Economia
Rapporto Bankitalia: il Friuli Venezia Giulia stringe la cinghia
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Giovedì, 21 Giugno 2012 10:06
- Scritto da Tiziana Melloni
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TRIESTE - Non è un quadro felice per l'economia regionale quello presentato il 20 giugno dal direttore della sede regionale della Banca d'Italia, Pietro Sambati. I dati sull'economia del Friuli Venezia Giulia, elaborati dal Centro Studi della Banca d'Italia nell'ambito del rapporto annuale, pubblicato qualche giorno fa a Roma, sono stati illustrati in modo dettagliato in un incontro pubblico svoltosi nell'Aula Magna della Scuola per traduttori e interpreti in via Filzi.
La nostra Regione si confronta con un calo dei consumi dovuto alla crisi generale dell'economia italiana e del commercio mondiale. Questo arresto della spesa interrompe la fase di ripresa che si era affacciata alla metà del 2009. Ne hanno risentito, in particolare, i settori dell'industria regionale che producono beni strumentali e di consumo durevole.
Anche le industrie non comprano: la domanda interna non riparte, occorre affidarsi alla domanda estera; ma le esportazioni del Fvg sono aumentate per il secondo anno consecutivo a un ritmo più basso rispetto al Nord Est e al complesso del Paese. La Regione fatica quindi a vendere i suoi prodotti all'estero.
Nel settore dei servizi soffre di più l'ambito del commercio, che ha risentito della riduzione della spesa delle famiglie, frenata dalla diminuzione del reddito disponibile e dalle prospettive incerte per quanto riguarda il lavoro. Dati positivi vengono invece dai trasporti e dal settore turistico, dove le presenze sono tornate a crescere grazie all'aumento dei turisti stranieri.
Tra il 2008 ed il 2011 gli effetti della crisi sul mercato del lavoro sono stati attenuati da un forte ricorso agli ammortizzatori sociali: solo nel 2011 i lavoratori in Cassa integrazione guadagni sono diminuiti per la prima volta, pur mantenendosi a livelli storicamente elevati. Il tasso di disoccupazione è calato di mezzo punto percentuale al 5,2 per cento.
Le banche della Regione registrano una diminuzione dei prestiti sia alle famiglie che alle imprese: d'altra parte è ovvio che in presenza di un clima incerto non si consuma e non si investe.
Nel primo trimestre del 2012 la diminuzione del credito alle imprese è proseguita in tutti i principali settori di attività economica.
Le famiglie tuttavia continuano a chiedere mutui per la casa, nonostante la crescente onerosità delle condizioni praticate dagli intermediari. Evidentemente in una fase di crisi la casa è percepita ancora di più come bene-rifugio.
Del resto le banche hanno aumentato i tassi di interesse e la concessione dei crediti si è fatta ancora più difficile. Sono le imprese quelle che faticano di più a restituire i prestiti; le famiglie stringono i denti e continuano a pagare le quote dei mutui, rinuciando magari a comprarsi un'auto o un elettrodomestico nuovo. La ricchezza delle famiglie in Friuli Venezia Giulia è 7 volte il reddito disponibile: la famiglia è in un certo modo la riserva aurea della nostra Regione. Un grande "ammortizzatore sociale", ha affermato Sambati.
I depositi delle famiglie consistono soprattutto in prodotti finanziari a durata prestabilita, più remunerative, a fronte del calo dei conti correnti e dei pronti contro termine. Le famiglie comprano meno azioni ed obbligazioni e più titoli di stato.
Finest, il Triveneto s'interroga sull'internazionalizzazione
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Mercoledì, 20 Giugno 2012 10:43
- Scritto da Maurizio Pertegato
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PORDENONE - Il NordEst si appresta a diventare il punto di riferimento in materia di internazionalizzazione grazie a un convegno organizzato da Finest spa, in collaborazione con Sace, che coinvolgerà le principali istituzioni regionali insieme al Ministero dello Sviluppo economico e agli enti che si occupano di assistere e agevolare l'apertura di nuovi mercati all'estero per le aziende italiane.
L'obiettivo è far conoscere alle aziende le opportunità di investimento all'estero per aprirsi nuovi mercati di sbocco, in uno sviluppo che porti alla crescita anche in Italia. Opportunità di aprire nuovi mercati ma anche di attirare investitori esteri in Italia, mostrando le peculiarità e i pregi delle nostre aziende. Un incontro votato alla concretezza, per dare agli imprenditori non semplici indicazioni di principio, ma risposte e soluzioni reali ai loro problemi, portando gli operatori del commercio mondiale direttamente “in casa” e superando quindi le difficoltà del primo approccio con una realtà straniera.
