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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Far East Film 17: red carpet per Jackie Chan

Far East Film 17: red carpet per Jackie Chan

Udine: le sorprese  non mancano al Far East Film Festival!

Venerdì 24 aprile, dimostrando al di là di qualunque retorica che i sogni possono avverarsi, percorrerà il red carpet del diciassettesimo Far East Film Festival una delle più grandi star dello show biz mondiale.

Un’autentica leggenda che risponde al nome di Jackie Chan! Dopo la storica inaugurazione musicale di giovedì 23 aprile, che vedrà scintillare un altro mito assoluto come il giapponese Joe Hisaishi, sarà dunque l’idolo hongkonghese a rendere memorabile l’Opening Night del FEFF 17, presentando al pubblico il mega kolossal Dragon Blade di Daniel Lee (World Premiere dell’International Cut). Una delle maggiori produzioni nella storia dell’industria cinematografica cinese (nel cast, accanto a Jackie, Adrien Brody e John Cusack), dunque, per uno dei momenti clou nella lunga storia del Far East Film Festival! Se Jackie Chan, accettando l’invito del CEC di Udine, ha riconosciuto la reputazione internazionale che il FEFF ha saputo conquistarsi nell’arco del tempo, ha anche riconosciuto l’elemento base di cui il FEFF si nutre: la passione. La passione per il cinema, ovviamente, ma soprattutto la passione che accompagna le speranze, le sfide, le scommesse di ogni buon sognatore. Un’attitudine, una visione del mondo, che mister Chan conosce e, appunto, riconosce perfettamente, perché è l’inchiostro della sua biografia.

Non serve certo ripercorrerla interamente, quella vita straordinaria: c’è una filmografia monumentale, che parla per lei, e ci sono tonnellate di articoli, saggi, interviste. No, basta solo qualche minimo accenno, minimo davvero, per sorridere al Jackie Chan uomo prima ancora che al Jackie Chan artista (attore, produttore, sceneggiatore, regista, scrittore, doppiatore e, perfino, cantante!). Il Jackie Chan artista, d’altronde, è già ben rappresentato nel programma del Festival: oltre a Dragon Blade, infatti, sarà proiettato il cult The Young Master, punta di diamante della sezione dedicata alle Martial Arts hongkonghesi (curata dall’Hong Kong Film Festival nell’ambito del progetto dell’Hong Kong Economic Trade Office). Ha solo 8 anni, Jackie, quando debutta come attore in Big and Little Wong Tin Bar (1962), con Sammo Hung, poi, grazie alla sua abilità nelle acrobazie, diventa un richiestissimo stuntman, firmando un contratto con la casa di produzione Golden Harvest. Ancora adolescente riesce a conquistare ruoli sempre più importanti, soprattutto accanto al mitico Bruce Lee in Dalla Cina con furore (1972) e I 3 dell'Operazione Drago (1973).

Inizia quindi a recitare con registi come Lo Wei, Zhu Mu, Chen Chi-Hwa, Yuen Woo-Ping, John Woo e Stanley Tong. In una manciata di anni diventa uno degli attori più richiesti dello star system asiatico fino a dirigere e interpretare i suoi film (primo dei quali è The Young Master, 1980). Fonda una casa di produzione propria, la Golden Way, nonché l'agenzia di casting Jackie's Angels, ma soprattutto la scuola di stuntmen Jackie Chan Stuntmen Association. Poi arrivano la trasferta negli Stati Uniti con La corsa più pazza d'America (1981) accanto a Burt Reynolds e Dean Martin, l'amicizia con Sylvester Stallone e Steven Seagal, i 3 irresistibili Rush Hour di Brett Ratner. Il resto, come si dice, è storia. Anzi: leggenda!

Genocidio degli Armeni: il film tra incidente diplomatico e ricorrenza del centenario

Genocidio degli Armeni: il film tra incidente diplomatico e ricorrenza del centenario

TRIESTE – Dalla Turchia, Siria e Libano a Cuba e poi negli Stati Uniti del nord. Attraverso due continenti e migliaia di chilometri si distende l’avventura de Il padre, l’eroe dell’ultimo film di Fatih Akin che conclude la trilogia su Amore,  Morte e il Diavolo (dopo La sposa turca e Ai confini del paradiso) portando sul grande schermo la tragedia che afflisse il popolo armeno in Turchia nel 1915, alle soglie della grande guerra.

Il film esce nelle sale a qualche giorno dal 24 aprile, ricorrenza del centesimo anniversario di quello che gran parte degli storici ha definito come “il primo genocidio del XX secolo” ma che il governo turco – come dimostra l’incidente diplomatico avvenuto una settimana fa tra Ankara e il Vaticano – non vuole riconoscere, anche a costo di mantenere tesi i rapporti con l’Unione Europea.

Nel momento in cui si acuisce la questione negazionista, “Il padre” è stato proiettato ieri sera al cinema Ariston di Trieste con l’introduzione di Adriana Hovhannessian, attiva rappresentante della comunità armena nel capoluogo giuliano.

Hovhannessian ha sottolineato, con  voce emozionata, come la vicenda raccontata da Akin rispecchi la realtà degli avvenimenti storico politici. In particolare come questa ricostruzione sia attendibile proprio perché proviene da un regista turco (seppur nato ad Amburgo) e quindi al di sopra dei sospetti di partigianeria.

