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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

“Mondovisioni”: tornano a Udine i documentari di Internazionale

“Mondovisioni”: tornano a Udine i documentari di Internazionale

Udine – Come ogni anno, dopo l’anteprima al festival di Internazionale a Ferrara, fa tappa anche a Udine il tour italiano di “Mondovisioni”, la rassegna di 8 documentari  selezionati da Cineagenzia per Internazionale dai migliori festival di tutto il mondo.

Otto storie diverse, per entrare nel vivo di questioni fortemente legate all'attualità, alla politica, ai diritti umani e al mondo dei media. Il ciclo di proiezioni viene presentato dal CEC quest’anno insieme a vicino/lontano, da mercoledì primo aprile fino a mercoledì 6 maggio, al Cinema Visionario, quasi  a scandire il conto alla rovescia verso l’11^ edizione del festival vicino/lontano, in programma dal 7 al 10 maggio a Udine con la consegna del premio Terzani 2015.

L’attenzione alle storie piccole e grandi del mondo, alle questioni del nostro tempo nelle quali si riverbera la storia con la esse maiuscola è del resto parte integrante del Dna di vicino/lontano che farà dell’ultima proiezione del ciclo uno degli eventi di apertura del programma 2015.

“Mondovisioni” partirà mercoledì 1° aprile, al Visionario (ore 20) con “Point and shoot” di  Marshall Curry (Stati Uniti, 2014), la storia di un inarrestabile filmmaker,Matt VanDyke, partito per l'Africa settentrionale in cerca di se stesso e rimasto intrappolato, fucile e telecamera in mano, nelle maglie della rivoluzione libica. Un documentario di viaggio, un reportage politico ma anche la cronaca di un rito di passaggio.

Mercoledì 8 il pubblico potrà conoscere la vicenda, raccontata in “Documented”, del giornalista premio Pulitzer Jose Antonio Vargas, che nel 2011 si è autodenunciato come immigrato illegale e, in “Days of hope” della danese  Ditte Haarløv Johnsen, seguirà tre dei tanti viaggi della speranza che si celano dietro le statistiche sull’immigrazione e i titoli sulle tragedie nei mari d’Europa.

“Concerning violence”di Göran Hugo Olsson e “Hope on the line”di Alexandre Papanicolaou e Emilie Yannoukou, in calendario mercoledì 15 aprile, porteranno il pubblico fra le rivolte che hanno portato alla decolonizzazione del continente africano e alla scoperta di Syriza e di Alexis Tsipras, oggi primo ministro del governo greco.

 Mercoledì 22 aprile riflettori su “#Chicagogirl – The social network takes on a dictator”di Joe Piscatella, la straordinaria storia di una teenager americana figlia di esuli siriani, che dalla sua stanzetta alla periferia di Chicago coordina attraverso la rete la rivolta in Siria e denuncia al mondo atrocità e violazioni dei diritti umani commesse in nome di Bashar al-Assad. “Marmato” di Mark Grieco aprirà invece una finestra sulla Colombia al centro della rinnovata corsa globale all’oro.

Mercoledì 6 maggio, chiuderà la rassegna, aprendo la sezione VL/Digital del festival vicino/lontano, “The Internet’s own boy: the story of Aaron Swartz”di Brian Knappenberger, la storia di un ragazzo prodigio che ha contribuito a creare alcuni dei tasselli fondamentali di Internet così come lo conosciamo. Rifiutando una carriera dorata nella Silicon Valley per difendere il libero accesso alla conoscenza, è rimasto imbrigliato in un incubo legale durato 2 anni e conclusosi con il suicidio a soli 26 anni. Una vicenda che è un monito a non sottovalutare il rapporto tra tecnologia e diritti civili.

info www.visionario.info/     www.vicinolontano.it

 

“Birdman” vince gli Oscar, ma non convince tutti

“Birdman” vince gli Oscar, ma non convince tutti

Trieste - È stato molto divertente vedere le facce degli spettatori alla fine del film Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza), alcuni convinti, altri tacitamente perplessi. Nonostante abbia vinto l'Oscar come migliore film - oltre a quello per la regia, la sceneggiatura originale, la fotografia - non ha convinto tutti.

Forse perchè l’opera ultima di Iñarritu (Amores Perros, 21 grammi, Babel) non è un film facile per la mancanza di una storia, anzitutto, e di un finale definito e comprensibile, elementi imprescindibili per la digestione da parte del grande pubblico. Ma se riusciamo a non considerare tali aspetti, potremo certamente apprezzare un’opera che è, oggettivamente, sincera, evocativa, ispirata e che, soprattutto, fa riflettere su molti punti.

