Economia
La crisi non molla: 2 famiglie su 3 sono in difficoltà. E risparmiare diventa un lusso.
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Sabato, 27 Ottobre 2012 18:02
- Scritto da Redazione fvgnotizie
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Roma - Sono circa 4,5 milioni le famiglie che negli ultimi sei mesi non sono arrivate a fine mese con il proprio reddito. È quanto emerge dalle previsioni di Confcommercio e Censis sui consumi sul clima di fiducia e sulle aspettative delle famiglie italiane nella seconda metà del 2012, rese note il 25 ottobre scorso.
Secondo l'indagine, la grave stagnazione dei consumi si è accompagnata, negli ultimi sei mesi, al deterioramento ulteriore del clima di fiducia delle famiglie.
Si deteriora la capacità di risparmio ed aumenta il numero delle famiglie insolventi, che restano una stretta minoranza nel panorama complessivo, ma che sono il segnale di un quadro che da troppo tempo non migliora.
Il 65% delle famiglie va sostanzialmente in pari tra entrate ed uscite, il che significa però che non riesce a mettere da parte nulla, mentre appena il 17% degli intervistati ha dichiarato di essere riuscito a risparmiare parte del reddito dopo aver coperto tutte le spese.
Si tratta di circa 4,5 milioni di famiglie la cui maggioranza ricorre ai risparmi in banca (56%), mentre il 21% si indebita o posticipa i pagamenti.
Anche tra le famiglie con mutuo immobiliare (circa il 15% del campione) aumentano le situazioni in cui la restituzione della rata diventa più difficile: a settembre 2012, infatti, aumenta sia la quota di chi ha dichiarato notevoli difficoltà nella restituzione della rata (14,7% rispetto all'8,3% di giugno 2011), sia la quota di chi non è riuscito a rispettare le scadenze (4,7% contro il 2,2%). La percezione dei prezzi di alcuni beni in continuo aumento e di una pressione fiscale eccessiva, spingono ad un atteggiamento di cautela e spesso di rinuncia che contribuiscono verosimilmente alla stagnazione in atto dei consumi.
A settembre del 2012 la percentuale di chi prevede di effettuare spese per la ristrutturazione della casa o acquisti di elettrodomestici e mobili o di acquistare l'autovettura è sistematicamente inferiore a chi vorrebbe fare tale tipo di spesa ma per il momento rinuncia.
Rispetto a giugno del 2012 cala la percentuale delle intenzioni di acquisto, il segnale evidente e grave che il ciclo depressivo dei consumi non accenna ad invertirsi.
Riorganizzazione del budget familiare, ricerca di offerte speciali e rinuncia al superfluo diventa per un numero consistente di famiglie un "must". Oltre il 94% degli intervistati elimina gli sprechi, l'83% cerca cibi meno costosi rispetto al passato, ma soprattutto più del 65% cerca di ridurre gli spostamenti con auto o moto per cercare di risparmiare sul carburante.
D'altra parte sono pochi coloro che riescono a cogliere qualche segnale positivo sul fronte delle misure di politica economica messe in atto nell'ultimo anno, anzi esplicito è il senso di insofferenza nei confronti di tutto ciò che rientra nella sfera che riguarda la classe politica e le misure approntate nell'ultimo anno dal Governo. In una percentuale consistente, pari al 22%, si posizionano coloro che considerano ormai eccessivo il livello raggiunto dalla pressione fiscale.
Per la metà degli intervistati inoltre l'Italia resta un Paese disorientato, e con una classe dirigente mediocre. Eppure al di là di problemi che schiacciano gran parte delle famiglie, emerge un diffuso atteggiamento adattativo.
Se l'Imu (e gran parte delle tasse) viene considerata dal 65% degli intervistati iniqua o dannosa e se la deriva futura è, secondo molti, di ulteriore inasprimento della crisi, le famiglie non protestano, ma adattano i propri stili di vita alla congiuntura di crisi, tagliano e rimodellano i propri budget di spesa, procedendo in un tunnel il cui termine sembra ancora lontano.
