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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Al Bon di Colugna rivive il mito di Spagna '82 con il racconto di Mario Sconcerti

Al Bon di Colugna rivive il mito di Spagna '82

Colugna (Ud) - Nel grande "libro dei miti" che accomuna tutti gli italiani, un capitolo centrale è legato sicuramente ai Mondiali di calcio del 1982. Chi non ha mai visto o rivisto le immagini storiche di quel torneo indimenticabile, come l'urlo di Tardelli dopo il secondo gol nella finale contro la Germania Ovest? O la partita a carte sull'aereo di ritorno in Italia tra Bearzot, Causio, Zoff e Pertini? 

Il "Mundial" è una di quelle storie che hanno ispirato mille forme diverse di arte, tra cui la letteratura. E "Il Racconto dell'Italia" del grande giornalista sportivo Mario Sconcerti ne è un quadro emozionatissimo, da cui è stato tratto lo spettacolo teatrale "Io dico che domani Italia vince", prodotto dall'Associazione Variabile e diretto da Giuseppe Passioni. Andato in scena ieri pomeriggio al Teatro Bon di Colugna nell'ambito della rassegna "Le domeniche al Bon", è stato un tuffo in quei giorni di calcio indimenticabili. 

Sul palco tre personaggi: lo stesso Passioni, voce narrante i capitoli del libro; Raffaella Adani, che incarna i pensieri, la coscienza, le paure della spedizione azzurra in Spagna; e Riccardo Mattei, nei panni del tipico giornalista dell'epoca, prontissimo a criticare la Nazionale ma alla fine lesto a salire sul carro dei vincitori. E insieme a loro la poesia senza fronzoli di Sconcerti, che esce dai fogli e prende vita lì, davanti a tutti, e va oltre le piaghe del tempo. Oltre alla voce del "maestro" Bruno Pizzul.

Il racconto inizia da qualche giorno prima del Mondiale, dall'ennesima grigia prestazione a Braga degli azzurri. Tutti muovono polemiche all'allenatore friulano, dicendo di aver portato con sé giocatori ormai finiti, soprattutto puntando il dito contro la scelta di Paolo Rossi, di ritorno dalla squalifica per calcio-scommesse. E l'inizio dell'avventura si sintetizza nel clima del momento in Galizia, regione dove risiede la squadra italiana: non finisce più di piovere. La Nazionale passa, comunque, il girone senza vince nemmeno una partita e le critiche non finiscono più.

Parallelamente ai risultati sul campo, sul palco si raccontano l'animo cupo di Bearzot, la sua cocciutagine e il mutismo di Zoff, la tensione di Rossi, la rabbia dei tifosi italiani per quel gioco così noioso e insoddisfacente. Poi, ecco la scintilla, e tutto cambia: il Brasile, gli animi che si accendono, la cavalcata inarrestabile verso la finale a Madrid. E poi tutto è storia, delirio compreso.

La narrazione di quei fatti procede di pari passo con l'andamento del gioco dell'epoca: piatta all'inizio, a tratti flebile e monotona, per poi emergere dall'anonimato e farti sentire lì, insieme a quei "rudi" di Zoff e Bearzot mentre soffrono in campo, nonostante tutto e tutti. Il teatro, soprattutto in momenti come questi, riesce ad andare oltre il concetto che sia di lui normalmene e si macchia di vita quotidiana, perfino di calcio. E i sogni rivivono, raccolti in parole che sanno di poesia. 

(Foto 3000Sport)

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