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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

“Doppio Fronte - Oratorio per la Grande Guerra” per una doppia interpretazione con Moni Ovadia e Galeazzi al Rossetti

“Doppio Fronte - Oratorio per la Grande Guerra” per una doppi interpretazione co Moni Ovadia e Galea

Trieste - Moni Ovadia,  questa volta assieme a Lucilla Galeazzi, ritorna al Politeama Rossetti per una sola serata, questa sera mercoledì 28 gennaio alle 20.30,  con il suo grande spettacolo Doppio Fronte - Oratorio per la Grande Guerra: musiche, canti e memorie per ricordare il conflitto. Lo spettacolo – che vede in scena anche quattro musicisti e un coro è inserito nel cartellone altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia”.

Ha rappresentato un momento significativo, nel programma del Ravenna Festival 2014, il debutto di Doppio Fronte - Oratorio per la Grande Guerra scritto e interpretato da Lucilla Galeazzi e Moni Ovadia, a cui si affianca un quartetto di raffinati musicisti ed il Coro giovanile Freevoices diretto da Manuela Marussi. 

Un dispiegamento di forze e di contributi artistici rilevante per affrontare in una sorta di spettacolo-oratorio intessuto di musica e narrazione, il dramma del primo conflitto mondiale.

«Lo spettacolo racconta la Prima guerra mondiale – anticipano Moni Ovadia e Lucilla Galeazzi – quella combattuta dal nostro esercito nelle trincee sui monti e quella vissuta nel quotidiano da un’Italia che via via andava impoverendo sempre di più, in cui le donne condussero da sole una quotidiana battaglia di sopravvivenza per mantenere la famiglia.

I testi sono tratti dalle lettere dal fronte, dalle memorie dei combattenti (tra cui Gadda e Ungaretti) e dai diari di chi visse la guerra “in casa”, come i veneti e i friulani: questi ultimi, arruolati nel ’14 dall’esercito austriaco, nel ’15 si trovarono in trincea contro l’esercito italiano. I canti sono patriottici o pacifisti, anonimi e d’autore (da Trilussa, a E.A. Mario, cui si deve La leggenda del Piave). La Prima guerra mondiale fu imposta all’Italia da una minoranza avventuriera e fanatica, contro una maggioranza sfavorevole. Tra sogni di espansione e irredentismo, motore di una “fatale e irrinunciabile” chiamata alle armi furono l’ambizione e l’ambiguità del primo ministro Salandra, del suo ministro degli esteri Sonnino, del generale Cadorna, ed infine del titubante Vittorio Emanuele III, Re d’Italia. Mentre trattavano con gli imperi centrali la “non belligeranza” italiana, con altri giocavano al rialzo. Fu così che il 26 aprile 1915 l’Italia firmò in segreto il Patto di Londra con cui si impegnava ad entrare in guerra al fianco di francesi e inglesi».

In scena Moni Ovadia nel ruolo dell’ aedo e Lucilla Galeazzi, cantante e narratrice, ci conducono lungo questo interessante itinerario e sono accompagnati da Paolo Rocca al clarinetto, Massimo Marcer alla tromba, Albert Florian Mihai alla fisarmonica e da Luca Garlaschelli al contrabbasso.

A rendere ancor più emozionante lo spettacolo è l’apporto del Coro giovanile FREEVOICES diretto dal M° Manuela Marussi.

Lo spettacolo si avvale dei collaboratori Mauro Pagiaro per il suono, Nino Annaloro per le luci, Elisa Savi ha collaborato nel ruolo di concept video, la realizzazione dei video è di Andrea Bocca.

Moni Ovadia e Lucilla Galeazzi si sono occupati della ricerca musicale, mentre firmano l’elaborazione drammaturgica la stessa Galeazzi con Elisa Savi. Il coordinamento musicale è di Paolo Rocca che ha curato anche gli arrangiamenti assieme a Luca Garlaschelli e Gianni Del Zotto. 

Doppio Fronte - Oratorio per la Grande Guerraè una produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo in collaborazione con Promo Music e Ravenna Festival 2014.

I biglietti ancora disponibili si possono acquistare presso tutti i punti vendita dello Stabile regionale, ed i consueti circuiti e accedendo attraverso il sito www.ilrossetti.itall’acquisto on line. Ulteriori informazioni al tel 040-3593511.

 

 

 

Al Teatro Nuovo Giovanni da Udine "La fantastica avventura di Mr. Starr" di Lillo e Greg

Al Nuovo Giovanni da Udine

Udine - Artisti poliedrici, comici apprezzati sul piccolo e grande schermo, nonché sulle frequenze radiofoniche, Lillo & Greg confermano ancora una volta il loro talento, anche a teatro: “La fantastica avventura di Mr. Starr”, il nuovo e ultimo spettacolo del duo, andato in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine lunedì 26 gennaio, ne è la più limpida (e divertente) dimostrazione.

Per l’occasione la veste è del tutto particolare: il secondo seguitissimo appuntamento di teatro comico condiviso a Udine tra le stagioni di Teatro Contatto e del Teatro Nuovo non è semplicemente un classico dialogo a situazioni, ciò che sorprende è la cornice fantasy che racchiude il dipinto umoristico, a tal punto che i ringraziamenti finali a Steven Spielberg non stonano poi così tanto.