Il film si ispira alle opere del grande scrittore contemporaneo Raymond Carver (in particolare a “Whatwe talk whenwe talk about love”, ovvero “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, che compare spesso sia pronunciato che nelle inquadrature) ed è, esso stesso, un racconto girato con la cinepresa. Si potrebbe dire che è un racconto omaggio al grande scrittore americano che ispirò un maestro del calibro di Robert Altman, a sua volta ispiratore del giovane e bravo regista messicano. 

Riggan è Birdman (un bravissimo Michael Keaton), il vecchio eroe con la maschera d’uccello ormai in pensione ma che, all’epoca, aveva ottenuto un grande successo. Oggi è un uomo anziano, in difficoltà economiche, in crisi mistica d’identità e con quel che resta della sua famiglia, indeciso tra l’amore e l’ego.

Ho detto che non c’è una storia, in compenso ce ne sono varie all’interno di un film che però si sofferma, con grande compassione e originalità, su due grandi temi:il primo, e principale, è l’Amore (con la a maiuscola N.d.r.), con i suoi rapporti, i quali raccontano in maniera intima i vari personaggi.La telecamera li segue da vicino in una lunga serie di piani sequenza, dando vita ad un “racconto filmico” fluido e allo stesso tempo sincopato, come lo è il ritmo dato unicamente dal suono della batteria.

L’altro tema, non pregnante come il primo ma molto importante perché ispira la seconda parte del titolo (l’imprevedibile virtù dell’ignoranza), è racchiuso in un contenitore che potremmo chiamare Caso, o Fortuna, o l’Imprevedibile. Ognuno lochiami come vuole. Ed è il caso che determina, alla fine ed in un colpo solo (letteralmente!), sfiorando il tragico e sfidando la morte, il tanto agognato successo di Riggansia nel privato che nella sua carriera di attore professionista. È la mano invisibile dell’imprevedibile, la virtù dell’ignoranza appunto, che si posa, benevola, sul capo di un uomo audace quanto incosciente, miserabile per i suoi fallimenti, e finalmente lo premia.

Riggan, dal palco, si chiede e ci chiede, con le parole di Carver, di cosa stiamo parlando quando parliamo d’amore? E Iñarritu va oltre, invitandoci a riflettere e a guardare, con sguardo lucido e critico, noi stessi dentro la nostra realtà contemporanea con i nostri rapporti (è questa la sua impronta caratteristica, in quasi tutti i suoi film), confusi e virtuali, dominata ormai solo dalla tecnologia e dove la nostra autostima dipende dai mi piace/non mi piace su Facebook o dal numero difollowers su Twitter.

In fondo, siamo attori anche noi, di vite che, probabilmente, avremmo voluto vivere in maniera diversa, più sincera, più piena, con persone che ci hanno amato veramente. “E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto? Sì. E cos’è che volevi? Sentirmi chiamare amato, sentirmi amato sulla terra”.

Con questa epigrafe carveriana, impietosa e laconica, si apre quest’opera complessa, sperimentale, labirintica, sociale, e gli ultimi cinque minuti chiudono il cerchio lasciando però un piccolo spiraglio all’immaginazione e, perché no, alla follia. Perché l’amore è, anche, soprattutto, follia.

 

Cortinametraggio 2015: inizio con sold out

Cortinametraggio 2015: inizio con sold out

Cortina d'Ampezzo- Grande successo per l'inaugurazione della decima  edizione di Cortinametraggio. Tutto esaurito al Cinema Eden di Cortina per la 1a serata del festival ideato e diretto da Maddalena Mayneri.

Prima l'omaggio a Monica Scattini con la proiezione del suo corto“Love Sharing” e un dolce ricordo di alcuni suoi amici più cari come Alessandro Haber, Pilar Saavedra con il fratello e il produttore Jacopo Capanna.

È stato poi il momento dell'evento speciale“Mala Vita”, cortometraggio di Angelo Licata con Luca Argentero e Francesco Montanari.

Presentati anche “Cortina in love” di Valerio Groppa,“Glamour Express” di Max Croci, “La Cura” di Andrea Andolina e “Cecilia” di Antonio Morabito.

A seguire i primi finalisti del concorso Corti Comedy e Web Serie.

Decisamente un inizio scoppiettante per un festival che conferma di essere fucina di nuovi talenti nonché luogo di incontro per cineasti, attori e addetti ai lavori da cui possono nascere idee, progetti e collaborazioni.

 

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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