Economia
La crisi del settore industriale di Trieste e il caso della ferriera
- Dettagli
- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Venerdì, 12 Ottobre 2012 09:38
- Scritto da Tiziana Melloni
- Visite: 1270
Trieste - La Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia chiederà al ministero dello Sviluppo economico di inserire lo stabilimento siderurgico Lucchini di Trieste tra le situazioni di "crisi industriale complessa con impatto significativo sulla politica industriale nazionale", in base al cosiddetto "decreto sviluppo" presentato dal Governo e convertito in legge nell'agosto scorso.
Sulla situazione dello stabilimento della Lucchini, noto in città come "ferriera", che da anni si dibatte tra molteplici problemi, aggravati dalla crisi generale, si è espressa l'11 ottobre anche la Confindustria locale, con un comunicato in cui si descrive la situazione di tutto il settore industriale della città.
"Da alcuni anni - si legge nella nota - siamo in presenza di una contrazione della domanda di prodotti siderurgici e sono molti gli stabilimenti in Italia che ne vengono colpiti. In questo contesto, oggi, si inserisce la situazione della ferriera di Servola, condizione che più in generale riguarda le politiche nazionali sulla siderurgia".
La Confindustria di Trieste "appoggia fortemente l'azione che l'Amministrazione regionale sta intraprendendo al fine di inserire lo stabilimento del gruppo Lucchini nel novero delle aree produttive con crisi industriale complessa, con lo scopo di avviare le misure previste da questo provvedimento, inserito nel recente decreto sviluppo approvato dal Governo Monti, per aree che necessitano l'avvio di azioni di riqualificazione o riconversione produttiva. È chiaro che tali azioni devono accompagnarsi a misure volte a mitigarne gli effetti sociali. In questo senso, nei prossimi giorni, ne verrà discusso anche con l'Assessorato regionale competente".
Gli industriali rendono noto che "sono già in agenda per la prossima settimana riunioni operative con le Istituzioni locali che prevedono il diretto coinvolgimento di Federacciai. Questi incontri intendono approfondire l'utilizzo di ogni strumento utile al fine di strutturare al meglio le misure per la riconversione e riqualificazione di queste situazioni produttive, che si andranno a definire anche in coerenza con quanto ci si appresta a fare in sede di Comunità Europea".
La situazione della ferriera, tuttavia, va risolta tenendo presente il quadro generale del settore industriale a Trieste, che si trova in una situazione sospesa che dura ormai da più di un decennio.
"Per poter rendere lo stabilimento di Trieste appetibile a possibili investitori - sostiene Confindustria - è necessario che alcune situazioni si sblocchino. È fondamentale innanzitutto che si dia seguito alle azioni previste dall'accordo di programma per la soluzione del problema del sito inquinato, stipulato il 25 maggio. Azioni che in questo momento sono bloccate in attesa dell'esame della Corte dei conti".
Senza il benestare della Corte la Regione non può deliberare l'impegno di spesa e di conseguenza l'Ezit (Ente Zona Industriale di Trieste) non può avviare la gara per le caratterizzazioni dei terreni. Esami necessari a stabilire se e quali aree sono compatibili per ospitare insediamenti industriali, e i costi ambientali per il recupero delle stesse.
In questo momento infatti, nel contesto di un territorio che di per sé ha pochi spazi utilizzabili a scopo produttivo, molte zone sono vincolate dall'essere inserite nel Sito inquinato e il loro impiego, pertanto, è di fatto bloccato dal 2003. Tra le aree incluse in questo perimetro, vi è anche quella della Ferriera di Servola. Se la procedura di controllo della Corte dei Conti non avesse a breve esito positivo, renderebbe di fatto nuovamente critica la valutazione degli obiettivi di bonifica.
Oltre alla soluzione di questo problema, agli eventuali investitori interessati allo stabilimento Lucchini vanno fornite assicurazioni sulla possibilità di mantenere le parti in concessione, sulla durata delle stesse e le destinazioni d'uso ammissibili.
A questo proposito, Confindustria Trieste è favorevole a destinare l'area a fini industriali e logistici. Su questo aspetto si segnala la necessità di coinvolgere direttamente la società che attualmente è proprietaria della ferriera e le altre realtà collegate al processo produttivo della Lucchini presenti nell'area. Con queste aziende va condiviso il percorso e le sue finalità. L'obiettivo è infatti giungere a una riqualificazione produttiva, che sia in grado di assorbire gli attuali livelli occupazionali.
Confindustria Trieste segnala che, nonostante l'attuale situazione congiunturale internazionale, sul territorio di Trieste sono presenti alcuni significativi progetti che, se approvati, sarebbero in grado di far ricadere sul territorio, nei prossimi anni, importanti investimenti nell'ordine di molte centinaia di milioni di euro, e che potrebbero avere ricadute occupazionali non trascurabili.
Il riferimento va al nuovo terminal Ro.Ro. della valle di Zaule, all'installazione di una centrale termoelettrica alimentata a biomasse, alla piattaforma logistica, all'avvio del progetto di Portocittà e al rigassificatore di Zaule. Sono tutti progetti che Confindustria Trieste segue e appoggia con ferma convinzione. Progetti che se cantierati rapidamente, sarebbero in grado di contribuire a dare nuovo slancio all'economia del territorio.