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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

FEFF18, una commedia sul calcio racconta la Maleysia delle meraviglie

FEFF18, una commedia sul calcio racconta la Maleysia delle meraviglie

Udine – Le grandi stelle mondiali del calcio le conosciamo tutti: da Pelè a Maradona, passando per Cruijf e Baggio fino agli odierni Messi e Ronaldo. Appena però passiamo sui campi orientali, però, l'elenco si sfoltisce subito e, comunque, difficilmente troveranno spazio nei ricordi degli appassionati.

Nei Paesi più esotici, invece, il termine “campione” lo si affibia anche a chi non ha lo stesso rilievo di colleghi sudamericani o europei. Lo sanno bene in Maleysia, terra non proprio famosa per una tradizione calcistica ma dove comunque questo sport è seguitissimo: da lì è arrivato al FEFF “Ola Bola”, film diretto da Chiu Keng Guan.

Presentato lunedì 25 Aprile, alla presenza dello stesso regista, questa commedia parte dall'oggi per riavvolgere una storia in flashback ambientata tra la fine degli anni '70 e inizio '80: quella della Nazionale di calcio malese, che nel 1976 aveva sfiorato la qualificazione alle Olimpiadi e che quattro anni dopo non aveva rinunciato al sogno. Ma il percorso ad arrivare al successo fu costellata di cadute.

Il racconto ripercorre tra il fedele e il romanzato il clima che si creò dentro e fuori dalla squadra, capitanata da Chow Kwok Keong (interpretato da JC Chee e che nella realtà si chiamava Soh Chin Aun, nella foto), promettente calciatore che rinunciò a una carriera in Inghilterra per rimanere vicino alla famiglia. Nel film si vede come in pratica egli era il mister sul campo, atteggiamento che non piacque da subito al nuovo allenatore, Harry Mountain.

Non c'era solo lui, però, dentro questa formazione: l'attaccante stakanovista Ahmad Ali, ispirato ad Hassan Sani; il portiere Muthu Kumar, alias R. Arumugam; ed Eric, molto probabilmente figura inventata come espediente narrativo e che racconta, alla giornalista Marianne, come quel gruppo maturò nel corso dei mesi e arrivò alla sfida decisiva per Mosca 1980 con il morale alle stelle. Senza immaginare cosa li avrebbe attesi ad un passo dall'incoronare il loro sogno.

Frustazioni nella vita e figuracce in campo sono un filo rosso nella vita di questi personaggi, a cui attorno ruotano le proprie famiglie e amici, a loro volta carichi di problemi. Queste icone del pallone diventano così uomini in carne ed ossa, uguali a tutti gli altri e che otterranno la “redenzione” solo facendo squadra e dando vita così a un sogno. Che fino a prima si inseguiva come un cane che tenta di azzannarsi la coda.

Chiu Keng Guan ha dato vita a un film che pulsa di emozioni, con un cast che gioca quasi meglio di una vera squadra. Le citazioni del mondo cinematografico calcistico sono evidenti, da “Holi e Benji” fino a “Fuga per la vittoria”, mentre dal punto di vista politico il messaggio che passa è abbastanza discutibile: dalla scoperta delle gesta della Nazionale, il sentimento patriottico anche del malese più disaffezionato si accende.

Il richiamo allo spirito colletivo dell'esercito, in un'area geografica come il Sudest asiatico con un triste passato in quel senso, lascia perplessi. Ma il nucleo dell'opera è impencabile, capace di toccare le corde emotive di qualsiasi amante del pallone. E alla fine farà male l'esclusione della Malesia dalle Olimpiadi, in segno di protesta per l'invasione sovietica dell'Afghanistan quello stesso anno, ma un sono sarà realizzato comunque.

FEFF18, il regista Park Hoon-Jung racconta il suo "The Tiger" al pubblico

FEFF18, il regista Park Hoon-Jung racconta il suo

Udine – Grandi film e grandi protagonisti, come ogni anno d'altronde, negli appuntamenti del Far East Film Festival. Ieri si sono svolti, al primo piano del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, i primi appuntamenti della rassegna mattutina dei FEFF18 Talks, incontri con gli ospiti della kermesse aperti a pubblico e stampa.

Dopo l'apertura della otto giorni con la prima internazionale del suo “The Tiger”, il regista sudcoreano Park Hoon-Jung è stato quindi uno dei nomi della mattinata, iniziata con qualche minuto in ritardo dopo l'intervento dei produttori Johannie To e Yau Nai-Hoi di “Trivia”, proiettato sempre ieri sera.

