Proclamati i vincitori del 27° Trieste Film Festival: premiazioni alla Sala Tripcovich
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- Pubblicato Sabato, 30 Gennaio 2016 15:09
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - È The Wednesday Child il film vincitore del Concorso lungometraggi del 27° Trieste Film Festival: in sintonia con una selezione mai così attenta alle opere prime, il pubblico ha scelto di assegnare il Premio Trieste (euro 5.000) all’esordio dell'ungherese Lili Horváth, storia di una giovane madre che nella periferia di Budapest lotta disperatamente per ottenere la custodia del figlio.
La cerimonia di Premiazione si terrà oggi, sabato 30 gennaio, alle ore 20.30 in Sala Tripcovich. A seguire la proiezione del film di chiusura della 27° edizione, Chant d’Hiver di Otar Iosseliani.
La trama parla di una storia famigliare anche quella raccontata in Under the Sun, il vincitore del Premio Alpe Adria Cinema (euro 2.500) del Concorso documentari: diretto dal russo Vitalij Manskij, tra i più importanti documentaristi contemporanei, il film offre un ritratto inedito di una famiglia media di Pyongyang, Corea del Nord, nel momento in cui la figlia si prepara a entrare nelle file dei Giovani Pionieri.
Il Premio TFF Corti (euro 2.000) del Concorso cortometraggi va invece a Dissonance del tedesco Till Nowak, immaginifica immersione nella mente di un musicista, che accosta in un mix suggestivo e surreale live action e animazione.
La giuria del Premio Corso Salani 2016 (euro 2.000), composta da Filippo D'Angelo, Patrizia Mancini e Massimo Tria, ha scelto Banat – Il viaggio di Adriano Valerio, con la seguente motivazione: «Il film racconta un’inusuale storia di “emigrazione al contrario”, che indaga con delicatezza i sentimenti di spaesamento e ricerca dell’altro che erano propri anche del cinema di Corso Salani. Lo fa usando un intreccio di linguaggi che trovano anche dei momenti particolarmente felici, come la coinvolgente interpretazione di una canzone semplice e struggente da parte di un’intensa Elena Radonicich».
Il Premio CEI – Central European Initiative (euro 3.000), che ogni anno segnala un film di impegno civile capace di interpretare la realtà contemporanea europea e il dialogo tra le culture, va a The Prosecutor The Defender The Father and His Son della bulgara Iglika Triffonova, ispirato alla storia vera di due avvocati che si affrontano al Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia (L’Aja) nel processo a Milorad Krstić, accusato di aver commesso crimini di guerra nella guerra in Bosnia.
Il workshop internazionale di sceneggiatura Eastweek, nato dalla collaborazione tra Alpe Adria Cinema, che ne rende possibile l’organizzazione, e il Premio Internazionale per la Sceneggiatura Mattador dedicato a Matteo Caenazzo, si chiude con la vittoria del Premio Mattador al miglior soggetto (1.500 euro, offerto dalla Provincia di Trieste) da parte di L'amor fu di Sara Cavosi e Fabio Marson, mentre il progetto selezionato per Midpoint, Central European Script Center di Praga è Stuffed Life di Tamara Kotevska (Repubblica di Macedonia).
Novità di quest’anno il Premio Osservatorio Balcani e Caucaso, assegnato dall’omonimo “think tank” al miglior documentario in concorso: la scelta è caduta su Chuck Norris vs Communism di Ilinca Calugareanu con la seguente motivazione: «Il film riesce a colpire lo spettatore con una storia molto originale sulla Romania di Ceausescu: alternando finzione e documentario questo film diverte il pubblico portando sullo schermo la vita quotidiana ed eroica di gente comune sotto il regime comunista, ancora poco conosciuto nel resto del mondo».
La giuria degli studenti del Liceo Petrarca di Trieste ha assegnato al cortometraggio Love on the Top of the World di Jan Cvitkovič il Premio #TSFFbacktoschool, con la seguente motivazione: «Una realtà senza tempo dipinta con sensibilità, arricchita da un'interpretazione emozionante e un finale che sorprende».
Nel corso della 27° edizione sono stati inoltre assegnati il Premio Sky Arte, con cui il canale SKY Arte HD premia uno dei film presentati nella sezione TriesteFF Art & Sound attraverso l’acquisizione e la diffusione di uno dei film della sezione (vincitore è risultato Master and Tatyana di Giedrė Žickytė); l'Eastern Star Award 2016 a Irène Jacob; il Cinema Warrior Award 2016 - Cultural Resistance a Victor Purice. Inoltre, il forum di co-produzione When East Meets West ha premiato con il WEMW Development Award il progetto “Kentannos” di Victor Cruz (Argentina-Italia).
