“Librintrecci” di Magda Starec Tavčar al Mini mu
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- Pubblicato Lunedì, 28 Novembre 2016 23:04
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Sabato 3 dicembre 2016, alle ore 18.30, nello spazio espositivo del Mini mu all’interno del comprensorio del parco di san Giovanni, via E.Weiss n. 15, si terrà l’apertura della mostra di Magda Starec Tavčar, presentata da Elisabetta Bacci. Il titolo di questo evento è: “Librintrecci Knjižni prepleti”.
Magda Tavčar è artista visiva, grafica e illustratrice, esperta e ricercatrice nel campo della tessitura, che crea dei materiali tessili usando anche vari prodotti di risulta, assemblati secondo la sua esigenza espressiva del momento. È presente nel suo approccio, un’attenzione all’aspetto ecologico del creare che si evidenzia nella scelta del riciclo, sia come simbolico prolungamento della vita, sia come trasformazione della natura. Nel suo curriculum troviamo anche progetti installativi di fiber art in grande formato. Queste soluzioni policrome e polimateriche reinterpretano aspetti sociali ma anche naturalistici all’interno dei quali l’artista dilata la sua esperienza esistenziale.
In questa occasione l’autrice presenterà dei lavori interamente inediti, frutto di una ricerca pluriennale, incentrata sulla rilettura articolata del “libro d’artista” in esemplare unico.
La serata, realizzata sotto l’egida del Parco delle idee e del Gruppo Immagine, è stata organizzata dall’Associazione Juliet. Il rinfresco viene offerto da Azienda Agricola Sandi Škerk. La mostra proseguirà fino all’8 gennaio, con orario di visita il lun / mer / ven dalle 16.00 alle 18.00. Per info: 393 9706657.
Arte/Scienza/Tecnologia 2016: parola alla Robotica a Palazzo Costanzi
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- Pubblicato Domenica, 13 Novembre 2016 15:18
- Scritto da serenella dorigo
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Trieste – Dopo il successo dell’edizione 2015 del progetto Arte/scienza/biotecnologia, prodotto dal Gruppo78, ha replicato con la nuova edizione dirottando l’attenzione sul ruolo della robotica nell’arte contemporanea.
Visitabile fino al 27 novembre a Palazzo Costanzi, la mostra, a cura di Maria Campitelli, ha voluto evidenziare ed investigare in un settore specifico, se pur circoscritta ad un esposizione temporanea, proprio in un momento in cui la robotica in tutte le sue forme, da quella industriale a quella medica, da quella personale e di massa alla domotica, pervade la società contemporanea in un crescendo esponenziale.
Tenendo conto anche - nel pregresso storico, letterario, mitologico,- dell’antica aspirazione a replicare l’uomo, all’automatismo, mentre oggi si costruiscono forme di vita artificiale che sostituiscono quelle naturali in un ridimensionamento antropologico capace di modificare pratiche e consuetudini millenarie, irrompendo nell’assetto sociale. Con l’esplosiva evoluzione tecnologica, intimamente legata all’evoluzione biologica, si prospettano infatti nuove e diverse possibilità di vita, anche al di là del nostro pianeta, in una dimensione post o trans umana.
Il progetto comprende Innanzi tutto una mostra internazionale alla Sala Veruda di Palazzo Costanzi. Dove vi approdano sia artisti che affrontano i mezzi meccatronici sia quelli che con mezzi più tradizionali, quali pittura, fotografia, s’interrogano sui mutamenti che scienza e tecnologia producono nel mondo unendoli a considerazioni socio/filosofiche /antropologiche.
