L'odissea di un impiegato statale e altre mille avventure in "Quo vado?"
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Lunedì, 04 Gennaio 2016 10:43
- Scritto da Timothy Dissegna
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Girare un film sul posto di lavoro fisso, oggigiorno, potrebbe apparire come una bella impresa per un regista di fantascienza italiano. Ma perfino dalla cosa attualmente più ricercata, e molto spesso poco trovata, in Italia possono nascere le risate: ecco quindi che il comico Checco Zalone ha dedicato proprio a lui il suo ultimo film, “Quo vado?” diretto da Gennaro Nunziate, uscito nelle sale a Capodanno.
Esilarante e satirico, l'attore pugliese ha portato sul grande schermo la corsa senza freni di un impiegato statale per mantenere la propria busta paga. Tutto inizia con l'annuncio dell'eliminazione delle Province: all'improvviso, la stabilità che Checco ha da tutta la vita, lavorandovi all'interno, si incrina pericolosamente. E inizia così un valzer di altri impieghi nelle zone più disparate d'Italia che potrebbe essere l'incipit di un incubo.
Ma non per il protagonista, che invece sfrutta ogni trasferimento come una vacanza, adattandosi alla perfezione a ogni nuovo luogo in cui arriva. Quando però la furiosa Dottoressa Sironi (Sonia Bergamasco) decide di spedirlo in una stazione di ricerca scientifica italiana al Polo Nord, per fargli firmare le dimissioni, tutto sembra finito. Fino a quando non incontrerà Valeria (Eleonora Giovanardi), ricercatrice amante della natura destinata a fare breccia nel cuore di Checco.
Sarà quindi l'amore la soluzione del film? La storia, raccontata dallo stesso Zalone in un lungo flashback di odisseica memoria davanti a degli indigeni africani, sarà ancora lunga e vedrà porsi di fronte i due interrogativi più ardui nella vita del protagonista: rinunciare al posto fisso per seguire l'amore o rimanere legati sempre e comunque, a qualsiasi costo, alla “sacralità” di un lavoro retribuito dallo Stato? Dilemmi che nemmeno Shakespeare avrebbe avuto il coraggio di sottoporre al suo Amleto.
Ironia a parte, quest'opera di Zalone è un tripudio di risate, condite come suo solito da una buona fetta di luoghi comuni sull'italiano medio e da una non indifferente porzione di satira nei confronti della Prima Repubblica, l'artefice del benessere per migliaia di persone che hanno fatto la bella vita con un impiego pubblico. E a simbolo di questa c'è Lino Banfi, nei panni di un politico dei tempi che furono che fa da “grillo parlante” al protagonista, difendendo ogni volta il posto fisso.
L'irriverenza sfrenata dell'attore pugliese, che ha anche firmato la colonna sonora del film, ha trascinato per l'ennesima volta il pubblico al cinema, complice anche l'essere uscito in piene festività natalizie. E, a suo modo, “Quo vado?” è un film di denuncia: verso quei vizi che hanno fatto dell'Italia della Prima Repubblica uno Stato di sprechi, con pensioni letteralmente regalate a chi aveva lavorato per un tempo ridicolo, mentre oggi si mettono le toppe alla bene e meglio. Nessuna accusa esplicita arriva dal film, ma la canzone “La Prima Repubblica” è eloquente.
Il record d'incassi appare di nuovo come un traguardo superabile, ma bisogna guardare oltre in questo film: le risate dovrebbero far spazio a domande del tipo “ma questo Paese dove l'ho già visto? Ah, già, è l'Italia!”. Forse solo capendo che dietro a tanta ironia si nasconde l'amarezza di un presente da cambiare si potrà iniziare a fare qualcosa. Per non tornare a vedere il posto fisso come un evento straordinario da raccontare al cinema.