L'incontro, moderato dall'attore Darcy Paquet, è partito quindi dalla protagonista per eccellenza del film: la tigre coreana, esemplare ormai estinto e ricreato per l'occasione grazie alla computer grafica. “È un animale che è nel cuore di tanti coreani” ha raccontato l'ospite, spiegando che il motivo che l'ha portato a realizzare quest'opera è proprio il profondo legame che i suoi connazionali hanno con questa vera e propria leggenda, la cui storia era tutt'altro che banale da raccontare.

I paesaggi in cui la storia è ambientata sono quelli di una montagna molto importante nella storia e geografia della Corea del Sud: uno tra i più alti del Paese, con una circonferenza di 320km ed è sacro per la popolazione. Fu, oltrettutto, scenario di violenti scontri armati durante le guerre di Corea, per cui la sua presenza nella pellicola è fortemente simbolica nell'immaginario colletivo sudcoreano.

Nonostante il poco tempo a disposizione, c'è stato spazio anche per le domande del pubblico. Ecco quindi la curiosità sul rapporto con la computer grafica, che ha costretto gli attori “a lavorare nel vuoto”, come ha affermato lo stesso Hoon-Jung, ma i risultati ottenuti sono andati oltre le sue aspettative, ricreando un esemplare tigre diversa da come la si rappresenta di solito.

A chi gli chiede se quest'opera possa ambire a una candidatura come miglior film straniero ai prossimi Oscar, la risposta è: “Non ci ho mai pensato, ma mi farebbe piacere”. Anche perché sarebbe il primo titolo sudcoreano a raggiungere un traguardo simile. Il futuro, infine, è tinto di noir: le riprese del suo prossimo film inizieranno a settembre e sarà vietato ai minori.

L’attesissimo“Con tutte le anime del mondo” chiude la rassegna “Resistenze femminili”

L’attesissimo“Con tutte le anime del mondo” chiude la rassegna “Resistenze femminili”

Trieste - Chiude la rassegna “Resistenze femminili”, domani  21aprile alle ore 21, con il documentario “Tutte le anime del mio corpo”,  regia di Erika Rossi prodotto da Quasar Multimedia  (Italia-Slovenia, 2016, 63’).

Questa proiezione rappresenta una delle tappe del progetto europeo Women of the Resistence, finanziato dall’Unione Europea attraverso il programma EACEA – Europe for citizens, e sviluppato dall’associazione PiNA di Capodistria che si avvale di un partenariato internazionale di cui fanno parte la cooperativa Bonawentura (IT), Associazione culturale La Giordola (IT), Associazione Quarantasettezeroquattro (IT), Foundation for partnership and civil society development (CRO), CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia (IT), Istrska regija (CRO), che si è svolto durante la stagione nelle scuole di Trieste e della regione, in Slovenia e in Croazia, raccontando le storie delle donne della Resistenza e esplorando che cosa vuol dire resistere nel mondo di oggi.

La regista Erika Rossi e la protagonista Lorena Fornasir introdurranno il film e incontreranno il pubblico affrontando il tema della resistenza e del suo significato rispetto alla società attuale.

Il documentario narra la storia di Maria Antonietta Moro, giovane partigiana che nel Friuli degli anni 1943-1945partecipò prima alle attività dei gruppi antifascisti jugoslavi nel goriziano e poi a quelle italiane. Una storia nascosta, che neanche la figlia conosceva fino alla scoperta, dopo la morte della madre avvenuta nel 2009, di un diario che narrava nel dettaglio ogni istante di quel periodo.

Quel diario è diventato prima un libro ("Tutte le Anime del Mio Corpo", Iacobelli Editore, collana Frammenti di Memoria) e poi un documentario, dal titolo omonimo, diretto da Erika Rossi.

Tra dubbi e nuove scoperte, materiali d'archivio e collegamenti con l'oggi, "Tutte le anime del mio corpo" diventa un viaggio nella storia personale di una famiglia, del rapporto intimo tra una mamma e una figlia, dei segreti che si mantengono e dei motivi per cui lo si fa. Ma è anche un viaggio nella Storia, con la "S" maiuscola, quella dell'Italia che seppe resistere, dei rapporti con la Jugoslavia, di un passato che sembra lontanissimo e invece è poco più di ieri.

“Tutte le anime del mio corpo” è un documentario diretto da Erika Rossi e prodotto da Quasar Multimedia (società con sede in regione), Casablanca Films (Slovenia), RTV Slovenija, e realizzato con il sostegno del Fondo Audiovisivo FVG, FVG Film Commission e Fondo Audiovisivo Sloveno.

Info: www.miela.it

Prevendita c/o biglietteria del teatro tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00. www.vivaticket.it

 

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