Sul primo versante troviamo gli sloveni Borut Savski e Stephan Doepner entrambi appartenenti al collettivo Cirkulacjia2: investigano concretamente le possibilità motorie di oggetti, come ad esempio “L’albero della vita” di Borut Savski realizzato con meccanismi elettronici che si rifanno ai cosiddetti principi BEAM della robotica, cioè biologia, elettronica, estetica e meccanica, servendosi soprattutto della meccanica quantistica. Stephan Doepner invece produce robot sonori semoventi, ma anche libri meccanici o intallazioni attinenti la vita quotidiana, impiegando elettrodomestici di cui analizza i meccanismi per ribaltarne l’uso, secondo un’antica prassi dell’arte. In mostra presenterà “Noise robot”.
Una presenza eccezionale di questa mostra è il francese, naturalizzato inglese, Patrick Tresset, ideatore di robot-disegnatori che con perizia artistica e sorprendente capacità di lettura introspettiva, chiaramente legata al suo creatore, disegnano i ritratti delle persone che si collocano davanti alla video-camera ad esso collegata A Trieste porta l’installazione Human Study- La Vanitè, ossia il Robot Paul IX che con piglio nervoso riproduce una natura morta posta davanti a lui, trasmessagli via telecamera. S’intitola La Vanità perché il concetto trattenuto dagli oggetti della natura morta - un teschio, una lattina schiacciata, dei papaveri secchi, un lucida conchiglia, - parla della brevità delle vita, dell’effimero della festa che finisce, una sorta di memento mori.
Al regno della robotica si unisce il robot ApRO (Architecrtural Painting Robot) del prof. Paolo Gallina, docente di robotica all’Università di Trieste, realizzato con il concorso di un dottorando. Il progetto interdipartimentale ApRO, spiega il prof Gallina, intende sviluppare un sistema automatizzato(robot) di decorazione di grandi superfici (murales) attraverso movimentazione di una pistola a spruzzo (areografo) montata sulla flangia di un robot antropomorfico. Apro si propone come prototipo dimostrativo ambendo ad esplorare cifre stilistiche legate alla tecnologia e indagandola possibilità di sperimentare nuove sintassi espressive. Appare di grande importanza l’inserimento nella mostra di questo progetto universitario triestino che viene a ribadire, con un diretto intervento sul campo, il legame fondante tra arte/scienza/tecnologia, su cui si basa tutto il progetto.
Accompagna l’esposizione delle opere robotiche una serie di video che attestano alcune celebri performances di protagonisti internazionali di questo straordinario settore creativo. Di Marcel Lì Antunez Roca, lo spagnolo che come Stelarc ha lavorato soprattutto sulle possibili trasmutazioni del corpo umano, ci sarà “Afasia” storica performance meccatronica del 1998, pluripremiata, rielaborata negli anni successivi, in cui l’artista è il protagonista assoluto realizzando con l’exoskeleton (robot) indossato, tutti gli effetti teatrali sono-visivi e motori. E alcuni video che si riallacciano alla biorobotica, o biotech art recente corrente di ricerca che tende a fondere biologia con tecnologia, come il video che propone il primo insetto cyborg della storia, dello statunitense Garnet Hertz, Autopoiesis e Abiopoiesis Microbiome di Ken Rinaldo, affascinato dalle culture batteriche che condizionano il tempo, il gatto robotico che desidera catturare un pesce elettronico di France Cadet ed infine lo straordinario spettacolo “Inferno” del canadese Bill Vorn che rivisita l’atmosfera dell’inferno dantesco con 25 performer dotati di exoskeleton che generano i movimenti dei performer, in una danza infernale.
C’è poi il gruppo degli artisti che scelgono altri media per ragionare sul tecno-destino dell’uomo, a partire da Walter Bortolossi, grande narratore di tutti gli aspetti dello scibile umano, che ha realizzato un grande quadro intitolato “La partita” appositamente per questa mostra. Ci sono le ricerche sul “superuomo” meccanizzato di Erika Stocker Micheli, e anche le perplessità, le riserve etico/sociali di fronte all’avanzamento meccatronico a scapito dell’umano, espresse da Lucio Perini, da Pierre Zufferey, le macchine ambigue ed inutili di Giordano Rizzardi che in qualche modo evocano gli automi, l’interrogativo sulla capacità sentimentale dei robot posto da Lucia Flego, cui si contrappone il cuore bianco, privo di sangue, del robot trasparente di Barbara Romani, mentre il fotografo Luigi Tolotti evoca personaggi mutanti ispirandosi al celebre film Metropolis di Fritz Lang (1926) e Isabel Carafi accorpa i robot ai grattacieli americani in un’idea invasiva della domotica…. ed altri ancora.
