Economia
Il gruppo Generali cede l'israeliana Migdal e si concentra sulla solvibilità
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- Pubblicato Martedì, 30 Ottobre 2012 15:29
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Milano - Generali S.p.A. manda in porto nei termini previsti la cessione per 705 milioni di euro a Eliahu della sua partecipazione (69,13%) nell'israeliana Migdal. L'intesa già firmata prevedeva, infatti, un perfezionamento dell'operazione entro fine ottobre, o il compratore avrebbe dovuto versare a Trieste una penale di 125 milioni di euro.
La chiusura dell'operazione, sotto la gestione del nuovo amministratore delegato, Mario Greco, trova il favore del mercato con il titolo che ha chiuso in rialzo dello 0,83% a 12 euro e in controtendenza rispetto al listino in calo.
Il Leone alato beneficia, peraltro, anche del suggerimento d'acquisto di Deutsche Bank che fissa il prezzo obiettivo a 14,5 euro. La cessione di Migdal rientra nel processo di rifocalizzazione del gruppo triestino e permette di rafforzare la liquidità complessiva con un positivo impatto sulla struttura patrimoniale.
L'amministratore delegato di Generali Mario Greco vede ora il gruppo concentrato sul mondo assicurativo piuttosto che su quello bancario e Mediobanca condivide pienamente questa impostazione, come ha affermato l'amministratore delegato Alberto Nagel nel corso dell'assemblea di bilancio di piazzetta Cuccia, tenutasi il 27 ottobre.
"Abbiamo un totale allineamento su quel che sta facendo Greco, è un gruppo che lui vede concentrato sul mondo assicurativo piuttosto che bancario e alcune scelte su dove esser presenti vanno fatte", ha detto Nagel.
In tal senso la compagnia assicurativa aveva stimato quasi due mesi fa di attendersi un miglioramento dell'indice di solvibilità di 2,2 punti percentuali.
Il colosso di Trieste aveva già raggiunto un primo accordo sulla cessione di Migdal all'imprenditore Shlomo Eliahu, patron dell'omonimo gruppo finanziario, già a marzo, con un prezzo concordato a 835 milioni. Le autorizzazioni alle quali era condizionata la vendita non erano però arrivate per tempo e dopo il calo estivo dei mercati e il diverso quadro regolamentare nel paese, a inizio settembre era stata definita una nuova operazione che prevedeva un prezzo di vendita più basso, a 705 milioni, ma una penale di 125 milioni se la vendita non fosse stata perfezionata entro fine ottobre.
Generali aveva preso il controllo nel 1997 di Migdal, compagnia che aveva anche contribuito a fondare nel lontano 1934 unendosi ad alcune famiglie imprenditrici locali. L'addio al mercato israeliano era stato motivato con la scelta strategica del Leone di favorire invece aree geografiche ad alto potenziale di crescita e con bassa penetrazione assicurativa come l'Europa dell'Est, l'Asia e il Brasile.
Ora con il cambio al vertice e l'arrivo di Mario Greco il Leone sembra aver ancor più attenzione sulla selezione dei mercati di presenza nell'intento di puntare su quelli a maggior redditività.
Finest, obiettivo primario dare credito alle aziende
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Lunedì, 29 Ottobre 2012 20:29
- Scritto da Maurizio Pertegato
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PORDENONE - È stato approvato questa mattina, 29 ottobre, nel corso dell’Assemblea dei Soci il bilancio di Finest dell’esercizio 2011-2012. Numeri che riflettono le generale fase di recessione ma che offrono anche segnali di ottimismo per il futuro.
“Il bilancio dell’esercizio 2011-2012 porta un risultato negativo netto pari a 10,606 milioni di euro – spiega Renato Pujatti, Presidente di Finest– un dato che riflette sia le difficoltà di Finest come azienda che opera in una fase mondiale di stagnazione-recessione, sia le difficoltà delle aziende sue partner. Per tale perdita l’Assemblea ha disposto la copertura con Riserva Statutaria ex art. 31, senza necessità di ricapitalizzazione. La stabilità della finanziaria non è pertanto in discussione, anche in ragione del patrimonio netto di circa 150 mln. di cui dispone. Inoltre, preciso che Finest è una società seria, sana, diventata più moderna, che ha riformato il management, razionalizzando i costi. E questo, ha già portato benefici proprio su tale fronte”.
I numeri a bilancio per l’esercizio appena concluso dimostrano l’effettiva correlazione tra i risultati della finanziaria e il suo mercato di riferimento. Il più significativo in questo senso riguarda le operazioni erogate. Nell’esercizio in esame, infatti, il Consiglio d’Amministrazione della finanziaria ha deliberato l’intervento in 13 progetti di investimento, attestandosi su livelli, seppur inferiori rispetto agli anni pre-crisi, pressoché invariati rispetto all’anno precedente (14 operazioni nel 2010-2011); di questi 13 progetti approvati, tuttavia, 7 sono rimasti in stand by per volere dell’imprenditore italiano, che ha preferito mettersi in attesa dell’evoluzione del suo mercato di riferimento. Pertanto, sebbene Finest abbia mantenuto il suo impegno nei confronti del territorio senza contrazione della disponibilità di investimento, la propensione ad una maggiore prudenza da parte del sistema imprenditoriale del Nord Est ha inciso su quanto concretamente erogato, che è sceso a 3,8 mln di euro, di cui 1,5 circa in partecipazioni e 2,3 mln in finanziamenti. Ne consegue un peggioramento delle componenti di ricavo, dovute tra le altre cose al margine di intermediazione, ridottosi assieme al numero delle erogazioni.
