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Gio11142024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Una “Suite francese” di tutto rispetto

Una “Suite francese” di tutto rispetto

Trieste – Il ritorno dei film francesi li aspettavamo da tempo e nelle sale ancora in questi giorni “Suite Francese”, che bene li rappresenta.

Dall’intenso e drammatico romanzo di Irène Némirovsky, il regista de La Duchessa ha voluto mettere in evidenza soprattutto l’aspetto psicologico dei personaggi che troverà, nel corso del film, il suo culmine negativo in una battuta della sceneggiatura: “Per capire come sono realmente gli uomini, aspetta una guerra”.

1940: Parigi viene occupata dalle truppe tedesche mentre gli abitanti fuggono verso le campagne. In un paesino abita la bella e dolce Lucille (Michelle Williams, interprete di Marylin), che condivide la casa con la suocera, Madame Angellier (Kristin Scott Thomas), e attende notizie del marito dal fronte. I soldati tedeschi arrivano anche lì ed occupano il municipio e le case dei francesi. A casa delle due donne arriva Bruno, un ufficiale con la passione del pianoforte, la stessa che condivide anche la giovane.

Un giorno Lucille scopre che suo marito è stato fatto prigioniero ma la notizia più triste è un’altra ed è scritta su una lettera che lei, amaramente, scopre. I giorni passano, la tristezza e la rabbia di Lucille si acuiscono e sembrano alleviarsi solamente con le note suonate da quel gentile ufficiale che non pare come tutti gli altri. La solitudine, la nostalgia, la meschinità della guerra e la musica li avvicinano fino a farli conoscere, e innamorare. Ma un grave ed inaspettato incidente peggiora, improvvisamente, la situazione loro e di tutto il villaggio.

Successive e rocambolesche vicissitudini porteranno i due a fare delle scelte molto coraggiose che metteranno a repentaglio le loro stesse vite, in nome dell’amore e dell’umanità.

Ottima la direzione degli attori, la sceneggiatura (di cui è co-autore il regista) e l’adattamento per un film riuscito, intenso, rapido come un proiettile e che ha il grande pregio di non cadere nel tranello del buonismo di parte o dei cliché, dosando sapientemente, dall’inizio alla fine, dramma, passione, psicologia e ambiente.

 

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