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Province, tutto da rifare? Il verdetto del Consiglio di Stato rimandato a martedì 21 ottobre
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Lunedì, 20 Ottobre 2014 18:10
- Scritto da Maurizio Pertegato
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Trieste - Il presidente della Quinta sezione del Consiglio di Stato ha rimesso al Collegio la decisione sul ricorso della Regione Friuli Venezia Giulia contro la sospensiva del Tar e il conseguente rinvio delle elezioni provinciali di secondo grado di Pordenone.
Il verdetto si saprà, quindi, nella giornata di martedì 21 ottobre. Il ricorso viene discusso d'urgenza poiché i comizi elettorali sono già stati convocati per domenica prossima, 26 ottobre.
La Regione aveva fatto ricorso venerdì scorso al Consiglio di Stato con una procedura d’urgenza, per verificare se è ancora possibile tenere le elezioni il 26 ottobre, mentre il Tar del Fvg ha chiesto un parere di costituzionalità alla Consulta.
Il Tribunale amministrativo regionale del Friuli Venezia Giulia infatti aveva emesso un'ordinanza che di fatto ha bocciato l'elezione di secondo grado della Provincia di Pordenone.
La bocciatura va a cadere sulla legge regionale 2/2014, che disciplina il sistema di elezione degli organi delle Province e il relativo procedimento elettorale.
È una sentenza che mette ad altissimo rischio il dispositivo emesso a gennaio dalla giunta di Centrosinistra, guidata dalla presidente Debora Serracchiani.
In sostanza, il Tar dice che l’autonomia trova indispensabile espressione nella rappresentatività diretta degli entilocali costituzionalmente garantiti. E cita la Corte costituzionale che con sentenza numero 6 del 2002, ha decretato che la sovranità popolare non può esaurirsi nell’elezione del Parlamento, ma deve esprimersi anche negli enti territoriali autonomi come, appunto, Regioni, Province e Comuni. “Principi – aggiunge la Consulta, - che valgono anche nelle Regioni a Statuto speciale (sentenza 238 del 26 luglio 2007”.
È, quindi, un secco no all’elezione di secondo grado, in quanto nega ai cittadini il diritto di elettorato attivo, non garantisce rappresentatività ed è vincolata a interessi comunali.
La nuova Provincia sarebbe svuotata dai caratteri propri di ente autonomo e lo stravolgimento del suo assetto si traduce in una assai ridotta limitazione dei costi. Infine, è definita "irragionevole" la disciplina transitoria che trasforma il sistema di elezione provinciale a seconda della data di scadenza degli organi.
“Non pare dunque compatibile con il dettato costituzionale – recita il Tar - una legge che demanda l’elezione della Provincia, elemento costitutivo dello Stato, a una elezione di secondo grado, prescindendo dall’espressione di volontà popolare e sostituendola con quella di pochi “grandi elettori”, espressione per giunta di interessi diversi e non omogenei a essa, come sono quelli dei sindaci e dei consiglieri comunali”.
E anche sul fronte dei risparmi, il Tar è lapidario: “la spiegazione della Regione appare del tutto insoddisfacente, in quanto lo stravolgimento dell’assetto della Provincia si risolve in una assai ridotta limitazione dei costi”.
Ed ecco la “botta” finale: il Tar valuta "irragionevole", la cosiddetta disciplina transitoria in quanto "trasforma il sistema di elezione provinciale a seconda della data di scadenza degli organi, con il risultato che, fino all’entrata a regime della riforma si avranno Province, come Pordenone, i cui organi saranno eletti da organi dei consigli comunali già nel 2014 e altre, come Udine, che manterranno l’originaria rappresentanza diretta fino alla scadenza del 2018.
Inoltre vi saranno presidenti come il ricorrente (il presidente dell’Ente pordenonese, Alessandro Ciriani) o consiglieri uscenti che non potranno partecipare a dette elezioni solo perchè residenti in Comuni che non sono chiamati all’imminente rinnovo dei consigli comunali”.
Comunque vadano le cose, è un autentico “papocchio”. Che crea soltanto confusione agli occhi di un sempre più disorientato cittadino.