Mr. Starr è l’uomo qualunque, impegnato nella vita di tutti i giorni, pragmatico e senza troppe ambizioni. Nel giorno del suo cinquantesimo compleanno un libro lasciatogli in dono dal nonno archeologo sconvolgerà la sua esistenza, sommario di un viaggio allucinante. Un itinerario alla ricerca della verità su sé stesso, il prescelto da una razza aliena che avrebbe colonizzato la terra al tempo dei Sumeri.

La linea del tempo diventa una circonferenza, i piani dello spazio si sovrappongono, intersecandosi l’un l’altro per l’infelice sorte del protagonista. Presente e passato si sdoppiano, si uniscono, si mesciano; le dimensioni non sono più solo tre, ma nemmeno quattro, forse cinque, addirittura sei.

Mr. Starr, Ulisse smarrito nel Mar Egeo del tempo e dello spazio, cerca di compiere il suo destino, o forse di sfuggirvi.

L’opera, dalla penna di Claudio Gregori, non vuole tuttavia esaurirsi in un’ambizione di science fiction, la quale anzi alle volte pare troppo estremizzata e dispersiva per il contesto in cui è proposta, ma riserva al suo fulcro la comicità dissacrante dei suoi protagonisti, con battute pungenti e situazioni in cui il paradosso nel no sense è davvero apprezzato.

E tuttavia tra le grandi macchie del dipinto sulla giornata di Mr. Starr c’è ancora spazio per alcune sfumature sul grande tema dell’aldilà e della religione latu sensu, per chiedere e chiedersi quale sia la (o le) giusta strada da seguire.

Di particolare rilievo sono, infine, le scelte scenografiche tendenti al metateatro, con due megaschermi a proporre non solo gli sfondi immobili dei dialoghi, ma a fungere essi stessi da palcoscenico: un’esperienza coinvolgente, tenue ma sapiente spago di collegamento tra cinema e teatro.

(Gabriele Franco)

Al Bon di Colugna rivive il mito di Spagna '82 con il racconto di Mario Sconcerti

Al Bon di Colugna rivive il mito di Spagna '82

Colugna (Ud) - Nel grande "libro dei miti" che accomuna tutti gli italiani, un capitolo centrale è legato sicuramente ai Mondiali di calcio del 1982. Chi non ha mai visto o rivisto le immagini storiche di quel torneo indimenticabile, come l'urlo di Tardelli dopo il secondo gol nella finale contro la Germania Ovest? O la partita a carte sull'aereo di ritorno in Italia tra Bearzot, Causio, Zoff e Pertini? 

Il "Mundial" è una di quelle storie che hanno ispirato mille forme diverse di arte, tra cui la letteratura. E "Il Racconto dell'Italia" del grande giornalista sportivo Mario Sconcerti ne è un quadro emozionatissimo, da cui è stato tratto lo spettacolo teatrale "Io dico che domani Italia vince", prodotto dall'Associazione Variabile e diretto da Giuseppe Passioni. Andato in scena ieri pomeriggio al Teatro Bon di Colugna nell'ambito della rassegna "Le domeniche al Bon", è stato un tuffo in quei giorni di calcio indimenticabili. 

Sul palco tre personaggi: lo stesso Passioni, voce narrante i capitoli del libro; Raffaella Adani, che incarna i pensieri, la coscienza, le paure della spedizione azzurra in Spagna; e Riccardo Mattei, nei panni del tipico giornalista dell'epoca, prontissimo a criticare la Nazionale ma alla fine lesto a salire sul carro dei vincitori. E insieme a loro la poesia senza fronzoli di Sconcerti, che esce dai fogli e prende vita lì, davanti a tutti, e va oltre le piaghe del tempo. Oltre alla voce del "maestro" Bruno Pizzul.

Il racconto inizia da qualche giorno prima del Mondiale, dall'ennesima grigia prestazione a Braga degli azzurri. Tutti muovono polemiche all'allenatore friulano, dicendo di aver portato con sé giocatori ormai finiti, soprattutto puntando il dito contro la scelta di Paolo Rossi, di ritorno dalla squalifica per calcio-scommesse. E l'inizio dell'avventura si sintetizza nel clima del momento in Galizia, regione dove risiede la squadra italiana: non finisce più di piovere. La Nazionale passa, comunque, il girone senza vince nemmeno una partita e le critiche non finiscono più.

Parallelamente ai risultati sul campo, sul palco si raccontano l'animo cupo di Bearzot, la sua cocciutagine e il mutismo di Zoff, la tensione di Rossi, la rabbia dei tifosi italiani per quel gioco così noioso e insoddisfacente. Poi, ecco la scintilla, e tutto cambia: il Brasile, gli animi che si accendono, la cavalcata inarrestabile verso la finale a Madrid. E poi tutto è storia, delirio compreso.

La narrazione di quei fatti procede di pari passo con l'andamento del gioco dell'epoca: piatta all'inizio, a tratti flebile e monotona, per poi emergere dall'anonimato e farti sentire lì, insieme a quei "rudi" di Zoff e Bearzot mentre soffrono in campo, nonostante tutto e tutti. Il teatro, soprattutto in momenti come questi, riesce ad andare oltre il concetto che sia di lui normalmene e si macchia di vita quotidiana, perfino di calcio. E i sogni rivivono, raccolti in parole che sanno di poesia. 

(Foto 3000Sport)

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