Sono 20 le nazioni che hanno risposto alla proposta di Finest, inviando i rappresentanti diplomatici commerciali e i consiglieri economici delle loro ambasciate: Albania, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Cina, Croazia, Egitto, Federazione Russa, Kazakhstan, Moldova, Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Giordnia, Romania, Serbia, Slovenia, Ungheria, Vietnam. Si tratta delle persone che hanno maggiore conoscenza del modello economico estero e dei dettagli amministrativi che favoriscono un certo tipo di sviluppo per le aziende italiane.
L'evento prevede una prima giornata giovedì 21 a Villa Manin, a Passariano di Codroipo (UD), in cui individuare gli scenari macroeconomici, le tendenze sul lungo periodo, gli strumenti istituzionali, diplomatici e finanziari messi in campo per aiutare il tessuto imprenditoriale del Nord Est. Una particolare attenzione sarà rivolta alla promozione del Made in Italy all’estero, alle ultime soluzioni informatiche sviluppate dal Ministero dello Sviluppo Economico per assistere le PMI, e al ruolo dell’Unione Europea nell’apertura di nuovi mercati.
Il giorno successivo, negli spazi della fiera di Pordenone, le aziende avranno a disposizione i diplomatici commerciali e i consiglieri economici dei 20 Paesi aderenti per una serie di incontri B2B, in cui potranno soddisfare le loro curiosità, spiegare le peculiarità delle loro aziende e capire le caratteristiche e le opportunità di ogni paese.
Imu, protesta il settore del commercio
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Domenica, 17 Giugno 2012 10:34
- Scritto da Maurizio Pertegato
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PORDENONE - Anche le aziende del settore Terziario sono alle prese con il pagamento dell’Imu (imposta municipale unica) il cui termine per il primo acconto è fissato per lunedì 18 giugno.
I malumori sono soprattutto per l’aumento di questa imposta che rispetto a quella ultima dell’Ici è davvero considerevole. A parlarne diversi operatori commerciali ormai esasperati per una situazione congiunturale sempre più negativa e che non da alcuna sicurezza per la ripresa né tanto meno per i consumi.
“ Non so nemmeno se riuscirò a pagare questa famigerata Imu- spiega Tiziana Favaro vicepresidente Ascom del mandamento di Pordenone nonché albergatrice - . Dopo averci tartassato per bene ora non siamo nemmeno in grado di sostenere la gestione delle nostre aziende. Ogni giorno lavoriamo guardando sempre più al ribasso dei prezzi”.
Per Giovanna Santin, presidente provinciale del Gruppo Albergatori, il momento è drammatico: “le attività ricettive del territorio sono quelle più colpite dall’imposta perché determinate da superfici maggiori. Nelle nostre strutture registriamo un calo di presenze continuo, causa anche la crisi che ha colpito l’industria dove si sono verificati licenziamenti o trasferimenti di sede”.
Ma anche dai Pubblici Esercizi si leva un grido d’allarme che preoccupa non poco tutta la categoria. Bruno Scolaro, vicepresidente del Gruppo nonché ristoratore, si dice deluso di questo Governo di tecnici. “Abbiamo ridotto notevolmente il personale nelle nostre attività e in pericolo sono oggi anche i collaboratori familiari. Le materie prime, se di qualità, costano mentre la gente vuol spendere sempre meno. I pochi coperti non garantiscono più la sopravvivenza dei locali pubblici, da sempre considerati attività con funzioni sociali e di ritrovo per le comunità locali. Credo che neppure io - precisa Scolaro -riuscirò a pagare l’Imu”.
E sull’anticipo di questa prima rata non si placa neppure la protesta di Maurizio Fioretti, responsabile provinciale per il settore Federmoda di Confcommercio: “in questo momento fra i colleghi il disagio è forte di fronte a una situazione a dir poco insostenibile. Non c’è crescita. I nostri investimenti di anni sono in un colpo solo svaniti nel nulla. Le banche non ci aiutano e la ripresa è lontana; mentre la classe politica è ancora latitante e piena di sprechi. A questo punto - sottolinea Fioretti -non si vuol capire che di questo passo anche il settore del Commercio sarà costretto a licenziare i propri dipendenti”.
E per chi non paga la prima rate dell’imposta la sanzione è pari al 3 per cento (1/10 del 30%) se il pagamento viene eseguito entro 30 giorni dalla data di scadenza del termine; al 3,75 per cento (1/8 del 30%) se il versamento viene effettuato con ritardo superiore ai 30 giorni, ma entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione o denuncia Imu relativa all’anno in cui la violazione è stata commessa.
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