Il 27° Trieste Film Festival si segnala per un complessivo incremento in tutti gli ambiti, a cominciare dai giorni di programmazione, novein tutto, due in più rispetto alla scorsa edizione. Inaugurata all’insegna del tutto esaurito con la proiezione di Sole Alto, ha continuato a registrare un grande successo di pubblico, con proiezioni affollate in tutte e tre le sale Tripcovich, Miela, Fabbri.
Accanto ai film, molti anche gli appuntamenti extra-cinematografici, concerti, cinebrunch, passeggiate, presentazioni di libri, incontri, performance, che – a partire dai giorni precedenti e poi durante tutto il festival – hanno consolidato e arricchito il rapporto del Trieste Film Festival con la città, attraverso la collaborazione con realtà come Container_120 (con le iniziative di TFF/OFF) e Associazione Cizerouno (con il progetto “Varcare la Frontiera”).
Il Festival si è inoltre confermato alfiere non solo della cultura ma anche dell’incoming turistico in regione, con gli hotel della città letteralmente “occupati”, per un totale di 1300 notti complessive, tra Trieste Film Festival e When East Meets West.
Il 27° Trieste Film Festival è stato realizzata con il patrocinio di Comune di Trieste, Direzione Generale per il Cinema - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; con il contributo di Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Creative Europe - MEDIA Programme, Direzione Generale per il Cinema - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, CEI - Central European Initiative, Comune di Trieste, CCIAA - Camera di Commercio di Trieste, Provincia di Trieste; con il sostegno di Lux Film Prize / Parlamento Europeo, Le Fondazioni Casali - Fondazione Benefica Kathleen Foreman Casali, Fondazione CRTrieste, Polish Film Institute - Varsavia, Istituto Polacco - Roma, Krakow Film Foundation - Polish Docs - Cracovia, Promoturismo FVG, Comunità Greco Orientale di Trieste; con la collaborazione di Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi - Trieste, Fondo Audiovisivo FVG, When East Meets West, Associazione Casa del Cinema di Trieste, La Cappella Underground, FVG Film Commission, Associazione Culturale Mattador, Associazione Corso Salani. Media partner: MYmovies, Quinlan.it, Longtake. Media coverage by Sky Arte HD. Technical partners: Teatro Miela Trieste, Cinema Teatro dei Fabbri, Osservatorio Balcani e Caucaso, Tucker Film, Eye on Films, Mid Point, Claimax, Hotel Continentale, Grand Hotel Duchi D'Aosta, Savoia Excelsior Palace, Urban Hotel Design, NH Hoteles, B&B Zudecche 1, Caffé Teatro Verdi, Antico Caffè San Marco, Parovel, Pepenero Pepebianco, Associazione Cizerouno, Container_120, Immaginario Scientifico, Studio Gasperini Lab, Combiné, Mimi e Cocotte, RicciGraf, Grafic Style, Utilgraph, Ideando Pubblicità, Spin. Trieste Film Festival aderisce a: AFIC Associazione Festival Italiani Cinema.
“Tetarti 04:45”: thriller funambolico e violento sullo sfondo di un Paese devastato
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- Pubblicato Sabato, 30 Gennaio 2016 14:24
- Scritto da daniele benvenuti
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Trieste - Anteprima assoluta italiana, per il film “Tetarti 04:45”di A. Alexiou (2015, Grecia), ieri venerdì 29 Gennaio alla Sala Tripcovich a Trieste e racconta le ultime 32 ore di vita e di passione di un uomo in piena crisi familiare e sull’orlo della bancarotta. Sullo sfondo una città, Atene, devastata dagli effetti dell’ideale capitalista e poi illuso e infine scarnificato dai tentacoli del clan “Europa”. Ma la città non è soltanto lo sfondo di una sceneggiatura cruda e impietosa, è soprattutto la protagonista negativa assieme a Stelios, proprietario di un jazz club, indebitato senza via d’uscita con il “Rumeno”.
