulle deleghe all'assessore Torrenti. Bocciata la mozione del Centrodestra

Discussione in Consiglio sulle deleghe all'assessore Torrenti. Bocciata la mozione del Centrodestra

Trieste - Serrata discussione sulle deleghe dell'assessore regionale Gianni Torrenti in Consiglio regionale nel pomeriggio di martedì 28 ottobre.

Il consigliere Riccardo Riccardi (FI) ha illustrato la mozione - poi respinta dalla maggioranza dell'Aula - che lo vede primo firmatario sulla restituzione delle deleghe all'assessore regionale Gianni Torrenti. Con lui, Renzo Tondo e Roberto Dipiazza (AR), Alessandro Colautti (NCD), Luca Ciriani (FdI/AN).

"Chiedo scusa a Gianni Torrenti - ha detto Riccardi - se abbiamo utilizzato la sua storia perché è un uomo che si è guadagnato l'apprezzamento non solo della maggioranza, ma anche del centrodestra. Però è una mozione emblematica di troppe storie come la sua, perché non è solo relativa a Gianni Torrenti, ma è un pezzo di storia degli ultimi 20 anni, entra nel rapporto tra la politica e la magistratura, un rapporto malato".

Nel documento si legge che la presidente della Regione, Debora Serracchiani, già in occasione delle elezioni per il Consiglio regionale aveva imposto ai candidati del Pd un passo indietro se raggiunti da un avviso di garanzia, ma nonostante questo diktat, i consiglieri che hanno ricevuto un avviso di garanzia non si sono mai dimessi e non sono mai incappati in alcun provvedimento da parte del Pd o della Serracchiani stessa.

La mozione rammenta, poi, che la presidente Serracchiani insieme al presidente Renzi, sostenne l'opportunità che l'allora ministra della Giustizia del Governo Letta, Annamaria Cancellieri, si dimettesse senza neppure essere stata raggiunta da un avviso di garanzia né tantomeno da un rinvio a giudizio. Non solo, perché in occasione dello scandalo sul MOSE, in merito alla posizione del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, sempre la Serracchiani, nella sua veste di vicesegretario nazionale del Pd, ha direttamente provveduto a dimissionarlo. Diversamente, ha chiesto al presidente dell'Emilia Romagna, Vasco Errani, di ripensare alle proprie dimissioni, rassegnate a seguito di una condanna in appello. A seguire, la mozione rammenta altri esempi di comportamenti non sempre chiari da parte di esponenti politici e di governo.

I firmatari hanno chiesto alla presidente della Regione di chiarire una volta per tutte la sua posizione in merito al principio di presunzione d'innocenza fino alla condanna in terzo grado, caposaldo costituzionale di una vera cultura garantista da opporre con forza a ogni strumentale giustizialismo; successivamente, a procedere, con coerenza e assumendosene la responsabilità politica, all'adozione di ogni conseguente atto relativo alla conferma o alla definitiva revoca e sostituzione dell'assessore Torrenti dalla Giunta.

"L'assessore Torrenti non può fare l'assessore "per parti", o lo fa o non lo fa - ha concluso Riccardi. - Noi restiamo dalla parte dei garantisti, ma vorremmo sapere se il garantismo è una linea oppure, alla fine, in qualche modo ne vieni comunque fuori".

Da parte sua, la presidente Serracchiani ha rimandato al mittente diverse vicende che hanno riguardato esponenti del centrodestra e ha giustificato ogni sua scelta parlando di sensibilità politica.

"Qui oggi - ha affermato - si è fatta troppa giurisprudenza e troppo poca politica, che invece compete a quest'Aula. La sensibilità politica è altro rispetto ai giudizi dei magistrati. Nella vicenda dell'assessore Torrenti ho agito proprio sulla base della mia sensibilità politica e di quella dei componenti della mia Giunta, con cui ho parlato a lungo e ho deciso solo dopo averne discusso con loro".

"La sospensione dell'assessore, decisa in un primo decreto, ha riguardato solo il periodo in cui la Giunta non si riuniva. Il fatto che lo riguarda è precedente al periodo dell'appartenenza alla mia Giunta. Con il secondo decreto, abbiamo sciolto le cause di conflitto di interesse che lo avrebbero investito come assessore alla Cultura"

Oggi l'assessore Torrenti è in carica quale referente per i Beni culturali, mentre la presidente Serracchiani stessa è referente temporale per le Attività culturali.

"La mia sensibilità politica - ha concluso la presidente - è coerente con tutte le scelte prese in passato e con quelle che saranno prese in futuro - ha concluso la presidente. Non si tratta di presunzione di non colpevolezza, ma di pura sensibilità politica".

A seguire, l'Aula ha bocciato la mozione con 24 no dei gruppi di Centrosinistra più il voto della presidente e dell'assessore Sara Vito, 15 sì espressione di tutti i gruppi del Centrodestra, nessuna astensione. Diversa la posizione del gruppo regionale del MoVimento 5 Stelle, che non ha votato.

"I contenuti della mozione erano assolutamente strumentali. - Ha detto la capogruppo del M5S Eleonora Frattolin al termine dei lavori. - E il dibattito in Aula ha dimostrato ancora una volta quanto le nostre posizioni siano equidistanti sia dal Centrodestra che dal Centrosinistra. Per questo abbiamo deciso di non partecipare alla votazione".

Per il M5S la presidente Serracchiani "deve chiarire la sua posizione su questa faccenda. E non regge la scusa della “sensibilità politica” avanzata dalla presidente della giunta - ha aggiunto Frattolin -. Nessuno, infatti, mette in dubbio la presunzione di non colpevolezza di una persona".

"In linea con quanto avviene in tutte le democrazie evolute, quando si parla di comportamenti etici nella gestione della cosa pubblica noi siamo per la cosiddetta “linea dura”, quella stessa “linea dura” che la Serracchiani sbandierava in campagna elettorale solo un anno e mezzo fa – ha ricordato la portavoce M5S -. Una posizione rigida che va riaffermata non solo quando si è di fronte a reati gravi come il peculato e la truffa ma anche per reati molto meno rilevanti. Una coerenza di stampo europeo che va presa ad esempio sempre e non solo – ha concluso Frattolin – quando fa comodo".

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