Solo il 10% degli intervistati dichiara di sentirsi confuso dalla crisi perdurante, mentre il 40,8% dichiara che taglierà i consumi a cui si aggiunge un 29% di coloro che hanno dichiarato di non voler rinunciare a nulla, rimodulando le priorità di spesa.
Sempre meno trasporto su rotaia in Friuli Venezia Giulia. Serve un lavoro di squadra per fermare il tracollo
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- Pubblicato Sabato, 27 Ottobre 2012 16:16
- Scritto da Redazione fvgnotizie
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Udine - Se le Ferrovie dello Stato tolgono treni merci dal Friuli Venezia Giulia, occorre un lavoro di squadra per fargli cambiare idea: questo in sintesi il pensiero dell'assessore regionale alle Infrastrutture Riccardo Riccardi, espresso nel corso di un incontro svoltosi venerdì 26 ottobre a Udine dedicato ai raccordi industriali.
Via libera quindi al proseguimento dei lavori del "tavolo" Regione - consorzi e Zone industriali - terminal logistici per trattare con le FS e soprattutto con il Governo nazionale sulle politiche del trasporto ferroviario in Friuli Venezia Giulia.
"Il Gruppo FS dello Stato parla spesso di razionalizzazione, ma per il sistema economico legato al mondo del trasporto ferroviario di tutto il Friuli Venezia, dai consorzi industriali a Confindustria, dagli interporti ai terminal intermodali, l'azione di Ferrovie dello Stato punta di fatto ad un depotenziamento del trasporto su ferro nella nostra Regione" ha detto Riccardi.
Il "tavolo" ha dato sin qui positivi risultati ed esiste la volontà di allargarlo ad altri partecipanti.
La tesi dell'assessore Riccardi ha riscosso un unanime consenso in tutti i partner che hanno preso parte alla riunione di Udine (ZIU, consorzio Ponte Rosso, Consorzio industriale Monfalcone, CIPAF, Interporto Pordenone, Fernetti, SDAG Gorizia e Confindustria Udine),
Per avere la giusta massa critica il "cartello Fvg" deve necessariamente coinvolgere anche l'Autorità portuale di Trieste e tutto il sistema dei terminalisti, spedizionieri, esportatori ed importatori che agiscono nella catena del trasporto merci in Regione.
Con l'autunno finisce l'ora legale. Alle tre di domenica 28 ottobre orologi indietro di un'ora.
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- Pubblicato Sabato, 27 Ottobre 2012 15:34
- Scritto da Tiziana Melloni
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Trieste - Anche in Friuli Venezia Giulia questo fine settimana si torna all'ora solare: alle 3 di domenica 28 ottobre si si spostano indietro di un'ora le lancette degli orologi. L'ora legale tornerà il 30 marzo 2013.
Nonostante il consueto coro di lamenti sul cambiamento orario stagionale, il gioco vale la candela. Secondo le rilevazioni dell'agenzia Terna, durante il periodo di ora legale, iniziato il 25 marzo scorso, grazie proprio a quell'ora quotidiana di luce in più che ha portato a posticipare l'uso della luce artificiale, l'Italia ha risparmiato complessivamente circa 613 milioni di kilowattore (647 milioni di kWh il minor consumo del 2011), un valore pari al consumo medio annuo di elettricità di 205.000 famiglie.
In termini monetari, l'Italia ha risparmiato con l'ora legale circa 102 milioni di euro, considerando che per il cliente finale 1 kilowattora è costato, nel periodo in esame, in media circa 16,65 centesimi di euro al netto delle imposte.
Nel dettaglio, ad aprile si è avuto un risparmio di 129 milioni di kWh, a maggio di 81 mln di kWh, a giugno di 34 mln di kWh, a luglio di 34 mln di kWh, ad agosto di 33 mln di kWh, a settembre di circa 85 mln di kWh e ad ottobre di 161 mln di kWh.
Nel 2011 il risparmio è stato pari a 91 milioni di euro poiché il costo medio di 1 kilowattora era di 14,06 centesimi di euro. Dal 2004 al 2012 il risparmio complessivo del Paese è stato di circa 5 miliardi e 600 milioni di kilowattora, pari ad un valore di circa 800 milioni di euro.
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