Messo con le spalle al muro e minacciata la sua famiglia, Stelios ha soltanto un giorno per trovare una soluzione. Ma lui non vuole cedere il locale per cui ha speso 17 anni della sua vita. L’ex socio lo aiuta facendo da intermediario col creditore ma le cose si complicano sempre di più mentre altre persone vengono coinvolte col passare delle ore in una faccenda che diventa sempre più pericolosa e intricata. Stelios riesce a rubare una pistola e lo spettatore intuisce già come andrà a finire questo dramma dal ritmo incalzante e coinvolgente con un finale in perfetto stile Tarantino.
Chronos è il grande tema di questo film nero, di questo dramma urbano e umano (da cui anche il titolo, non a caso in numeri) che consuma ogni cosa: vita, speranze, rapporti, sogni, una città, un Paese, culla e faro della civiltà occidentale e che da tempo ormai è diventata una Babele, un bordello (non a caso nel film si mostra spesso un bordello col nome, simbolico, Alcatraz), un luogo in cui domina il malaffare, perdizione, il disordine sociale e politico. Una città, un Paese, un protagonista di questa nostra “epoca” che si consumano, si dissolvono lentamente e senza scampo.
Daniele Benvenuti
La grande scommessa (di capire come funziona il potere dei soldi)
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- Pubblicato Domenica, 24 Gennaio 2016 19:15
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – Sono passati quasi otto anni, ma il fantasma della Lehman Brothers non smette di fare paura ai risparmiatori. Soprattutto a quelli piccoli. La più grande bancarotta della storia degli Usa si è incastrata perfettamente in un genere cinematografico tra il drammatico-catastrofico e il thriller, ma che è anche documentaristico perché – purtroppo – racconta fatti accertati. In questo caso narrati da Michael Lewis – giornalista del New York Times - nel suo libro “The Big Short”.
Non c’è oscillazione dei mercati di borsa che non veda frotte di risparmiatori crucciarsi o correre in banca a ritirare i propri risparmi in contanti per metterli al sicuro nel materasso.
Questo spiega il proliferare, e il successo, di lungometraggi come “La grande scommessa”. Il segreto sta nel fatto che questi film producono emozione, tensione, preoccupazione e, soprattutto, voglia di capire cosa ci sia dietro i capricci delle borse, i miliardi di miliardi “bruciati” in un giorno o, semplicemente, dietro il gergo incomprensibile che il risparmiatore medio finge di capire quando sta di fronte a un consulente finanziario.
Insomma: la sottile sensazione che quanto lo spettatore vede sullo schermo potrebbe capitare anche a lui in qualsiasi momento; la tensione che avverte quando pensa ai suoi risparmi che crede protetti e riparati in una banca e in realtà si accorge che sono esposti al crudele, impersonale e spietato sistema del profitto, avvicina questi film al genere horror.
“La grande scommessa” arriva dopo una lunga serie di pellicole dedicate al denaro, ante e post crack Lehman Brothers, ma non per questo meno interessante. Qualche novità narrativa e qualche metafora quotidiana mettono lo spettatore in condizione di capire (o tentare di capire) l’incomprensibile: come la perversione e la corruzione del sistema finanziario, bancario e politico possano influire sulla quotidianità con la stessa violenza di un terremoto o di un’inondazione.
Gli effetti sono meno clamorosi, ma non per questo meno devastanti.
Per chi conosce il filone dei film del genere (Inside Job o Margin Call per esempio), si accorgerà che ancora non tutto è stato raccontato. Che c’è sempre un pezzo di verità che stenta a venire a galla. E ogni volta lo spettatore è sorpreso di vedere che, sotto sotto, ogni tentativo di resistenza etica sia travolto dal cinismo freddo dell’interesse economico.
Infatti non mancano mai, in tutti questi racconti, gli eroi che tentano di opporsi a un destino che travolgerà i risparmiatori comuni, quelli che camminano per la strada e che mai e poi mai potrebbero immaginare quali meccanismi regolino, in verità, la macchina dei soldi.
Film da vedere, se non altro per cercare di capire quanto si può essere lontani dal rendersi conto di come vanno veramente le cose. Con un po' di fatica. Infatti, a un certo punto, sullo schermo compare una citazione che dice "La verità è come la poesia. E la maggior parte della gente odia la poesia".
Inutile parlare del cast astronomico (Christian Bale, Brad Pitt, Ryan Gosling e Steve Carell) diretto da Adam McKay che lascia le sue stelle brillare di luce propria, in una regia un po’ rigida e che privilegia i meccanismi finanziari all’indagine psicologica. Ma cinque nomination al premio Oscar non lasciano dubbi.
[Roberto Calogiuri]
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