“Accanto alla contrazione del core business della Società abbiamo dovuto fronteggiare anche situazioni di forte criticità per alcune aziende nostre partner, sfociate in ristrutturazioni o vero e proprio default. Siamo stati così costretti ad attuare, anche per quest’anno, una politica di accantonamento alla voce riserve fortemente prudenziale, che ha inciso sul risultato d’esercizio per ben 11 mln di euro, portandoci quindi alla perdita per 10,6 mln. di euro”.
Per gli importi erogati, si confermano tra i Paesi di maggiore interesse Romania, Croazia, Russia e Serbia. Tra i settori di riferimento, oltre ai business tradizionali del territorio (edilizia, metallurgia, meccanica, legno/mobile, plastica), si segnala un crescente orientamento verso le utilities e in particolare la green economy.
Per ciò che riguarda i costi di struttura, si sono mantenuti stabili rispetto all’anno precedente e sono oggetto di attuale ottimizzazione in chiave di spending review.
“L’insistenza di condizioni economiche severe e la crisi strutturale del nostro sistema produttivo, spingono necessariamente ad una riflessione circa nuove modalità di gestione per Finest.Il cambiamento è tanto più stringente quanto obbligatorio e, seppur nei limiti imposti dalla nostra legge statutaria, ci siamo adoperati per intraprendere una strategia a breve termine di contenimento dei costi di gestione e di sviluppo di nuovi prodotti con le relative linee di ricavo. Il tutto nell’ottica di raggiungere una condizione di pareggio per il futuro esercizio, liberando ulteriori risorse da offrire al territorio e soprattutto evitando l’inasprimento delle condizioni da riservarsi alle imprese, già sufficientemente provate dal credit crunch bancario.
E’ nei momenti di crisi che lo spirito imprenditoriale deve prendere il sopravvento, quindi abbiamo seminato moltissimo, forti delle risorse umane altamente specializzate di cui disponiamo, della rete italiana ed estera costruita in vent’anni di attività e della reputazione di partner solido e affidabile che possiamo vantare nei confronti delle nostre aziende”.
Tra le azioni concrete ed efficaci a favore degli imprenditori l’apertura di un ufficio SACE presso l’head quarter di Finest a Pordenone, per favorire l’accesso agli strumenti di assicurazione del credito, e l’organizzazione di un brain storming collettivo sul futuro dell’internazionalizzazione a giugno in Villa Manin: un’occasione preziosa di dialogo tra l’imprenditoria locale e la politica, mai necessario come in questo periodo storico di sfiducia nei confronti delle istituzioni. Finest ha inoltre lavorato al fianco delle associazioni di categoria per diffondere la cultura d’impresa e ascoltare le esigenze delle aziende e, insieme ad Invitalia, ha pensato a nuovi modi per attrarre ricchezza sul territorio, proponendosi come strumento di valore aggiunto per chi volesse fare impresa nel triveneto. Sul fronte estero Finest ha generato condizioni favorevoli all’investimento nei suoi Paesi di pertinenza, in primis quelli più importanti per le imprese, come Russia e Serbia, esplorando al contempo nuovi territori promettenti, come l’Armenia, in modo da ottenere vantaggi competitivi in termini di tempo e di opportunità per le aziende.
“Tutto ciò che si è fatto e si farà si regge sulla solida convinzione che Finest sia lo strumento più valido che il Nord Est dispone in questo momento per affrontare i vicini mercati esteri. I Paesi in cui operiamo richiedono ancora oggi una complessità di intervento che spesso scoraggia i più piccoli e meno strutturati e la nostra realtà, fatta di micro e nano aziende, è gravemente svantaggiata per l’export e l’internazionalizzazione. E’ pertanto nostro dovere, in quanto finanziaria con finalità pubbliche, mettere a fattore comune competenze e risorse, in modo tale da sostenere la ricchezza del nostro territorio ed essere protagonisti, assieme agli imprenditori, di una nuova vigorosa fase di espansione.
Imprese del commercio e dei servizi, in picchiata la fiducia nel futuro
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- Pubblicato Lunedì, 29 Ottobre 2012 17:03
- Scritto da Redazione fvgnotizie
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Trieste - Sempre meno fiducia sull’andamento dell’economia. E pure sulla propria impresa. È quanto emerge dallo studio dell’Osservatorio sulle imprese del terziario, realizzato da Confcommercio-Imprese per l’Italia - Friuli Venezia Giulia in collaborazione con Format research, presentato nella mattinata del 29 ottobre a Trieste.