Le Associazioni Mittelb e Science Industries, costituite da giovani scienziati, allargano il campo dalle ricerche robotiche, di cui portano testimonianze, ad altri ambiti di conoscenza come ad esempio le onde gravitazionali.
Si segnala, la performance di danza aumentata del giapponese Sadam Fujioka il 19 novembre alle ore19 presso il Teatro Miela. Inoltre, il 22 e 24 novembre si svolgeranno gli incontri con il docente Giuseppe. O. Longo di Teoria dell’Informazione dell’Università di Trieste, il docente Paolo Gallina, docente di Robotica e Meccanica applicata e il docente Giuseppe Mussardo, direttore del laboratorio pluridisciplinare della Sissa e con l’artista Walter Bortolossi.
Gli orari per visitare la mostra dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.30 e dalle 17 alle 19.30.
Artisti partecipanti alla mostra: Serena Bellini, Walter Bortolossi, France Cadet, Isabel Carafi, Manolo Cocho, Bruna Daus, Stefan Doepner, Cecilia Donaggio Luzzatto Fegiz, Luciana Esqueda, Fabiola Faidiga, Lucia Flego, Sadam Fujioka, Guillermo Giampietro, Garnet Hertz, Max Jurcev, Marcel Lì Antunez Roca, Nadja Moncheri, Lucio Perini, Paola Pisani, Betta Porro, Ken Rinaldo, Giordno Rizzardi, Barbara Romani, Daniel Romero Nieto, Borut Savski, Erika Stocker Micheli, Luigi Tolotti, Patrick Tresset, Bill Vorn, Pierre Zufferey, Elisa Zurlo, Associazioni Mittelb, Science Industries con la partecipazione del prof Paolo Gallina, assieme a Lorenzo Scalera e Stefano Seriani.
“Sono là dove sento” con le opere di Iva Lulashi e Deborah Ieranò allo spaziotrart
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- Pubblicato Mercoledì, 09 Novembre 2016 15:17
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste – “Sono là dove sento”, titolo esplicito della mostra, che si inaugurerà sabato 12 novembre alle ore 18.30 nello spaziotrart, con le opere di Iva Lulashi e Deborah Ieranò, visitabile fino al 10 dicembre.
Memoria, vita e sogno sono i tre elementi attorno ai quali ruota la poetica di Deborah Ieranò e Iva Lulashi. Francese ma con i nonni italiani la prima, albanese trasferitasi in Italia all’età di dieci anni la seconda. Sono cresciute insieme, all’Accademia di Belle Arti di Venezia, curiose di un passato che non conoscevano e accomunate dalla ricerca profonda di una memoria personale e collettiva che permettesse loro di vivere il presente con maggiore consapevolezza della propria identità.
Da questa necessità nascono la mostra e l’installazione dal medesimo titolo: Sono là dove io sento in cui il filo dei loro pensieri corre attraverso l’accostamento di dipinti di varie forme e tecniche, oggetti tra i più svariati, immagini e fotografie ritoccate e ridipinte che creano tra loro uno stretto rapporto che ci riporta con l‘immaginazione a un vissuto in parte riconoscibile ma allo stesso tempo imprevedibile. Oltre sessanta opere sono il frutto di questo loro viaggio.
Nel catalogo i testi critici di Pietro Spirito e Federica Luser.
spaziotrart viale XX Settembre, 33 Trieste
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