Quindi ha aggiunto che questa storia, di cui ha apprezzato l'efficacia pur priva di scene di violenza, potrebbe anche aver mantenuto il titolo originale e molto efficace di “The Cut”.

Infatti un taglio metaforico pone una fine improvvisa e traumatica all’unità della famiglia. Così come un taglio reale priva della voce il protagonista: un uomo come tanti altri, di fede cristiana, un semplice fabbro che – sebbene diventato muto – rimane determinato e testardo e che percorre mezzo mondo alla ricerca delle due gemelle perdute durante la deportazione e le cosiddette “marce della morte”.

Una doppia ferita, quindi, in una figura che serve non solo a raccontare una tragedia etnica e a risvegliare temi attuali come la fuga dal proprio paese, l’emigrazione, l’integralismo religioso o la terribile condizione femminile. Serve anche a rappresentare la metafora della vita: c’è la gratuità del male e della malvagità, la morte dei consanguinei e della moglie, ma anche l’umanità disinteressata e benevolente, che va oltre l’appartenenza a un credo religioso o a un’etnia.

Il protagonista stesso si trova costretto a oltrepassare il labile confine tra bene e male perché in lui agisce – sopra ogni cosa – un formidabile istinto di conservazione e di sopravvivenza che ha come motore il ricongiungimento familiare e l’affetto paterno.

Non ci sono cedimenti alla poesia. Tutto è tragicamente vero e tangibile e non c’è niente di meglio delle parole stesse di Akin per definire questo soggetto: “È una storia di sopravvivenza, di ricerca e di spiritualità. Nazaret (il protagonista, ndr) perde la fede, si libera dei dogmi religiosi ma é guidato dalla speranza”.

Otto lunghi anni di gestazione per 138 minuti – come dice Martin Scorsese – “di intensità e bellezza grandiose” di cui Akin firma anche la sceneggiatura e la produzione, come se volesse personalmente ripianare i conti della Storia tra popolo armeno e governo turco. Ma non con il governo tedesco sebbene, in molte fonti accreditate, si parli della presenza di ufficiali germanici in collegamento con l’esercito turco nell’organizzare le “marce della morte”.

In definitiva, un film che, come la vita, finisce bene e male nello stesso tempo. Ma, come la vita, è a tratti veloce e coinvolgente, a tratti lento e monotono.  Il volersi misurare con eccezionali episodi storici comporta il rischio di cedere al tono didascalico, talvolta manierista e di far trasparire, forse un po’ troppo spesso, la lezione hollywoodiana.

Da ricordare, nei panni di Nazaret, Tahar Ramin, l'attore francese di origine algerina lanciato nel mondo del cinema dal “Profeta” di Jacques Audiard.

[Roberto Calogiuri]

Citizenfour, film sul caso Snowden in anteprima al Cinema dei Fabbri

Citizenfour; film sul caso Snowden in anteprima al Cinema dei Fabbri

Trieste - CITIZENFOUR, il potentissimo film sul caso Snowden diretto da Laura Poitras, vincitore del premio Oscar® e del BAFTA 2015 come Miglior Documentario, oltre che di numerosi altri premi internazionali, sarà distribuito nelle sale italiane a partire da giovedì 16 aprile 2015 da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.

 A Trieste il film sarà in sale al Cinema dei Fabbri in via dei Fabbri

Nel gennaio 2013 Laura Poitras inizia a ricevere email criptate da una fonte anonima che s’identifica come “CITIZENFOUR”. La fonte dichiara di avere le prove di programmi di sorveglianza illegali messi in atto dalla National Security Agency (NSA) americana in collaborazione con altri servizi segreti internazionali. Nel giugno 2013 Laura Poitras, il reporter Glenn Greenwald e il giornalista Ewen Mac Askill si recano ad Hong Kong per il primo dei molti incontri con l’uomo che si rivela essere Edward Snowden. Laura Poitras ha portato con sè la propria telecamera, il risultato è un thriller in tempo reale.

«Thriller di spionaggio e film horror reale, con CITIZENFOUR si sta scrivendo la Storia» — TIME.

«È spaventosamente sensazionale, un intrigo alla Jason Bourne nel quale ci si rende conto di non essere di fronte a un semplice film.» — BBC.

«Il film che ha avuto sui cellulari e sui computer lo stesso effetto che Psycho ha avuto sulle docce.» — Variety

CITIZENFOUR di Laura Poitras

(Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna/2014/114’) CITIZENFOUR, il documentario Premio Oscar® 2015, narra, con il ritmo e la suspense di un thriller, la cronaca dell’incontro tra la regista Premio Pulitzer Laura Poitras, i giornalisti Glenn Greenwald ed Ewen MacAskill e l’ex tecnico della CIA Edward Snowden, durante il quale Snowden ha reso pubblici documenti altamente riservati che fornivano le prove di una sistematica invasione di privacy operata dall’NSA ai danni dei cittadini e governi di tutto il mondo.

CITIZENFOURsarà inoltre il film simbolo della Celebration di Biografilm Festival | International Celebration of Lives 2015 (Bologna 5-15 giugno), Vite connesse – Dalla fine della privacy al sapere collettivo.

 

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