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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Il cielo sopra Berlino: tributo a Wenders al Visionario

Il cielo sopra Berlino: tributo a Wenders al Visionario

Quest’anno il Festival di Berlino ha deciso di assegnare l’Orso d’Oro alla Carriera a Wim Wenders omaggiandolo, nel corso della 65esima Berlinale, con la proiezione di 10 titoli fondamentali della sua filmografia. Due dei capolavori della speciale line-up berlinese arrivano anche in Italia come tributo alla carriera di uno dei più grandi registi viventi: tornano in sala in versione digitale restaurata "Il cielo sopra Berlino" (Premio per la Miglior Regia a Cannes nel 1987) e "Paris, Texas" (Palma d’Oro a Cannes nel 1984).

Domani mercoledì 18 febbraio sarà dunque l’occasione per ritrovare in sala Marion (Solveig Dommartin), gli angeli Damiel e Cassiel (Bruno Ganz e Otto Sander) e Peter Falk nei panni di se stesso.

Un sincero inno alla vita terrena e alla bellezza della capitale tedesca, Il cielo sopra Berlino sarà in programma al Visionario alle ore 14.50 e 19.30; la prevendita dei biglietti (intero €8 – ridotto e soci €7) è attiva presso la cassa del cinema. Il secondo appuntamento con il tributo a Wenders è fissato per mercoledì 25 con Paris, Texas, un filmsul ricordo, un road movie che (anche grazie alla memorabile colonna sonora di Ry Cooder) avvolge lo spettatore in un viaggio sul passato che ritorna e sulla possibilità di trasformarlo in un presente di speranza.

Turner: perché sì

Turner: perché sì

Trieste -  “Turner” è un film godibile, efficace e dall’impostazione narrativa del tutto comprensibile. Il film si apre sulla seconda parte della vita di J. M. William Turner, quando il pittore, già all’apice della fama, abbandona gli schemi accademici del vedutismo settecentesco per aprirsi alla sperimentazione pittorica basata sugli effetti luministici e materici. Il tutto è costruito per evidenziare aneddoti veri, spunti biografici confermati e, in sottofondo, suggerisce intuizioni interpretative, come quella sulla probabile visita che l’autore, ormai anziano, nel 1861 (nell’anno della sua morte), fa al cantiere dell’erigenda serra del Paxton, il Crystal Palace. Ben risolta anche la disputa con Ruskin, sulla presunta importanza della pittura di Lorrain nella cultura contemporanea o lo spunto per il soggetto della Temeraire, dove un fatto di cronaca si trasforma in un canto elegiaco che mette in rapporto il passato con l’incalzante rivoluzione industriale basata sulla macchina a vapore.

L’iter narrativo, sebbene possa apparire didascalico, è di grande forza espressiva perché procede per immedesimazione. In effetti l’idea che emerge è questa: il regista proceda ponendosi un’unica domanda: “S’io fossi stato il pittore Turner, come mi sarei comportato in quella certa circostanza?” Dalla risposta a questa domanda, esce la struttura compositiva (davvero convincente) della pellicola di Leigh.

J. M. William Turner è stato di certo un pittore di successo, ma anche un po’ misantropo e dalla personalità dissociata (muore quasi in incognito, sotto il falso nome di capitano Booth), incline a una vita vagabonda e poco regolare. Questa personalità contrastata viene interpretata in maniera egregia dal grugno espressivo di Timothy Spall oltre che dai lunghi silenzi che percorrono numerose inquadrature del film, compensati però dal predominio dell’immagine. In questo modo M. Leigh, il regista,  ci restituisce un ritratto completo, di certo riuscito e verosimile del grande pittore inglese. All’opposto (ci permettiamo il confronto) il ritratto di Vincent Van Gogh, che Kurosawa fece in “Sogni” (1990), era non solo del tutto riuscito e verosimile, ma anche memorabile, visionario e innovativo.

Far East Film Festival, una scuola di giornalismo la prima novità della 17ª edizione

Far East Film Festival, una scuola di giornalismo la prima novità della 17^ edizione

Udine - Pensi che Udine sia una città monotona, senza eventi elettrizzanti o appuntamenti all'ultimo grido, e poi torna il Far East Film Festival. Manifestazione ormai entrata nel cuore, e DNA, dei cittadini udinesi e non solo, quest'anno è giunta alla 17esima edizione (23 aprile - 2 maggio) e si presenta con un'iniziativa a dir poco incredibile. Un progetto che collega Europa e Asia, come da tradizione ormai, e destinata a lasciare il segno: FEFF Campus 2015.

In pratica si tratta di una scuola di giornalismo internazionale, coordinata dal giornalista Matthew Scott, esperto di cinema asiatico e collaboratore dell'agenzia francese France-Presse, oltre a scrivere su giornali come The Guardian e The Indipendent. È un'occasione d'oro per chi sogna di lavorare in questo mondo, entrando a contatto con uno dei festival più interessanti e attesi in Italia. Oltre che con gente da tutto il mondo.

Perché una delle cose incredibili di questo Campus sarà proprio la sua composizione: verranno individuati infatti quattro under 30 asiatici e quattro "colleghi" europei, che per tutta la durata di FEFF 17 lavoreranno insieme.

Dopo la parte didattica con seminari e workshop, i ragazzi verranno "gettati" sul campo, imparando a gestire una manifestazione internazionale, a capire come va raccontata, come si imposta l'analisi di un film e si intervistano gli ospiti. Saranno seguiti da docenti professionisti della comunicazione e dell'industria audiovisiva di entrambi i continenti.

In un'epoca dove per i giovani si intravedono pochi orizzonti, specialmente in Italia, Udine offre un biglietto di sola andata per un'esperienza eccezionale.

Finanziato dall'Europa Cinemas e Foreign Correspondents' Club di Hong Kong, il Campus si prospetta molto bene e modello per altre manifestazioni simili. E questa è solo la prima sorpresa di quella che si prospetta un'edizione stellare.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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