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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

Rapporto Bankitalia: il Friuli Venezia Giulia stringe la cinghia

Economia, il Friuli Venezia Giulia stringe la cinghia. Imprese in sofferenza

TRIESTE - Non è un quadro felice per l'economia regionale quello presentato il 20 giugno dal direttore della sede regionale della Banca d'Italia, Pietro Sambati. I dati sull'economia del Friuli Venezia Giulia, elaborati dal Centro Studi della Banca d'Italia nell'ambito del rapporto annuale, pubblicato qualche giorno fa a Roma, sono stati illustrati in modo dettagliato in un incontro pubblico svoltosi nell'Aula Magna della Scuola per traduttori e interpreti in via Filzi.

La nostra Regione si confronta con un calo dei consumi dovuto alla crisi generale dell'economia italiana e del commercio mondiale. Questo arresto della spesa interrompe la fase di ripresa che si era affacciata alla metà del 2009. Ne hanno risentito, in particolare, i settori dell'industria regionale che producono beni strumentali e di consumo durevole.

Anche le industrie non comprano: la domanda interna non riparte, occorre affidarsi alla domanda estera; ma le esportazioni del Fvg sono aumentate per il secondo anno consecutivo a un ritmo più basso rispetto al Nord Est e al complesso del Paese. La Regione fatica quindi a vendere i suoi prodotti all'estero.

Nel settore dei servizi soffre di più l'ambito del commercio, che ha risentito della riduzione della spesa delle famiglie, frenata dalla diminuzione del reddito disponibile e dalle prospettive incerte per quanto riguarda il lavoro. Dati positivi vengono invece dai trasporti e dal settore turistico, dove le presenze sono tornate a crescere grazie all'aumento dei turisti stranieri.

Tra il 2008 ed il 2011 gli effetti della crisi sul mercato del lavoro sono stati attenuati da un forte ricorso agli ammortizzatori sociali: solo nel 2011 i lavoratori in Cassa integrazione guadagni sono diminuiti per la prima volta, pur mantenendosi a livelli storicamente elevati. Il tasso di disoccupazione è calato di mezzo punto percentuale al 5,2 per cento.

Le banche della Regione registrano una diminuzione dei prestiti sia alle famiglie che alle imprese: d'altra parte è ovvio che in presenza di un clima incerto non si consuma e non si investe.
Nel primo trimestre del 2012 la diminuzione del credito alle imprese è proseguita in tutti i principali settori di attività economica.

Le famiglie tuttavia continuano a chiedere mutui per la casa, nonostante la crescente onerosità delle condizioni praticate dagli intermediari. Evidentemente in una fase di crisi la casa è percepita ancora di più come bene-rifugio.

Del resto le banche hanno aumentato i tassi di interesse e la concessione dei crediti si è fatta ancora più difficile. Sono le imprese quelle che faticano di più a restituire i prestiti; le famiglie stringono i denti e continuano a pagare le quote dei mutui, rinuciando magari a comprarsi un'auto o un elettrodomestico nuovo. La ricchezza delle famiglie in Friuli Venezia Giulia è 7 volte il reddito disponibile: la famiglia è in un certo modo la riserva aurea della nostra Regione. Un grande "ammortizzatore sociale", ha affermato Sambati.

I depositi delle famiglie consistono soprattutto in prodotti finanziari a durata prestabilita, più remunerative, a fronte del calo dei conti correnti e dei pronti contro termine. Le famiglie comprano meno azioni ed obbligazioni e più titoli di stato.

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Capo redattore: Tiziana Melloni
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