Paolo Virzì a Trieste presenta il suo ultimo film “La pazza gioia” unica tappa in FVG
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- Pubblicato Martedì, 24 Maggio 2016 22:41
- Scritto da serenella dorigo
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“La pazza gioia” l’ultimo film di Paolo Virzì, sarà proiettato a Trieste alla presenza del regista e della protagonista Micaela Ramazzotti, giovedì 26 maggio alle ore 20.45 al Cinema Giotto. Un momento promosso dal gruppo di protagonismo Articolo 32, dall’Associazione dei Familiari per la Salute Mentale Noi Insieme e dalle Edizioni Alphabeta con la Collana 180 - Archivio critico della salute mentale.
La pellicola presentata a Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs ha riscosso un successo grande e sorprendente. Il film è forse il più bello e coraggioso del regista livornese che qui si avventura, in bilico tra ironia e dramma, tra i corridoi dei reparti di psichiatria e i labirinti della burocrazia giudiziaria, raccontando l'inferno di chi ha perduto la bussola della normalità ed è in balia dello Stato. Nel film Virzì esplora il confine labile tra sanità e insanità mentale, accompagnando lo spettatore tra esistenze condannate allo stigma sociale della malattia mentale e della pericolosità, e osservando - attraverso lo sguardo di donne imperfette - la fragilità, la miseria e a volte anche la ferocia delle nostre normali esistenze.
Una storia che parla anche di Ospedale Psichiatrico Giudiziario. Nel film, il filo della narrazione incontra magicamente anche Marco Cavallo. Una pellicola che - come il film “Il viaggio di Marco Cavallo” (Edizioni Alphabeta) partito proprio da Trieste e che lo stesso Virzì volle nel Torino Film Festival del 2014 - non vuole essere di denuncia sulla situazione degli OPG, oggi chiusi, ma desidera raccontare di due esistenze che con la loro profonda e comprensibile umanità rompono i muri della distanza e dell’esclusione.
Ingresso intero: 7€ - ridotto 5€
In\visible cities 2016: Urban multimedia festival
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- Pubblicato Lunedì, 02 Maggio 2016 09:24
- Scritto da serenella dorigo
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Gorizia - Il festival internazionale della multimedialità urbana In\visible Cities propone ogni anno un programma di spettacoli, performance, installazioni, workshop e iniziative educative volte alla valorizzazione del patrimonio tangibile e intangibile dalle città utilizzando i linguaggi della multimedialità e delle nuove tecnologie. Quest’anno il Festival inizierà il 6 maggio con l’arrivo degli artisti in residenza e si concluderà il 29 dello stesso mese.
Dal 11 al 14 maggio in particolare si terrà il workshop “Creare con il documentario” dedicato alla produzione documentaria e che analizzerà nello specifico il documentario di creazione e i modelli di narrazione ad esso collegati. Attraverso lezioni frontali, esercitazioni e la visone di materiali si analizzerà il percorso che porta alla realizzazione di un film documentario in tutte le sue parti dall’ideazione al montaggio. Inoltre una particolare attenzione sarà dedicata al rapporto tra realtà e finzione e all’utilizzo creativo di immagini di repertorio analizzando il caso pratico di un documentario in fase di produzione. Modalità d’iscrizione nel sito www.invisiblecities.eu, aperte fino al 8 maggio.
Per informazioni: Web: www.invisiblecities.eu. Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Telefono: 338.1411435.
FEFF18, Pio d'Emilia racconta la tragedia dietro Fukushima
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- Pubblicato Martedì, 26 Aprile 2016 21:14
- Scritto da Timothy Dissegna
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Udine – Nel 1986 si consumava la tragedia di Chernobyl, destinata a segnare per sempre la vita di milioni di persone e con conseguenze che si trascinano ancora oggi a causa della fuori-uscita di scorie radioattive. 25 anni dopo, a Fukushima, un altro evento sconvolse il mondo intero: ancora una volta il Giappone e l'umanità intera tremava sotto la minaccia del nucleare.
A mezzo decennio dal terremoto e tsunami dell'11 marzo 2011, ossia i disastri naturali che diedero il via alla catastrofe, il Feff ha ricordato lunedì 25 Aprile, al Visionario, quest'ultima con un docu-film inchiesta dal titolo eloquente: “Fukushima A Nuclear Story” diretto da Matteo Gagliardi e tratto dal libro “Tsunami Nucleare” di Pio d'Emilia, giornalista e corrispondente dal Giappone per Sky Tg24.
Un'inchiesta durata 4 anni, quella portata sul grande schermo da Teatro Primo Studio/Film Beyond, con lo stesso d'Emilia protagonista: le immagini girate da lui stesso amatorialmente o da un altro cameraman partono dagli attimi tremendi delle scosse che isolarono il Paese dal resto del mondo e arrivano fino all'anno scorso, passando per l'interno della centrale diventata famosa in tutto il mondo.
Ciò fu possibile solo nel 2013, però, quando la Tepco (l'azienda che gestiva l'impianto) permisea un pool di giornalisti stranieri di accedervi. Nel frattempo il corrispondente, che conosce perfettamente il Giappone vivendoci da decenni, è andato nei luoghi devastati dalle onde gigantesche che hanno invaso l'entroterra dell'isola per diversi chilometri, spazzando via edifici e vite umane. E quello che si vede lascia strazziati nell'anima.
“Chi è incerto sull'uso dell'energia atomica a scopi pacifici, dopo questo film non avrà più dubbi” sono le parole di d'Emilia, presente in sala insieme al regista, prima della proiezione. E certamente l'idea che si fa di questa fonte d'energia è tremenda, vedendo ormai in quei reattori teoricamente inviolabili una possibile bomba ad orologeria che potrebbe determinare la fine di una nazione intera.
Com'è quasi accaduto per quella nipponica, salvata da una valvola rotta che ha impedito l'abbassamento dell'acqua dalla piscina in cui sono custodite le barre d'uranio: un evento fortuito come ha rivelato in un'esclusiva intervista su quanto realmente accaduto a Fukushima l’ex Primo Ministro Naoto Kan, dimessosi dopo il disastro e sostituito dal nazionalista Abe, orientato invece a puntare ancora sull'atomica. Ad oggi, comunque, solo 2 su 52 centrali sono state riattivate dopo lo tsunami.
La musica intensa, compostada Fabrizio Campanelli ed eseguita dall’Orchestra Sinfonica di Budapest, accompagna per quasi un'ora e mezza lo spettatore. Non ci si perde nei dettagli ma si mantiene comunque una coscienza scientifica, per analizzare come sia potuto accadere tutto ciò: si scopre così che scosse e onde anomale sono state solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso, per uno scenario tenuto nascosto dai vertici dell'azienda per troppo tempo. E, ancora una volta, il dilemma sull'energia diventa prioritario, in un mondo dove non si può morire più come “effetto collaterale”.
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