L’indagine sul terzo trimestre - afferma la nota della Confcommercio - evidenzia un tasso di fiducia peri a -60,9 (era a -45,6 nel trimestre precedente). Il dato italiano è -75,7, ma la fiducia è in calo più rapidamente in regione che a livello nazionale; peggiorano pure i dati sulla propria azienda (da -33,7 a -34,3) e la previsione: -33,6 contro il precedente -20,8.
Sul territorio la minor fiducia verso l’attività in corso si registra in provincia di Gorizia (-40), quindi Pordenone (-35,2), Udine (-28,8) e Trieste (-24,6). In controtendenza l’ottimismo di Trieste (+0,4) sulla previsione per il quarto trimestre.
Gli indicatori economici che hanno fatto segnare un peggioramento dell’andamento del terziario sono stati quelli dell’occupazione e del ritardo nei pagamenti, mentre migliora leggermente (con l’eccezione di Gorizia a -40,9), pur restando preceduto dal segno negativo, l’andamento dei ricavi nel terzo trimestre dell’anno. Il saldo è a -30,8 (prima era -34,6). Stabile la prospettiva per il quarto trimestre 2012.
Peggiora significativamente, soprattutto nelle province di Gorizia e Trieste, l’andamento dell’occupazione, materia assai delicata in un settore come il commercio tradizionale che ha solitamente rapporti di lavoro stabili e coinvolge lavoratori difficili da ricollocare. Il il saldo è pari a -9,3 contro il precedente -5,7. La previsione per i mesi di ottobre, novembre e dicembre è pari a -7,9 contro il precedente -3,3.
Peggiora nel terzo trimestre del 2012, e in prospettiva anche negli ultimi tre mesi dell’anno, il fenomeno dei ritardi nei pagamenti da parte dei clienti delle imprese del terziario del Friuli Venezia Giulia. Il saldo è pari a 50,8 contro il precedente 43,4. Il saldo in prospettiva è pari a 24,5 contro il precedente 11,2.
Sostanzialmente stabile, invece, l’indicatore relativo ai prezzi praticati dai fornitori (saldo: 31,7 contro il precedente 32,2). Le imprese del Friuli Venezia Giulia prevedono però un peggioramento per gli ultimi tre mesi dell’anno (saldo prospettico: 19,7 contro il precedente 8,2).
Sempre negativo il quadro anche sul fronte del credito. Il saldo congiunturale sulla capacità delle imprese di far fronte ai propri impegni finanziaria è risultato pari a -21,6 contro il precedente -10,2. Il valore dell’indicatore per gli ultimi tre mesi dell’anno è pari a -9,2 contro il precedente -4. Le imprese che meno delle altre sono riuscite a fare fronte ai propri impegni nel terzo trimestre, ovvero che hanno manifestato un qualche genere di problema con riferimento al proprio fabbisogno finanziario, sono state quelle della provincia di Gorizia e della provincia di Trieste. Particolarmente critica appare la situazione delle imprese del terziario della provincia di Gorizia anche con riferimento al quarto trimestre 2012.
Nel dettaglio, aumenta leggermente la percentuale delle imprese che nei mesi di luglio, agosto e settembre si sono rivolte alle banche per chiedere un fido: sono state il 24,1% (prima erano state il 21,5%). Nell’ambito di tale percentuale il 51,7% ha ottenuto il credito con un ammontare pari o superiore rispetto a quello richiesto, il 5,9% lo ha ottenuto, ma con un ammontare inferiore, il 7,3% ha visto rifiutarsi la propria domanda di credito, il 10,7% è in attesa di conoscere l’esito della propria domanda di credito e il 24,3% ha dichiarato di essere intenzionata a fare domanda di credito alle banche nel prossimo trimestre.
L’aumento della domanda di credito è stata rilevata ovunque in Friuli Venezia Giulia. Nella provincia di Gorizia la percentuale delle imprese che si sono rivolte al sistema bancario per ottenere credito nel corso del terzo trimestre è stata pari al 28,1% (era il 25,2%), nella provincia di Pordenone il 23,8% (era il 22,8%), nella provincia di Trieste il 21,1% (era il 20,1%) nella provincia di Udine il 22,4%, contro il 19,6% del trimestre precedente.
Sostanzialmente stabile la situazione relativa al costo del credito (tassi di interesse) nel terzo trimestre 2012.
L’indagine si chiude con due focus: alberghi e saldi. Il 39,3% delle strutture di ricezione alberghiera del Friuli Venezia Giulia ha rilevato una diminuzione delle presenze in occasione dell’estate 2012, rispetto all’estate 2011. Le imprese che avevano già previsto in giugno una diminuzione delle presenze per l’estate erano state il 39,8%. Mentre l’85% delle imprese del commercio al dettaglio del Friuli Venezia Giulia ha affermato che l’andamento della stagione dei saldi estivi 2012 ha avuto il medesimo andamento dell’anno precedente.
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